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giovedì 3 febbraio 2011

'Buonasera, gente di questo Paradiso'. Bacoli ricorda così Mia Martini

Dal concerto a Maremorto al romitaggio di “Villa Palma” a Miseno
Nei Campi Flegrei, diceva la cantante, avverto il sapore della Grecia

A Napoli si rifugiò quando disse: “fermate il mondo voglio scendere”. Il mondo da cui scappava era quello, feroce, delle canzonette come saponette, delle dicerie facili, dei festival brutti, sporchi e cattivi. Napoli la adottò, la curò, la coccolò, le restituii forze e fiducia in se stessa, le regalò un autore (Enzo Gragnaniello), una canzone- capolavoro (“Cu’mme”) e un grande vecchio-bambino con cui tornare in hit parade (Roberto Murolo). (Federico Vacalebre)

BACOLI – Estate 1988. Campo sportivo Maremorto. Mia Martini saluta il pubblico con un “Buonasera, gente di questo Paradiso”. E, infatti, Napoli e i Campi Flegrei erano diventati, con Bagnara Calabra, il suo Paradiso in un mondo – quello della musica italiana – che la stava letteralmente perseguitando. La triste storia inizia alla fine degli anni ’70 quando qualcuno mette in giro la voce che Mia Martini porta sfortuna. All’inizio sembrava un pettegolezzo destinato a svanire subito e, invece, si alimenta tanto da diventare una tragedia. Una sera lei aveva detto semplicemente di togliere un tendone che copriva il palco con gli strumenti: le previsioni dicevano che avrebbe potuto piovere e l’acqua si sarebbe accumulata sul telone. Lei era precisa in queste cose, una professionista vera, curava tutto nei minimi particolari. Ma, non l’ascoltarono. Iniziò a piovere e il palco cadde. La colpa fu addebitata a lei. Ma chi mai avrebbe potuto credere a un episodio del genere, frutto dell’incompetenza degli addetti ai lavori? E, invece, tutti iniziarono a crederci e lei diventò la iella, l’innominata, la zanzara. Se partecipava a una manifestazione, gli altri cantanti non andavano. Se incideva un disco in una sala di registrazione, nessuno andava più a incidere lì. Se andava in uno stadio, nessuno più vi faceva concerti. Il suo nome non poteva essere pronunciato e i musicisti che suonavano con lei non li chiamava più nessuno. La gente li evitava e lei restò sola. Uno stupido pregiudizio da Medio Evo trasformò la sua vita in un inferno, senza possibilità di esprimersi artisticamente. Fu sola anche affettivamente, dal momento che tutta questa cattiveria aveva mandato a rotoli la sua storia con Ivano Fossati.

Solo i grandi artisti le danno una mano: Paolo Conte scrive per lei “Spaccami il cuore”, ma Sanremo e altre manifestazioni bocciano il brano. Miriam Makeba, indignata, si schiera dalla parte di Mia Martini e cerca di cantare il brano: viene fatta fuori! Francesco De Gregori le scrive, allora, “La donna cannone”. Lei, per affetto, rifiuta ogni aiuto. Sapeva che se qualcuno l’avesse aiutata avrebbe pagato le conseguenze della cattiveria degli altri artisti. Allora decide di ritirarsi dignitosamente dal mondo della musica, ma la sorte vuole farla approdare a Napoli, dove conosce due impresari. Mia Martini, per circa otto anni, diventa la cantante di piazza delle feste del Napoletano. Lei adorava il mare e si innamorò di Bacoli: “Perché mi ricordava Bagnara, il mio paese. Qui mi sento a casa mia. Qui avverto il sapore dell Grecia”. Uno dei suoi ultimi concerti da fenomeno da baraccone Mimì lo fa, per l’appunto, a Bacoli, nel 1988. Strumenti da rottamare, amplificazione da vergogna, ma una voce superba e un pubblico affettuoso. Sul palco volano fiori, caramelle, confetti. “Confetti? Ma perché mi lancia questi confetti, nonnina?”, domandò. A lanciarli era la famosa, quasi centenaria, zia Cristina: “Perché ti devi sposare!”. Il suo fallimento amoroso colpì molto, all’epoca. Lei, oltre che perché era una grande artista, era amata perché ne aveva passate di tutti i colori. Questo affetto immenso (E’ troppo, non penso di meritare così tanto amore”) la faceva sentire in debito con il pubblico.

Decide, allora, di fare un disco. Un po’ di promozione, ma aveva paura della reazione del mondo della musica. La decisione la prende proprio a Capo Miseno, nel settembre 1988. Prende in affitto una camera a “Villa Palma” e lì si chiude in riflessione per giorni interi. Antonio Faga, direttore di “Villa Palma”, ci fa sapere che lei non usciva mai, tranne che per mangiare. La decisione fu presa. Incide un disco con l’aiuto di Enzo Gragnaniello e Renato Zero fa di tutto per farla arrivare a Sanremo. Bruno Lauzi le regala “Almeno tu nell’universo”, scritta per lei negli anni ’70. Gli addetti ai lavori si aspettavano il crollo di Sanremo, ma quello che temevano fosse un fallimento diventò un successo mondaile. Però, mentre la ruota del successo girava, girava anche quella dell’invidia. Qualcuno aveva pensato di accendere il vecchio fuoco della iettatura. Iniziano di nuovo i problemi. Ma noi vogliamo ricordarla così, con quella enorme risata e quella ironia capace di sdrammatizzare tutto il male gratuitamente subìto.

Antonio Costigliola per Opinioni news 17 maggio 1997
Lo scatto della foto è di Moris Dallini

Il video di "Reginella" in duetto con Drupi e Mario Maglione alla chitarra da "Master 88"
http://www.youtube.com/watch?v=7S-blJ2j-J4

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