Dopo la sua interessante partecipazione al recente Festival
di Sanremo, pubblichiamo un'intervista realizzata nell'estate scorsa al termine di
un suo applaudito e affollatissimo concerto, svoltosi all'interno delle
manifestazioni della Festa
dell'Unità a Pomigliano d'Arco. In scaletta tutti i brani dell'album Scaramante, qualche suo vecchio
successo e dei sentiti omaggi al grande Fabrizio De Andrè con una personale
esecuzione di Creuza de ma e del Pescatore. Si dimostra
disponibile a questa chiacchierata.
Un ricordo bellissimo. In quel periodo avevo formato insieme
al mio amico chitarrista Carlo Facchini
il gruppo Tempi duri
e inciso l'album E chiamali tempi duri (recentemente ristampato in digitale, n.d.r.).
Mimì mi ha chiamato e con molta affabilità mi invitò a
partecipare a queste due serate al teatro Ciak Toshiba di Milano.
Ricordo ancora il tono gioioso della sua voce: Dai Cristiano, devi essere dei
nostri, ci divertiremo un casino… Tra la nostra famiglia e lei c'era una profonda amicizia,
mio padre nutriva per Mia una grande stima, considerava inimitabile il suo modo
viscerale di interpretare le canzoni.Anche quando sono andato a vivere da solo,
Mia andava a trovare spesso mio padre e Dori, alla quale era molto legata.
Durante queste serate Mia Martini ha proposto, per quanto
riguarda l'arrangiamento, una versione di Il Pescatore
completamente diversa dall'originale. Come ha reagito tuo padre a questo
stravolgimento?
Benissimo! Ti ripeto, mio padre aveva per Mia una grande
ammirazione, con quella voce poteva permettersi delle riletture anche molto
particolari. Non serve a niente reinterpretare un brano attenendosi in maniera
scrupolosa alla versione originale. Il compito dell'interprete è quello di dare
una veste nuova ai brani, in base alla propria sensibilità. E purtroppo, questo
accade poche volte…
Nel 1993 ti sei piazzato al secondo posto al Festival di Sanremo con il brano Dietro la porta, ottenendo anche il Premio della Critica. Mimì partecipò alla stessa edizione in coppia con sua sorella Loredana Bertè. Vi siete incontrati?
Sì, anche se durante il Festival non si ha molto tempo di
stare con gli altri, ricordo che Mia è venuta a salutarmi e a farmi gli auguri
prima della mia esibizione. Tutte le volte che ci siamo visti, ho ricevuto da
lei sempre un grande amore, che era assolutamente ricambiato. Sono rimasto
particolarmente colpito quando l'anno successivo si è arrabbiata moltissimo con
la commissione selezionatrice per l'esclusione del mio pezzo Le cose che dimentico scritto a
quattro mani insieme a mio padre. Dichiarò alla stampe e in Tv che era un
crimine non consentire ai De Andrè di partecipare al Festival e pensare che
anche lei era stata bocciata dalla stessa commissione. Io, mio padre e Dori
abbiamo provato una grande emozione per questa sua reazione. Mimì era una
persona autentica, vera e, proprio per questo, fragile. Il mondo è cinicamente
spietato con le persone trasparenti, perché ti fanno mettere in discussione, ti
fanno scendere dal piedistallo che ti sei costruito. Penso che sia stata
vittima di quel suo stesso modo di essere così genuino.
In seguito alla pubblicazione del tuo CD "Scaramante", in una interessante
intervista hai dichiarato: "i grandi archetipi di riferimento che sono poi
la politica e la religione sono crollati, si crede di più agli oggetti
scaramantici che alle persone. Ci troviamo a inginocchiarci davanti a un
telefonino o a un televisore, questa società ha sancito la vittoria dell'avere
sull'essere". Ma siamo davvero
così rovinati? Non c'è una possibilità di recupero?
Non è che non c'è più speranza! Io credo che siano le
istituzioni a volere andare avanti in questo modo, perché così facendo siamo
più facilmente controllabili. Percepisco, invece, che la gente vuole cominciare
a invertire questo nostro vivere, vuole riappropriarsi della propria storia.
Frequentando le strade, i locali, i bar, mi sono accorto che c'è un movimento
culturale sotterraneo e che negli ultimi mesi è venuto prepotentemente fuori
per creare a chi ci sta vicino una
coscienza atta a scegliere e a non farsi scegliere.
Che ne pensi di una eventuale tua partecipazione ad un
disco tributo per Mia Martini?
Accetterei immediatamente di prendere parte, per rendere
omaggio a una grande Artista nonché ad una mia sincera amica.
Intervista di Ciro Castaldo Apparsa sul numero 30 della fanzine Chez Mimì
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