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venerdì 24 gennaio 2014

Mia Martini e Free Love. La notte in cui morì un sogno


 
IN ESCLUSIVA PER CLASSIC ROCK, LA STORIA DEI FREE LOVE RICOSTRUITA DA JJ JOHN CON LA COLLABORAZIONE DEL LORO ULTIMO TASTIERISTA FABIO CAMMAROTA E DELLA SIG.RA LAUREN TAINES, VEDOVA DI CARL STOGEL.
LE RIPERCUSSIONI NEGATIVE SULLA CARRIERA DI MIA MARTINI

Siamo in Svizzera alla fine degli anni '60 e precisamente "American College of Switzerland" dove il cantante Antonio "Tony" Gizzarelli e il bassista Carl Stogel suonano in un gruppo studentesco sotto l'egida dell'impresario Winthrop Rockefeller.

Terminata l'università, i due si trasferiscono a Roma dove vive il fratello di Carl (Steve Sogel) e il il padre dei due che riveste l'incarico di dirigente per la Columbia Pictures.
Caso vuole che Steve stia promettendo bene con la chitarra, al ché Carl e Tony pensano bene di coinvolgerlo in una nuova band e già che ci sono, chiamano a se anche l'amico batterista Gianni Caia. Nasce così la prima formazione dei Free Love.


Le cose si mettono subito bene al punto che la band che non solo viene invitata a partecipare al primo Festival pop di Caracalla nell'ottobre del 1970, ma diventa il resident group del Piper di Via Tagliamento e trova immediatamente un contratto per la discografica Vedette che pubblica il loro primo 45 giri ("Sandy", "Il tempo di pietra", 1970). Pur essendo vagamente debitore allo stile dei primi New Trolls, il singolo ha un riscontro e una stamina talmente interessanti da catturare l'attenzione del M° Piero Umiliani che recluta il gruppo per eseguire il tema del suo film "Roy Colt & Winchester Jack", che sarà anch’esso immortalato su 45 giri per la Cinevox ("Roy Colt" / Dove", 1970).

Tra il 7 e l’8 maggio del 1971, una seconda apparizione a Caracalla accanto a bands quali New Trolls, Osanna, Delirium e Trip, consacra i "Free Love" come una delle più promettenti realtà italiane e da quel momento, i Free Love incroceranno la sua storia con quella dell’allora debuttante Domenica Bertè, al secolo Mia Martini e soprannominata la "Julie Driscoll italiana”.

Mimì all’epoca sta suonando in giro per l’Italia accompagnata dal suo gruppo “La Macchina”, composto dagli ex “I PosteriRiccardo Caruso (voce e tastiere), Giorgio Dolce (chitarra), Giovanni Baldini (basso) e Daniele Cannone (batteria), con i quali inciderà anche una manciata di covers.
Intorno al maggio ’71, viene notata dal discografico Alberigo Crocetta che le propone un contratto con la RCA a patto però di sbarazzarsi dei suoi musicisti il cui sound è ritenuto troppo duro.

Al momento, Mia probabilmente non se la sente di abbandonare i compagni ma per venire incontro alla discografica, accetta di registrare il suo primo singolo “Padre davvero” (RCA n° cat. PM 3589) con un’altra line up (chiamata anch'essa "La macchina") di cui fecero parte proprio alcuni componenti dei Free Love più il tastierista Stefano Sabatini che da allora cominciò a gravitare nel gruppo.


 Al Festival Nuove Tendenze di Viareggio (27 maggio – 2 giugno 1971) Mimì però ci va con i vecchi compagni e vince malgrado le roventi polemiche inscenate dal suo compagno di allora Joe Vescovi dei Trip. Quella sarebbe stata l’ultima volta che si sarebbe esibita con gli ex “I Posteri” (ovvero, la prima formazione della Macchina) che si congedano da lei lasciandola sola alla vigilia del Festivalbar dell’8 agosto 1971.

 Sullo scioglimento della prima "Macchina" c’è anche chi sostiene che alcuni membri della band abbandonarono la cantante in quanto non se la sentirono di affrontare una tournée nazionale. Tuttavia, è plausibile pensare che il veto della RCA avesse influito non poco sullo scisma.

Comunque sia, a partire dall’agosto ’71 Mia Martini si mette a caccia di nuovi musicisti per dar vita a una seconda formazione della Macchina e il primo ad arrivare fu ancora Stefano Sabadini che abbandonò definitivamente i Free Love, sostituito da John Picard al violino elettrico e dall’organista Fabio Cammarota.

 Dopo qualche mese di attività con il nuovo assetto (Caia, gli Stogel, Cammarota e Picard) però anche i Free Love devono separarsi temporaneamente per impegni privati: John e Fabio per sostenere gli esami di diploma di violino e Carl (che nel frattempo aveva cominciato anch’egli a collaborare con la nuova Macchina) per un viaggio in America.

A quel punto, e siamo circa nei primi mesi del 1972, Gianni Caia e Steve Stogel rimasti disoccupati, raggiungono Sabadini nella nuova Macchina che finalmente acquisisce un’identità stabile (Caia, gli Stogel, Sabadini e Montaldo) e parte in tournée con Mia Martini.
Nel mese di febbraio però, un destino crudele spezzerà la loro carriera.



Ricorda così, il chitarrista dei Libra Nicola di Staso in un'intervista ad Augusto Croce del 2008:
"Ero amico di Gianni Caia, lavorava in un negozio di dischi a via Galli[...] Quando successe la disgrazia stavano suonando con Mia Martini. […] Tornando la notte stessa da una serata nel Sud Italia per poter assistere ad un concerto di un gruppo inglese a Roma - me lo ha raccontato il loro autista del furgone che conoscevo -, un colpo di sonno e.... morirono Gianni e Steve […]. Una vera tragedia."


In sintesi, la cronaca dell'epoca riportò invece così l’incidente:
Gianni Caia, 20 anni e Steve Stogel 23, sono morti sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria nello scontro tra il loro pullmino e un autocarro. Gli altri due, Stefano Sabatini (18 anni) e Mauro Montaldo (20) sono ricoverati in gravi condizioni all’ospedale di Salerno. I quattro giovani provenivano da Siracusa dove sul loro Ford Transit erano diretti a Milano e a Torino dove erano stati ingaggiati per alcune serate. Nelle vicinanze di Salerno verso le 23, il Transit ha tamponato violentemente l’autocarro che lo precedeva".


Gianni e Steve morirono sul colpo mentre Mauro e Stefano vennero soccorsi dall’autista dell’autocarro Emilio Panfili e portati all’ospedale di Salerno grazie a auto di passaggio. Per Stefano i medici si riservarono la prognosi e al momento il solo Mauro venne dichiarato guaribile in 40 giorni.

Questo è quanto ci è dato di sapere su quel terribile evento. Non molto tempo dopo, venne organizzato un concerto al Piper per ricordare gli amici scomparsi ed aiutare economicamente le loro famiglie: in particolare la mamma di Gianni, all'epoca in stato di grave difficoltà economica.

E chiaro che ricomporsi in un momento del genere non fu una cosa facile, ma con grande forza d'animo Sabatini e Carl Stogel ricostruirono un gruppo per partecipare al concerto di Caracalla nell'autunno del 1972 con il batterista Giovanni Liberti e il sassofonista Stefano Cesaroni: fu l'ultima volta dei "Free Love".I soli Liberti e Sabatini avrebbero formato i Kaleidon l'anno successivo.

L'incidente ebbe gravi ripercussioni anche su Mia Martini che da quel momento in poi, acquisì la tristemente nota patente di iettatrice. Mimì raggiungerà Gianni e Steve il 12 maggio del 1995 seguita da Carl Stogel che ci ha lasciato nell'autunno del 2004.


Il video tratto dal Cantagiro 71
https://www.youtube.com/watch?v=QzgcFmEIWxY

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venerdì 10 gennaio 2014

Come nasce una canzone: Mia Martini e Antonello De Sanctis raccontano Padre davvero


 
Padre davvero è  la canzone che fa da trampolino di lancio alla carriera di Mia Martini, con la quale vince il Festival d'Avanguardia e Nuove  Tendenze di Viareggio del 1971. Definita nella scheda d'archivio dell'Audioteca Rai  ‘amara, disperata, a carattere di protesta’ (non a caso verrà di poi esclusa dalla programmazione), essa entra a far parte del suo album d'esordio, Oltre la collina, che contiene vari pezzi di Baglioni (da Gesù è mio fratello a Lacrime di marzo, Amore, amore un corno) e uno di Lauzi (Prigioniero). Già in totale controllo delle proprie eccelse doti vocali, Mimì si cimenta con un brano che, oltre agli aspri e risentiti contenuti (con sospetti d'autobiografismo), prevede un crescendo che muove dai toni misurati dell'incipit alla grinta dolente dell'invettiva finale.

Ecco come Antonello De Sanctis, l’autore del testo,  racconta  come è nato il brano:

Il testo, come racconto nel mio libro Non ho mai scritto per Celentano (edito da No Reply) nacque prima che la conoscessi. e, quando sottoposi il mio lavoro agli editori, nessuno disse che delle parole da sole non servono a niente, si lasciarono prendere dalle vibrazioni che la storia trasmetteva e coinvolsero molti compositori affinché provassero a mettere le note adatte sui miei versi. Fu scelta la musica di Piero Pintucci perché meglio sottolineava il pathos delle frasi e la canzone venne affidata a Mia Martini che stava realizzando il suo primo album con l’etichetta romana.

Il testo era diretto, provocatorio per quei tempi, sbriciolava in modo aggressivo l’immagine della famiglia, contestando la facciata di perbenismo che nascondeva i conflitti, le rissosità, le ribellioni soffocate delle mogli e dei figli nei confronti dei soprusi di un pater familias, spesso aggressivo e violento.

Mimì trasfuse alle parole il valore aggiunto di una devastante forza interpretativa, che arrivava dentro. Sapevo poco di lei e mi resi conto che, malgrado avesse neanche ventiquattro anni, possedeva tutta la maturità anticipata delle donne del sud e un'intensità palpabile consegnatele anche dall’esistenza complicata che si era appena messa dietro le spalle. ‘Hai descritto il rapporto con mio padre in modo ancora più vero di come l’ho vissuto io’ sorrise con la sua fila di denti forti.

 Mia Martini, in vari momenti della sua carriera, ha così commentato:

Ho cominciato con quell'album intitolato Oltre la Collina, che era abbastanza contestatario; era il mio primo 33 e c'era tutta la rabbia degli anni passati, le esperienze, la droga, insomma tutti i casini compresa la mia rabbia contro la società, la famiglia, ecc. In quel disco mi sono sfogata; dopodiché basta! Non puoi mica sempre incazzarti..
 

Il mio primo disco Padre davvero, bocciato dalla Rai perché parlavo di mia madre che di me era piena, cioè era incinta. Eravamo,allora, in un momento molto proibitivo, specialmente nei testi, visto che venivamo dalle canzoni di Suor Sorriso cantate da Orietta Berti. E, tra le cose che hanno cambiato la storia musicale italiana,, ci sono anche io, che ho vinto questo Festival con Padre davvero, un brano senza dubbio rivoluzionario per quei tempi.
 


 
E’ stato scritto più volte il mio primo successo l’abbia volutamente scelto per accusare mio padre, per rimproverargli il suo poco affetto nei miei confronti. Non è vero. L’ho già detto e lo ripeto:io contro mio padre non ho assolutamente nulla. La canzone, di Pintucci e De Sanctis, mi venne proposta e io la accettai senza pensare minimamente che potesse provocare questa diceria. Padre davvero era stata scritta dagli autori già da molti mesi e non mi conoscevano neppure.

Elaborazione di Pippo Augliera


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