Artista controcorrente, ci ha rilasciato con la sua solita disponibilità la seguente intervista, nella quale racconta la sua esperienza artistica e personale con Mia Martini, dalla loro prima collaborazione con Donna fino al duetto memorabile con Roberto Murolo Cu’mme.
La tua opinione su Mia Martini….
La mia Mimì, voglio ricordare come l’ho conosciuta. Mi hanno chiamato due impresari, conosciuti nel napoletano come il gatto e la volpe, al telefono, e mi dissero che volevano farmi sentire questa artista, che io avevo conosciuto di vista già nel 1983, quando eravamo entrambi alla DDD. Me la ricordavo come un’artista interessante ma non la seguivo. Mi invitano ad un ristorante dove trovo questa donna piccolissima con un cappellino in testa che cantava accompagnata da un pianoforte: sono rimasto di stucco nel pensare che potesse trovarsi in quel posto e mi sono fermato attentamente ad ascoltarla, vederla da vicino era emozionante. Ho guardato uno di questi due e con aria di sfottò ho chiesto che ci facesse lei con tutti e due. Non potevo sapere che c’era un grave problema economico per il quale era costretta ad esibirsi in quelle condizioni. Mi ha ricordato quello che ha dovuto fare anche il grande Charlie Parker, costretto a suonare nei luoghi più stupidi per potere vivere. Quando la sentii cantare, ebbi una forte emozione, ascoltai una voce che mi fece venire in mente Janis Joplin.
Quali sono state le tue impressioni, quando l’hai ascoltata?
La vedo esibirsi accompagnata soltanto da un pianista e quando la sento cantare rimango fulminato sulla sedia, sento qualcosa che vibra e mi dico : -che cosa sta succedendo? Perché questa donna canta così? La sua è una voce dell’anima, e mi domando come un’artista così grande possa essere maltrattata da tanta cattiveria. Avverto una forte emozione. Questa per me è la più grande cantante che io abbia mai sentito.. Alla fine del concerto ci presentano e istintivamente ci abbracciamo, è un bell’ incontro. Avevo già cominciato a comporre Donna e quando tornai a casa continuai a scriverla per tutta la notte pensando a lei. Dopo qualche giorno, la invito a casa mia ai Quartieri Spagnoli ad ascoltare il provino, lo vuole sentire almeno cinque volte, le piace tanto e mi chiede come è possibile che abbia scritto questo pezzo, calandomi nella sensibilità femminile. Percepisco il suo cambiamento, come se le abbia trasmesso una carica dentro, una energia, una linfa di cui lei ha bisogno in quel momento.
Siete anche diventati amici…
L’ho vissuta nel momento più allucinante della sua vita. Anche fisicamente non era al massimo, il suo viso trasmetteva sofferenza ed è questa immagine che ho avuto subito di lei, non appena l’ho conosciuta, che mi ha ispirato i versi di Cu’mmè, si tu non scinne in funno nun no po’ sapè. Lei sembrava incazzata, con tutti, in realtà era una persona buonissima. Lei era schizzata, ma bella. Era una persona molto intelligente, sensibile e imprevedibile, un'interprete ideale di ogni autore, molto attenta e critica nei confronti dei testi e con una grande cultura , nascondeva una grande sensibilità perché non si può cantare in quel modo, solo le persone che hanno sofferto possono farlo. In quel periodo andavo spesso a casa sua, in Umbria, la sorprendevo a cucinare, a preparare delle torte, mi colpiva la sua spontaneità, il suo riuscire a parlare senza filtri. Era semplicemente innamorata della vita. E così nasce questo grande rapporto forte tra me e lei, una interprete che ha trasformato con il passare degli anni la sua voce, non più quella vocina bella degli inizi, ma capace di vomitare note ed emozioni, e questo è cantare… solo John Lennon ha espresso come lei certe cose in maniera toccante.
Il rapporto tra Mimì e Napoli….
A Napoli lei si rigenerava, è come mettersi sotto a un albero, lasciarsi risucchiare tutte le impurità e liberarsi da tutto il negativo che la circonda, bisogna stare attenti a quello che si dice. Con le parole si può macchiare a vita una persona.
In uno special dedicato ad Ornella Vanoni, è stato mandato in onda una ripresa amatoriale dove Lei interpreta Cu’mme assieme a te, limitandosi intelligentemente a cantare le parti di Murolo.
Il brano Cu’mme rientra in un mio quadro ben preciso: Mimì rappresenta la tempesta e Roberto Murolo il mare con un’alchimia in cui non c’è niente fuori posto. Cantare la parte di Mimì non è facile, non tanto per l’estensione della voce quanto per l’espressione. Nella sua voce e nelle sue vibrazioni c’è qualcosa che va oltre la passione, c’è tutta la malinconia, il sole, il sentimento, la voglia di vivere. Se non si ha quindi questa forza e questa carica, è preferibile interpretare la prima parte. Mi ricordo che il produttore Nando Coppeto voleva inizialmente inserire Mimì nel progetto con Murolo facendole cantare in duetto soltanto O marenariello. Secondo me, invece, c’era bisogno di una canzone inedita che potesse cambiare il vento della musica napoletana, visto il periodo artisticamente molto vuoto senza più un Pino Daniele o un Bennato ai livelli di un tempo. Mi sono ispirato e ho scritto un brano che potesse essere cantato non solo con passione ma anche come una preghiera: perciò ha funzionato l’accostamento della voce passionale e moderna di Mimì a quella saggia e antica di Murolo. Cu’mme mi ha dato soddisfazioni anche a livello internazionale, è stata incisa da vari artisti.
Mia Martini con Enzo Gragnaniello e Roberto Murolo |
In che modo il brano Cercami è finito nel repertorio di Adriano Celentano?
Fermo restando che un pezzo scritto per Mimì deve essere necessariamente bello, mi sono permesso di darlo ad Adriano perché lo ritengo un’artista vero, di spessore. Si è identificato sia con il testo che con la melodia. L’ho visto più adatto a lui rispetto magari a Mina, che ha una grande voce ma non mi coinvolge come Mimì.
Hai mai scritto per Mina e per chi ti piacerebbe comporre?
Ho mandato qualche anno fa, tramite Caterina Caselli, un pezzo inedito per il progetto Mina-Celentano, non ho avuto, però, nessun riscontro. E’ rimasto ancora nel cassetto, non so se lo inciderò o lo affiderò ad altri. Scrivo quando ho voglia e lo faccio per me, è difficile che proponga dei pezzi, lascio che siano il tempo e la vita a decidere. L’importante è fare in modo che il messaggio arrivi, non sono, comunque, disposto a fare l’autore a tempo pieno. Se dovessi dare brani miei, sceglierei Ornella Vanoni e Adriano Celentano che ha un particolare timbro di voce ed è un grande chansonnier. Vedrei bene una sua esibizione accompagnato da un bel quartetto d’archi, chitarre acustiche e strumenti etnici. Un’altra artista è Pietra Montecorvino perché la sento più vicina a me e a Mimì.
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