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domenica 17 aprile 2011

E’ tutta solitudine la diva Mia Martini: ritratto inedito della cantante

Tutti la chiamano Mia Martini. Solo gli amici ricordano che il vero nome della nuova diva della canzone è Domenica, ovvero Mimì Bertè, ed è importante perché il suo problema sta proprio negli amici. Che non possiede, che finge di avere, che la deludono, che la fanno sentire sola.

Uno si immagina che una cantante, quando si afferma, diventi ricca, ricercata, felice, piena di affetti e di amori. Dicono che Mimì non ha una lira, è certo che vive nella solitudine più esasperata. Ogni giorno che passa, peggiora. Lei esclude tutti senza discriminazioni e chi non è direttamente interessato al suo lavoro la evita. ‘ impossibile stabilire un dialogo con lei. Nei giorni scorsi a Venezia era straordinariamente disponibile: vinceva la “Gondola d’oro”, stupiva ancora con le nuove canzoni, era quel tipo di personaggio non ancora troppo sfruttato ch egli uffici stampa offrono su un piatto d’oro. Personalmente poi, aveva tutto il tempo che avanza da quei tre minuti e rotti della canzone: eppure non è stato possibile parlarle. Infagottata nei suoi vestiti da zingara, guarda la gente che l’avvicina con un’aria d’attesa. Subito attira i loro occhi sui quattro puntini neri che si disegna sulla fronte, proprio all’attaccatura del naso; e poi sui ciondoli e l’orologio da tasca che sferragliano nell’ampia scollatura e ancora sulle mani: un anello per ogni dito. Sembra una giovane, vecchia hippie in procinto di travolgerti con chissà quali strampalati, magari divertenti teorie sulla vita. Invece niente. Monosillabi, banalità minime, fretta di concludere, gran lavorio di dita che tormentano i bracciali, sguardo che comincia a vagare cercando qualcuno che le offra la possibilità di alzarsi e andarsene. E tornare a sedersi, e ancora il silenzio, e ancora un’altra ricerca sterile, e poi finalmente il giorno sarà finito. Viene da pensare a una macchina insensibile, buona sola per cantare. Senza interesse per nessuno.

Ma subito viene alla mente come canta, caricandosi parola per parola, riempiendo di emozioni ogni pausa, esplodendo poi in quei toni che raggiungono tutti gli ascoltatori. I suoi primi successi: "Piccolo uomo" e "Donna Sola". Ad esaminare freddamente quello che dice nel microfono, si ricorda subito Claudio Villa. In un caso: ‘Io piccola donna morirei, è l’ultima occasione per vivere, so che non la perderai’, nel secondo: ‘Io so che questo mondo ha rovinato tutti i sogni miei: se non ci fossi tu che sei innocente, giuro che me ne andrei’. E’ un linguaggio da fumetti, lo strappacuore da balera neppure tanto riveduto e corretto. Ci vuole dunque un grande temperamento, per trasformarlo in una canzone toccante e moderna. Allora Mia Martini non è una macchina, è davvero una che vive male e si sfoga nelle canzoni: proprio come dicono di altre dive le biografie. Durante il soggiorno a Venezia (dove era la numero uno malgrado Ornella Vanoni, Milva, Iva Zanicchi, Gigliola Cinquetti e tanti altri) ha quasi sempre pranzato al ristorante da sola, ascoltando nella radiolina Hit Parade o cosa capitava. Ha festeggiato i suoi 26 anni tagliando la torta con e per i fotografi; quando sono spariti, ha trovato un compagno di tavolo: il tecnico del suono addetto al suo servizio.

‘E’ Mimì Bertè che ritira il premio' – diràla ragazzina che sognava il palcoscenico di Venezia come se fosse stato il paradiso. E’ arida, potrebbe avere tutto quello che vuole. ‘Non ha niente – dice una amica che lei neppure sa di possedere - . Le portano via tutto. Chiedono, chiedono sempre. Da casa, da chi le sembrava finalmente disinteressato. Ma nessuno le chiede ciò che ha da dare. Ha trascorso un’intera giornata con la mia bambina. Era un’altra persona, l’ha presa per mano e sono corse via a guardare le vetrine, a cercare qualcuno che vendesse i palloncini. La sera ha voluto portarla a vedere i cartoni animati. E hanno parlato di Topolino e Paperino’.

Ecco dunque Mia Martini. Ecco perché, quando comincia a cantare, bastano le prime parole per credere in quello che dice: ‘Il giorno perde luce e mi sento da sola’. Uno si immagina una diva lontana, distaccata da quello che canta. Va in giro, vede tanti posti, si può comprare i vestiti che vuole, tutto il passato è cancellato. Ed è quasi sempre così. Ma non per Mia Martini. La Mimì Bertè che era, ha fatto troppa anticamera, si è sentita troppo inutile ed ha contratto una brutta malattia che non la lascia più, la solitudine. Per guarire, darebbe tutti gli applausi, ma sa che è impossibile. E allora ci canta: 'Gira la terra intorno senza far rumore'.

Emio Donaggio per Stampa Sera 28 settembre 1973



Il video di "Bolero"
http://www.youtube.com/watch?v=kh95qwbzSr8

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