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giovedì 14 aprile 2011

Mia Martini. Donna sola e altre storie


Il Festival Di Musica Leggera Di Venezia è passato senza grandi sconvolgimenti nelle classifiche di dischi. E' servito perlomeno a valorizzare alcuni giovani italiani che troveranno il loro spazio nel mondo della canzone. Carla Bissi (Alice) vince la Gondola D'Argento con la canzone LA FESTA MIA, scritta da Franco Califano. Seguono il vincitore dell'ultimo Castrocaro, Franco Simone (CON GLI OCCHI CHIUSI E I PUGNI STRETTI) e Antonello Venditti (ROMA CAPOCCIA). La vera trionfatrice della manifestazione è comunque Mia Martini, che presentando il bellissimo brano DONNA SOLA ha confermato il suo stato di grazia attuale. Lei, che a 25 anni sta finalmente mettendo ordine nella sua vita, può davvero considerarsi soddisfatta: dopo aver trionfato al Festivalbar con PICCOLO UOMO ora mette a segno un altro colpaccio. L'ex ragazzina yè-yè degli esordi, quella che si baloccava con il surf di ED ORA CHE ABBIAMO LITIGATO e che si chiamava col suo vero nome Mimì (Domenica) Bertè, ora si fa chiamare Mia Martini.

Dopo parecchie vicissitudini approda al successo vero, quello con la S maiuscola, che aveva già cominciato ad intravedere un anno prima quando Alberigo Crocetta, decidendo di rilanciarla, le aveva cambiato il nome affidandola alle mani di autori giovani, come Claudio Baglioni ed altre nuove leve targate RCA. Perché Mia Martini? Perché è un nome internazionale. Mia come Mia Farrow, Martini come il celebre aperitivo italiano. Due nomi/parole comprensibili ad ogni latitudine. Il 1972 è l'anno in cui Mia lascia LA RCA. Il contratto di Crocetta è scaduto e lei non se la sente di proseguire da sola e nonostante Melis la pregasse di rimanere, lei decide di seguire il suo "creatore" alla Ricordi (non senza grane legali) casa che in lei crede molto e dove tutti sembrano darsi un gran da fare intorno alla sua persona: il personaggio in pratica, esiste di già ma bisogna perfezionarlo. Un mezzo sicuro per chiarire la sua posizione nella canzone è un pezzo adatto, un biglietto da visita. Ecco che si scatena la ricerca per trovare il brano più adatto alla nuova Mia. Si ascoltano decine e decine di provini e si discute una linea da seguire.

Quella precedente (il periodo RCA) era probabilmente troppo complicato: bello ma spettrale a partire dalla copertina, che di per sé era un plagio di una copertina dei Nirvana, la formazione psico-progressive della fine degli anni sessanta (il disco si chiamava LOCAL ANAESTHETIC). Le canzoni incise erano molto "forti", alcune anche dure ma accanto a pezzi di rilievo come PADRE DAVVERO ce n'erano altri dai toni volutamente cupi come OLTRE LA COLLINA, che sì,forse rispecchiavano sia l'anima dell'autore in quel preciso momento (un giovane Claudio Baglioni a metà tra Foscolo e Leopardi) sia quella della cantante stessa ma potevano gettare un'ombra sul personaggio che già aveva vissuto sulla sua pelle dicerie poco piacevoli. Ad esempio quando uno dei ragazzi de La Macchina, il complesso che l'accompagnava nei vari festival Pop tra il 1970 e il 1971, muore in un incidente stradale tornando proprio da uno spettacolo o quando durante una sua esibizione saltano le luci e il palco diventa un campo elettromagnetico.

Dopo innumerevoli ripensamenti si sceglie una canzone scritta dai Fratelli La Bionda, Dario Baldan Bembo e Bruno Lauzi. La canzone è PICCOLO UOMO. In realtà Dario Baldan Bembo non era affatto d'accordo sulla scelta della cantante. Era convinto che il pezzo, dato ad una cantante seppure brava ma semiconosciuta per il grosso pubblico, si sarebbe bruciato. E lui su quella canzone puntava moltissimo. La sua idea era di affidarla ai Camaleonti, che da due anni erano alla ricerca spasmodica di un brano che li riportasse sulla cresta dell'onda. Ma Giovanni Sanjust (un tempo cantante di belle speranze ed ora funzionario) non ci sta. Secondo lui quella canzone deve essere cantata da Mia Martini. Dario Baldan Bembo cede ma non senza una piccola vendetta: lo stiramento della bobinadovec'era inciso il provino di PICCOLO UOMO) sino a quasi renderla inutilizzabile. Per lui quella canzone era già morta. Un sicuro successo gettato al vento. Rifiuta perfino di suonare l'organo in sala d'incisione e al suo posto chiamano un turnista. Questa atmosfera negativa intorno al progetto viene somatizzata dalla stessa Mia Martini che comincia a trovare difetti nella canzone a partire del ritornello: secondo lei quel "piccolo" prolungato suonava male. Il disco comunque viene stampato e mandato al Festivalbar. Il successo è davvero enorme. La Rai invita la Martini a CHISSA' CHI LO SA, TUTTO E' POP, SENZA RETE, ADESSO MUSICA. La stessa Mina (per citare una collega al di sopra di ogni sospetto) durante le trasmissioni domenicali di POMERIGGIO CON MINA esalta Mia Martini e - scherzando tra il serio e il faceto - si rivolge a Lauzi sgridandolo di non aver serbato per lei la canzone. E la vuole in scaletta fino a quando non assurgerà nei magnifici dieci della Hit Parade. Come abbiamo detto PICCOLO UOMO è il successo dell'estate e la canzone vincitrice del Festivalbar (punti 123.780 contro i 120.416 di Adriano Pappalardo) e la sua "battistiana" E' ANCORA GIORNO. Una canzone facile con un testo semplice ma bello, interpretata in maniera indefinibile, sicuramente diversa. Adesso diremmo "alla Mia Martini" ma allora non c'era un'altra Mia Martini da poter prendere come pietra di paragone.

Ora però arriva il guaio di dover dare conferme e bissare il disco precedente. Di nuovo ci si getta alla ricerca di qualcosa degno del personaggio e si torna al solito team formato da Bruno Lauzi e Dario Baldan Bembo con l'aggiunta di un altro autore targato Ricordi , Luigi Albertelli. In realtà il testo viene scritto in prima battuta dal solo Albertelli ma non piace molto a Mia Martini. Allora Bruno Lauzi lo rielabora lasciando il titolo (che in origine era SOLA) e aggiungendovi la parola DONNA. Ed è così signore da dividere l'eventuale ricavo delle royalties lasciando nei crediti anche il nome di Luigi Albertelli. La canzone in realtà era già stata incisa per la PDU in versione strumentale dal sassofonista Johnny Sax. Sanjust, a cui questa canzone piaceva molto, decide di destinarla a Mia Martini. Ed è subito il bis. A Venezia mette in crisi le altre cantanti della manifestazione lagunare che si presentano con canzoni al di sotto delle aspettative. L'unica a poterle stare dietro è Ornella Vanoni che ha una canzone forse troppo debole al confronto ma di buon impatto : IO, UNA DONNA, scritta dagli stessi autori della canzone della Zanicchi dal titolo ALLA MIA GENTE: Corrado e Camillo Castellari. La Vanoni ha parole di elogio per la Martini dicendo che è la miglior cantante giovane degli ultimi anni e sicuramente la più interessante della Mostra Internazionale Di Musica Leggera. DONNA SOLA vende subito molto bene. Gli acquirenti (sarebbe forse meglio dire le acquirenti perché la maggior parte sono donne) comprano Mia Martini a scatola chiusa, come di solito succede solo con Lucio Battisti o con Mina.

E questo è un buon segno. Gigi Vesigna, indimenticabile giornalista e direttore di Sorrisi & Canzoni TV (giornale che sotto la sua direzione divenne il settimanale più venduto in Italia) in quell'occasione dirà: c'è voluta tutta l'intelligenza e la caparbietà dello staff della Ricordi per riuscire togliere a Mia Martini quell'aura di donna vampiro che si portava appresso (riferito al periodo di OLTRE LA COLLINA). I critici, in generale, osannano l'esibizione della cantante e concordano unanimi nell'affermare che è la voce più moderna che abbiamo oggi in Italia. Altri, più radicali, intravedono un progresso in nome della musica, considerata più accessibile a confronto con la strada percorsa in precedenza. Non era agevole, come già detto, mettere in ombra personaggi ultranoti come la Vanoni, Milva, Iva Zanicchi e la Cinquetti. Sono quattro donne e quattro cantanti che la gente conosce a memoria e che considera ormai di casa per quante volte le ha viste in tv in tutti questi anni. Probabilmente se avessero saputo come sarebbe andata a finire, con tutta la stampa specializzata intorno alla vera trionfatrice della Mostra, molte concorrenti non sarebbero neanche andate.

Nel frattempo, la RCA "sedotta e abbandonata" cerca di sfruttare la situazione dando alle stampe un singolo: CREDO ed OSSESSIONI. CREDO era la canzone che Migliacci e Mattone avevano scritto per Mia Martini nel caso avesse accettato di andare al Sanremo 1972. Lei non andò, d'accordo con Crocetta. Una che aveva vinto al Festival Della Musica D'Avanguardia E Nuove Tendenze, cosa c'entrava con Sanremo? Anche se poi i Delirium, gruppo pop partecipante allo stesso festival, a Sanremo andarono e come. E sappiamo tutti come andò a finire con JESAHEL. Il retro del 45 giri edito dalla vecchia casa della cantante è invece tratto dall'unico ellepi inciso. La canzone scelta è OSSESSIONI. Ma il disco non ottiene grosso successo perché l'artista, contrattualmente legata alla Ricordi, non può assolutamente promozionare il singolo.

E' giunto il tempo di un nuovo album, il primo per la Ricordi. Ed è un grande album, degno di un' interprete sensibile quale è Mia Martini: NEL MONDO UNA COSA, presentato in anteprima proprio a Venezia. Bella la copertina, curatissima: l'art director è Cesare Montalbetti, fido di Battisti e fratello di Pietro dei Dik Dik. Al disco partecipa tutto lo staff che la Ricordi le ha affiancato: da Dario Baldan Bembo a Natale Massara passando per gli ottimi (e mai elogiati abbastanza) fratelli La Bionda e ai fratelli Fabrizio (Popi e Maurizio), che fino all'anno precedente avevano dato vita al duo Maurizio & Fabrizio. Ecco le canzoni inserite nell'album: DONNA SOLA : presa di coscienza di una donna che sente un bisogno di solitudine estrema per riuscire a guardarsi dall'interno. Non per stare con un altro uomo - così come assicura al suo compagno - ma per stare sola con la propria anima nel far quadrare i conti della vita e di quello che la circonda. Anzi, al suo uomo dice che se non ci fosse lui ad alleviarle un'esistenza non sempre facile, probabilmente la farebbe finita. Più che una canzone un presagio o il manifesto stesso della vita di Mia Martini. Termina in perfetto stile gospel. Struggente, non lascia spazio all'ottimismo. Grande testo, grande musica. NEVE BIANCA :in parecchi vedono un riferimento alla cocaina (ma ce lo vedete Bruno Lauzi alle prese con la cocaina?). La musica è stata già utilizzata per il secondo singolo di Ivana Spagna, ARI ARI uscito in primavera inoltrata. Il testo è ovviamente differente. Invertendo le parole del titolo si legge Biancaneve e le liriche fanno riferimento anche alla favola, presa un po' alla lontana: e dentro lo specchio non sono più io (il riferimento allo specchio di Grimilde) con sette fratelli che solo per me han rubato il tempo che non c'è (naturalmente è ovvio il riferimento ai sette nani). E continua con quella mela rossa non si mangia , quasi un ammonizione. L'incanto è finito mi sveglio con te è il principe azzurro che però svicola dal letto e se ne va via. LA NAVE (di Albertelli e Dario Baldan Bembo) tratta di due che si lasciano. La nave è più che altro un simbolo di partenza, di separazione, qualcosa più forte dell'amore e della complicità che nasce tra due persone. Un fede sola non basta per rimanere ancorati a quel molo. Ne servono almeno due. Lei sarebbe pronta a tutto se solo venisse ascoltata da colui che oramai le ha voltato le spalle e che la fa assomigliare ad una delle onde lasciate dietro il cammino dalla prua della nave. Il viaggio sarà lungo o corto, questo non si sa. Lei però sa che una parte di sé è salita su quella nave. Tipica ballata pop interpretata alla grande. Di questa canzone c'è anche una versione alternativa cantata da Caterina Caselli e che viene inclusa nell'album del 1972: MEGLIO MORIRE CHE PERDERE TE, col ridicolo testo di Giancarlo Bigazzi. Sull'interpretazione della stessa Caselli meglio sorvolare. MADRE è la trasposizione italiana di MOTHER di John Lennon. Il testo è curato dalla stessa Mia. Un blues che lei ha cantato anche in una puntata di Senza Rete, in estate. Canzone molto triste, sentita e sofferta dove c'è molto di autobiografico nel testo e si sente da come il brano viene interpretato. Una richiesta di aiuto ad una madre (e ad un padre) da parte di una ragazza andata via da casa forse anche per la poca comprensione dei genitori. Durante questo peregrinare ha fatto degli errori ma non ha mai smesso di pensare a loro, con rimpianto, nostalgia e un poca di rabbia. Come a dire: io ero lì con voi, ho parlato ma non sono stata ascoltata. Ora però sento il bisogno di tornare a casa. E un avvertimento per un ipotetico fratello: se non hai buone gambe per camminare è inutile mettersi a correre. Forse la strada che ti sembra più ostica (la famiglia) è quella più sicura. UN UOMO IN PIU'. Ancora Dario Baldan Bembo e i La Bionda per quest'altra canzone. Il testo è debole, la musica regge un po' di più. E' forse l'episodio meno riuscito del disco, che riecheggia un po' la musica dell'Elton John prima maniera. Di questa canzone c'è anche una versione dello stesso autore dal titolo MONDO NUOVO, incisa nel 1975, l'anno di ARIA. Una replica viene incisa anche da Nicola Di Bari per un 33 giri del 1976 edito su Carosello. Il titolo è uguale (MONDO NUOVO) ma il testo è diverso. VALSINHA: Il brano inedito (non uscito precedentemente su 45 giri) più bello del disco. Due minuti scarsi di vera poesia. Una traduzione eccezionale di Sergio Bardotti per una canzone firmata Vinicius e Chico Barque de Hollanda. Più che una canzone è un quadretto di vita. Come volersi bene ed inventarsi qualcosa di nuovo ogni giorno, anche dopo anni di convivenza. Dalla serie contro il logorio della vita moderna etc. etc. Una canzone che sarebbe stato più naturale fosse stata cantata da un'interprete in età più adulta di quella della Mia Martini del momento perché lei, nonostante la sua grande maturità interpretativa, ha solo 25 anni. Claudio Baglioni e la sua POSTER devono molto a questa canzone, per la parte prettamente musicale. Patty Pravo ne incide una sua personale versione nell'album del 1972 SI, INCOERENZA. Molto fredda e cerebrale, niente a che vedere con il calore, la magia del timbro e il misterioso incanto che sa trarne Mia Martini.

IO STRANIERA è la versione italiana di BORDER SONG di Elton John. Il testo di Maurizio Piccoli e abbastanza criptico e qualche frase è sdrucciola. Comunque è molto moderno sotto tutti i punti di vista e si fa ascoltare con piacere. QUESTO AMORE VERO di Albertelli e Guantini. Classico testo alla Mia Martini che sembra anticipare le tematiche di MINUETTO. La protagonista vorrebbe aggrapparsi con tutta se stessa ad un uomo che, manco a farlo apposta, anche in questo testo le sfugge come può fare una saponetta sotto la doccia. L'amore vero del titolo sembra davvero a senso unico. AMANTI di Fabrizio ed Albertelli. Canzone già incisa da Dino (e passata sotto il più assordante silenzio) che viene qui ripresa da Mia Martini. La storia di due ex che si rincontrano casualmente dopo tanti anni e che si narrano un po' della loro vita. La nostalgia, il rimpianto e il ricordo di un amore che è stato grande (tu un amico? Ma cosa dico...in fondo sei qualcosa in più) prendono il sopravvento e li trascinano loro malgrado in un letto. Nella vita si hanno sempre troppi rimpianti, si sta sempre a rimuginare su ciò che poteva essere e non è stato. Perché non approfittare delle occasioni che talvolta si presentano? Si sono rivisti per caso, il domani non li vedrà di nuovo insieme perché le loro vite hanno preso strade diverse. Ma il domani è domani e il presente sono loro due di nuovo insieme. Per una volta, specie se con amore, perché no? Canzone bellissima. Tornando alla versione originale, Dino non l'aveva cantata male a suo tempo (qualche mese prima). Aveva messo molta delicatezza nella sua interpretazione ma come personaggio era ormai passato di moda e la canzone, poi, richiedeva un'interpretazione femminile per lasciare davvero il segno. IL TUO CUORE DI NEVE, cover di una canzone straniera di Gary Wright.(SING A SONG). Non eccezionale il testo di Maurizio Piccoli ma è plausibile credere che neanche la versione originale fosse di grande respiro (anche se non ne abbiamo prove tangibili). Di un brano cosi scialbo, anche se in confezione "lusso", in un disco del genere non se ne sentiva il bisogno. TU CHE SEI SEMPRE TU (anche questa di Maurizio Piccoli) Questa canzone, per alcuni, parrebbe affrontare un argomento scabroso: gli abusi sessuali perpetrati nel tempo da un individuo nei confronti di un soggetto in tenera età. Bambina non ero matura, era il tuo giardino una serra dove mi allevavi con cura ma la notte rubavi la terra e sentivo le guance bagnate. Ora da grande la protagonista di queste violenze fatte passare come "attenzioni premurose",non ha più paura e glielo grida in faccia: mezzo uomo non sei più nessuno...tu che non parli più...tu, che non si fa sera più. Naturalmente si avverte la ricerca di una forma letteraria dal tono elegante e scorrevole che non vuol rendere totalmente esplicito lo scabroso evento narrato. Era un po' la mania degli autori di quel periodo, intenti a trovare argomenti osè da descrivere con un certo pudore ed eleganza. E dopo il successo de IL GIGANTE E LA BAMBINA di Ron, molti si erano gettati sulla scia con testi in cui si raccontavano vicende di donne facili, di violenze domestiche e della perdita della verginità. L'autore dirà che intendeva affrontare proprio questo tema, quello della verginità perduta. Il narrato è costruito come fosse un film; le immagini si associano in modo da coinvolgere la sfera visiva come quella olfattiva. Il testo de L'AMORE RUBATO - che Luca Barbarossa presentò al Sanremo 1988 - di questa canzone è il diretto discendente. L'album termina con PICCOLO UOMO, di cui tutti conosciamo perfettamente argomento e testo. Pare che l'idea del piccolo uomo sia dovuto ad un appellativo della moglie di Lauzi al proprio marito. La canzone ha un successo internazionale. Oltre ad inciderla in varie lingue lei stessa, viene anche incisa dal complesso spagnolo dei Pop Tops in inglese col titolo di MY LITTLE WOMAN e in spagnolo come NO ME DEJAS (stesso titolo con il quale è stato inciso dalla stessa Mia). Nella scelta dei brani rimangono fuori 4 titoli: MONDO NUOVO, nella versione originale scritta da Sergio Bardotti prima che diventasse UN UOMO IN PIU' col testo di Michelangelo La Bionda. A POCO A POCO, poi edita nel cd CANZONI SEGRETE (del 2003). MARE APERTO e una versione fiume di un altro brano, KARMA 2426, scritta l'anno precedente dopo un viaggio in India. Il primo trentatré del nuovo corso inizia quindi con l'ultimo successo a 45 giri e termina con quello della passata stagione. Vince il premio come miglior album del 1972.

E sì che i concorrenti erano quanto di più temibile si potesse pensare: UMANAMENTE UOMO:IL SOGNO di Lucio Battisti, 5043 di Mina, QUESTO PICCOLO GRANDE AMORE di Claudio Baglioni (che poi rientrerà nella stessa categoria anche per il 1973), UOMO DI PEZZA delle Orme, L'AMORE E' FACILE NON E' DIFFICILE di Gabriella Ferri, 'O SURDATO 'NNAMMURATO di Massimo Ranieri, UN GIOCO SENZA ETA' di Ornella Vanoni e BUON ANNIVERSARIO di Charles Aznavour. Bastano? Anche se non si capisce perché abbiano messo sullo stesso piano il 33 giri delle Orme che era di un genere completamente differente dagli altri. E allo stesso momento abbiano scelto di escludere STORIA DI UN MINUTO della Premiata Forneria Marconi.

NEL MONDO UNA COSA è anche l'ellepì più venduto della cantante (33° posto nella classifica finale annuale) anche se questo dato non significa che implicitamente debba essere anche il più bello in assoluto. Ritornando alla vittoria in quanto album dell'anno, per quanto bello sia, non penso che possa superare l'eleganza e lo stile di un 5043 di Mina dove sono racchiuse perle come SUONERANNO LE SEI, E' MIA, FIUME AZZURRO, IO TI AMAVO QUANDO (YOU'VE GOT A FRIEND di James Taylor) o l'importanza e la classe di un BUON ANNIVERSARIO di Charles Aznavour che ospita titoli come NO, NON MI SCORDERO' MAI o MORIR D'AMORE e la stessa BUON ANNIVERSARIO. E' sicuramente un disco da 8 - 8 e mezzo. Un lavoro confezionato come si deve, premiato oltre che dalla critica anche dal pubblico. Soprattutto, alla Ricordi si ha la consapevolezza di avere tra le mani un'interprete unica, a cui si può dare in pasto qualsiasi cosa. Sicuramente quello che ne uscirà fuori, male che vada non sarà mai da buttare via. La cosa migliore che la casa milanese abbia mai avuto dal tempo di Lucio Battisti.

Autore: Christian Calabrese per HITPARADEITALIA


Il video di "Donna sola"
http://www.youtube.com/watch?v=PdJxFLfkPlo

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