Dopo anni di
ingiustizie, la cantante torna al successo.
Lunedì sera è in concerto al
Sistina
Se fosse un cantautore, si avrebbe buon gioco a svelarne un
indicativo anagramma: ‘intima rima’, ma anche essendo sostanzialmente un
‘interprete’, Mia Martini (che canterà al Teatro Sistina lunedì 18 maggio) ha
effettivamente cercato di tirar fuori dalla sua voce le ragioni del cuore, una
rabbiosa e viscerale potenza che non ha mai mancato di stupire i suoi
innumerevoli estimatori. Ma a volte la voce non basta, e alla fine Mia Martini
è stata protagonista di una delle più incredibili storie che abbiano popolato
il nostro mondo dello spettacolo.
Al suo esordio, nei primi anni Settanta, Mimì Bertè, in arte
Mia Martini, aveva colpito favorevolmente il pubblico italiano, e in pochi anni
si era costruita un ruolo piuttosto unico nel panorama nazionale. Aveva,
intanto, una splendida voce, ma soprattutto sembrava una delle poche, se non
l’unica, interprete femminile a stare al passo con i tempi, a parlare il linguaggio
della musica pop, coniugando con una certa raffinatezza la tradizione melodica
italiana a quello che in quel periodo il gusto musicale per il mondo imponeva. Sembra
poco, ma in Italia in quel momento le interpreti femminili, pur bravissime, erano
tutte in qualche modo classiche, molto meno legate alla freschezza del nuovo
gusto imperante.
Mia Martini trovò la sua strada in questo equilibrio, con
ottimi risultati. Nulla di rivoluzionario, ma quanto basta per essere
rispettata anche da chi preferiva musiche più avvincenti e innovative. Era l’epoca
di “Piccolo uomo”, “Agapimu”, “Padre davvero”, “La costruzione di un amore” e
tante altre. Poi la catastrofe. Grazie ad una serie di incredibili maldicenze,
nell’ambiente musicale si creò un deciso e sempre più insormontabile ostracismo
nei suoi confronti, al punto da stroncarle la pur promettentissima carriera.
Per anni e anni di lei non si è sentito più parlare, col pubblico che, ignaro,
aveva finito col dimenticarla, e l’ambiente della musica ben consapevole invece
di questa profonda e assurda ingiustizia, le cui ragioni forse sono da
ricercare nel suo temperamento, spigoloso, poco accondiscendente, qualche volta
arrogante.
Sono stati anni di buio, fino a quel fatidico Sanremo del
1989, che può giustamente essere indicato come il momento della rinascita. Con
l’aiuto di alcuni amici disposti a sfatare le assurde maldicenze che l’avevano
colpita, fu deciso di farla partecipare al festival con un pezzo di grande
effetto, dal titolo “Almeno tu nell’universo”, valido proprio perché riusciva a
mettere in luce le sue qualità vocali. L’esperienza andò bene, e da quel momento
si è finalmente rotto quel muro di ostilità che le impediva letteralmente di
svolgere il suo lavoro, con un crescendo che porta al secondo posto ottenuto al
festival di Sanremo di quest’anno. Si potrebbe dire che almeno per una volta il
tanto criticato festival sia servito a qualcosa, quantomeno a riportare
attivamente nel nostro panorama canoro una voce che non poteva mancare. L’incasso
realizzato per il concerto di Mia Martini sarà devoluto in beneficenza all’Associazione
per la cura del bambino cardiopatico.
Gino Castaldo per Music Box 1992
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