Mia Martini non cerca la popolarità, non punta su Sanremo, detesta tutto quanto è artificioso. Per lei conta soltanto il grande pubblico dei giovani al quale ha dedicato il suo più recente successo, “Piccolo uomo”, che si è piazzato nelle classifiche dei dischi più venduti.
Fino a cinque anni fa si chiamava Mimì Bertè, portava i capelli a bambola, ben pettinati, che incorniciavano un viso pallido appena toccato dal trucco. Adesso si fa chiamare Mia Martini e la riconosci a fatica: si veste in modo quasi monacale, si pettina quando vuole e canta pochissimi pezzi, quasi tutti scritti da lei. La Mimì di ieri puntava sul pubblico che segue i festival, la Mia di oggi (che ai festival non ci va se non sono pop) cerca soprattutto il contatto dei giovani. E c'è riuscita in pieno. Se oggi si parla di Mia Martini, 25 anni, nata a Bagnara Calabra, residente a Roma, nubile, è perché, trasformata, è diventata la cantante preferita dai giovani, quasi fosse un Lucio Battisti in gonnella. E al pari di Battisti se ne infischia di una certa vernice mondana che fa da contorno a ogni cantante tradizionale.
Mia ha partecipato recentemente al secondo festival d'avanguardia di Roma, cioè a quella manifestazione che l'anno scorso l'aveva clamorosamente rilanciata con la canzone «Padre davvero». Nella prima edizione del festival si erano fatti conoscere assieme alla Martini i Delirium e gli Osanna. Questo per capire quale importanza hanno ormai per i giovani, che sono i principali clienti del disco, le manifestazioni pop ignorate dalla televisione e nate in contrasto con i soliti concorsi canori. Al festival d'avanguardia Mia Martini ha presentato “Karma 2426”, un pezzo dove racconta la storia della reincarnazione di una persona vissuta duemila volte, che chiede a Dio di morire. di arrivare finalmente a Lui.
Ma la popolarità Mia la sta ottenendo con “Piccolo uomo”, un motivo in gara al Festivalbar, entrato nelle classifiche delle canzoni più vendute. Sull'onda di questo successo Mia Martini parteciperà a «Senza rete», la trasmissione televisiva presentata da Renato Rascel, dove rappresenterà la voce dei giovani e dove sarà presentata come l'erede di Patty Pravo, una volta idolo del Piper oggi passata a un genere più sofisticato.
« Questa faccenda di Patty Pravo - dice la Martini - da un certo punto di vista mi secca anche se ha un fondo di verità: Patty è stata la cantante di una generazione e io ne ho raccolto l'eredità, nel senso che credo di rispondere ai desideri dei giovani d'oggi. »
Mia Martini vive a Roma coi genitori ma sta cercando casa:
« Un appartamentino per me e per il mio cane: sento il bisogno di stare sola ».
Ma la popolarità Mia la sta ottenendo con “Piccolo uomo”, un motivo in gara al Festivalbar, entrato nelle classifiche delle canzoni più vendute. Sull'onda di questo successo Mia Martini parteciperà a «Senza rete», la trasmissione televisiva presentata da Renato Rascel, dove rappresenterà la voce dei giovani e dove sarà presentata come l'erede di Patty Pravo, una volta idolo del Piper oggi passata a un genere più sofisticato.
« Questa faccenda di Patty Pravo - dice la Martini - da un certo punto di vista mi secca anche se ha un fondo di verità: Patty è stata la cantante di una generazione e io ne ho raccolto l'eredità, nel senso che credo di rispondere ai desideri dei giovani d'oggi. »
Mia Martini vive a Roma coi genitori ma sta cercando casa:
« Un appartamentino per me e per il mio cane: sento il bisogno di stare sola ».
Tuttavia sola completamente non è:
« Ho un ragazzo che non voglio definire fidanzato, un ragazzo e basta, fuori dal mio giro di lavoro. Fatti miei ».
Su questo punto non transige. tanto più che inorridisce a sentir parlare di matrimonio. E' del tutto diversa da Mimì Bertè, non soltanto come cantante.
«Cinque anni fa - dice - mi guardai nello specchio e mi chiesi: "A che serve tutto questo?". Così, di punto in bianco, mi levai la maschera e volli essere me stessa. Per quattro anni sono rimasta nell'ombra a cantare jazz, poi il festival d'avanguardia m' ha portato alla ribalta. Non me l'aspettavo proprio. »
I suoi progetti?
« Non ne ho, almeno di precisi: lavorare, conoscere la gente, il mondo, fare canzoni che riflettono le impressioni che ricevo da queste conoscenze. Il tutto senza una meta precisa: i programmi non servono, le mie iniziative non sono mai andate in porto, quindi meglio non averne. Comunque - riprende sorridendo - niente festival come Sanremo: odio i grandi artifici, mi piacciono le cose spontanee, non sarei capace di scrivere freddamente, a tavolino, una canzone da festival, cioè abbastanza furba da vincere una gara. Né sarei capace di cantarla perché riesco solo a interpretare i pezzi in cui credo. Quante volte vediamo certi divi che cantano storie tristissime con gli occhi ridenti? Evidentemente non sanno neppure quel che stanno dicendo. Preferisco continuare così - conclude, -riuscire sempre a dire quel che mi pare, cantare senza vincoli, incontrare i giovani nelle serate, e avere la loro amicizia. Nient'altro: altrimenti sarei rimasta Mimì Berté »
Servizio di Gigi Speroni - 1972
« Ho un ragazzo che non voglio definire fidanzato, un ragazzo e basta, fuori dal mio giro di lavoro. Fatti miei ».
Su questo punto non transige. tanto più che inorridisce a sentir parlare di matrimonio. E' del tutto diversa da Mimì Bertè, non soltanto come cantante.
«Cinque anni fa - dice - mi guardai nello specchio e mi chiesi: "A che serve tutto questo?". Così, di punto in bianco, mi levai la maschera e volli essere me stessa. Per quattro anni sono rimasta nell'ombra a cantare jazz, poi il festival d'avanguardia m' ha portato alla ribalta. Non me l'aspettavo proprio. »
I suoi progetti?
« Non ne ho, almeno di precisi: lavorare, conoscere la gente, il mondo, fare canzoni che riflettono le impressioni che ricevo da queste conoscenze. Il tutto senza una meta precisa: i programmi non servono, le mie iniziative non sono mai andate in porto, quindi meglio non averne. Comunque - riprende sorridendo - niente festival come Sanremo: odio i grandi artifici, mi piacciono le cose spontanee, non sarei capace di scrivere freddamente, a tavolino, una canzone da festival, cioè abbastanza furba da vincere una gara. Né sarei capace di cantarla perché riesco solo a interpretare i pezzi in cui credo. Quante volte vediamo certi divi che cantano storie tristissime con gli occhi ridenti? Evidentemente non sanno neppure quel che stanno dicendo. Preferisco continuare così - conclude, -riuscire sempre a dire quel che mi pare, cantare senza vincoli, incontrare i giovani nelle serate, e avere la loro amicizia. Nient'altro: altrimenti sarei rimasta Mimì Berté »
Servizio di Gigi Speroni - 1972
Il video a colori di "Piccolo uomo" del 1972
http://www.youtube.com/watch?v=W1JtkIWQ8p8 Post correlati
Mia Martini lascia la musica rock
http://questimieipensieri.blogspot.com/2010/11/mia-martini-lascia-la-musica-rock.html
Mia Martini a Venezia sarà la diva dell’anno
http://questimieipensieri.blogspot.com/2010/11/mia-martini-venezia-sara-la-diva.html
Nessun commento:
Posta un commento