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domenica 20 giugno 2010

Una Rapsodia con Mia Martini. Intervista a Marco Falagiani







Ho la possibilità di incontrare Marco Falagiani a Firenze, a casa del maestro Giancarlo Bigazzi e Gianna. Si mostra disponibile a raccontare aneddoti e curiosità su Mia Martini, legati al periodo della collaborazione che ha regalato grandi soddisfazioni artistiche e rapporti d'amicizia sinceri.


Hai arrangiato ben 4 brani dell'album "Lacrime". Ci hai impiegato molto tempo?
Non mi ricordo di preciso. I tempi di preparazione, comunque, non sono stati molto lunghi. Quando siamo andati in studio, avevamo già le idee chiare. A parte "Uomini farfalla", gli altri brani "Versilia", "Lacrime" e "Gli uomini non cambiano" erano messi a punto, avevamo già fatto un lavoro di preproduzione. In studio non si fa altro che mettere in bella copia quello che si è fatto prima, non si va a cercare soluzioni alternative o particolari.

Deve essere stata una emozione particolare sentire Mimì dal vivo...
Beh, sì, io ho avuto l'onore di lavoarare con grandi artisti di cui non voglio fare i nomi per evitare di fare paragoni, ma lei era assolutamente speciale, non c'era niente da fare. Per un autore è fondamentale trovare una cantante che fa sua la canzone e la moltiplica.

Come è nato l'arrangiamento di "Uomini Farfalla"?
C'è una storia molto bella dietro. Una sera, mentre ero a Milano in studio a registrare "Gli uomini non cambiano", Mimì mi dice: 'guarda ho una canzone molto bella alla quale tengo particolarmente, è un provino di qualche anno fa, ho provato a registrarla parecchie volte, ma non sono rimasta convinta. Penso che ci voglia una dimensione differente per questo pezzo a cui tengo molto, specialmente per il testo. Li per lì, non sapevo che rispondere, perchè mi sembrava professionalmente okay e l'arrangiamento non si giudica mai, poi ognuno può avere la propria opinione dettata dalla sensibilità e gusto personale. Io avrei dovuto rivedere totalmente questo concetto, sconvolgere il modo con cui era stato realizzato il pezzo. Mi è venuta un'idea, visto che la mattina dopo avevo un turno di archi sinfonici per "Gli uomini non cambiano", mi sono detto: 'se io provassi a fare una cosa più eterea, più larga, meno a tempo, con gli archi solamente e il pianoforte, creare una atmosfera forse di altri tempi, ma forse più rappresentativa di quella che Mimì desiderava dare alla canzone'. Mi sono chiuso, quella notte, con il mio assistente e mi sono messo a studiare questo arrangiamento per archi con tutte le partiture. Abbiamo terminato la mattina, proprio quando stavano facendo il loro ingresso in sala i musicisti. Dopo qualche ora, è arrivata Mia, le ho fatto sentire che cosa avevo relizzato e devo dire che mi ha corso incontro, mi ha abbracciato. Per me "Uomini farfalla" è uno dei pezzi più belli di "Lacrime", soprattutto per il testo, lei poi aveva questo straordinario potere di cantare, senza che sia necessario intervenire con varie apparecchiature. Mi ricordo che Mimì arrivava, cantava una o al massimo due volte e l'incisione era già finita, bellissima e perfetta. Lei aveva una grande emotività e un grande spirito, era una donna che sapeva tirare fuori tutta la sua problematica, nel suo cantare c'è tutta la sua vita.

Dobbiamo quindi a te il merito se "Uomini farfalla", rimasta nel cassetto per tanti anni, sia stata pubblicata. Sembra che Mimì fosse orientata a portarla a Sanremo.
Si, ma successivamente si innamorò ciecamente de "Gli uomini non cambiano", lei, comunque, rimase soddisfatta di quanto avessi fatto, è nata così una grande stima e un rapporto professionale molto bello. Abbiamo fatto l'Eurofestival e precedentemente ha voluto che io riarrangiassi tutto il suo concerto "Per aspera ad astra".

Quale è stato il motivo per cui tu hai dovuto intervenire su alcune partiture dei brani presenti nella scaletta?
E' abbastanza semplice, il progetto era già stato fatto, nel senso che era già stato inciso su un nastro per fare questo video. Lei non era soddisfatta perchè da perfezionista voleva sempre di più, mirava ad un livello alto. Sulla scia della stima nei mie confronti, mi chiese di rivedere il lavoro, mi sono chiuso per qualche giorno in studio e ho concepito, tra tanti aneddoti e soluzioni come quella di suonare il pianoforte togliendo la sua voce. Il risultato è stato buono, nonostante la difficoltà di intervenire su un qualcosa di esistente per migliorarlo, visto che ognuno ha la propria impronta, in modo particolare nella musica dove le cose vengono dall'anima, dal cuore, dall' istinto, dalle intenzioni che uno ha. Mimì espresse il suo desiderio che io arrangiassi l'intero concerto, convocai il gruppo per le prove, prima del debutto e durante, diventai il responsabile musicale della sua attività in quel momento. Ho modificato tanti arrangiamenti, lavorando sui masters, è stato un periodo intenso, contrassegnato da fermenti e da grande affetto.

Dell'esperienza all'Eurofestival 1992 cosa ricordi?
Secondo me, avrebbe dovuto vincere, dal punto di vista più stretto del cantare e con quella canzone era impressionante. Dall'organizzazione era considerata la numero uno, dal punto di vista artistico, poi arrivò quarta, mi ricordo tutta l'attenzione per lei, grande stima, tanti complimenti.


Forse era conosciuta come la sorella di Loredana Bertè, allora moglie di Borg...
L'hanno identificata inizialmente con quello, ma quando l'hanno sentita cantare si sono resi conto che non scherzava per niente, che era fortissima. Dopo, c'è stato un grande riconoscimento per lei, per la canzone, per tutto. Essere la cognata di Borg era un biglietto di presentazione, ma alle prove si resero subito conto di chi fosse. E' stata una bella esperienza passare qualche giorno con lei, vivere l'emozione di questa esibizione live con una grande orchestra, senza suoni programmati.

Perchè l'esibizione dal vivo all'Eurofestival è più rallentata rispetto a quella del disco?
Per una ragione molto semplice: dal vivo c'è un pathos, una emotività che tu trasmetti in quel preciso momento, proprio perchè non c'era un computer o un'elettronica che stabilisse la velocità di quel pezzo. Io partivo con l'indicazione di un metronomo luminoso che io avevo, poi durante l'esecuzione, seguendo il suo canto, la velocità si instaura nella performance live, non puoi essere ligio a quella del disco. E' venuta forse una versione più lenta ma assolutamente di grande impatto e di forte emozione, nei dischi bisogna fare attenzione ad altri fattori, oggi, come nel '92, si può intervenire sulla voce, non bisogna abusare di questi accorgimenti perchè automatizzano, tra poco sarà possibile cantare come Ray Charles...

Ci vuoi lasciare con una tua opinione su Mia Martini artista?
La verità è una sola: chi canta benissimo, prima o poi, viene fuori e Mimì era veramente un'outsider, una che aveva una marcia in più rispetto a tutti, forse perchè veniva dalla sua anima, dal suo modo di essere, da quello che lei aveva passato nella sua vita, le sue vicissitudini che avevano lasciato dei segni in lei come donna. E lo dice uno come me che, a livello lavorativo, preferisce le voci maschili, devo dire che come lei non c'è nessuno, ti dà quel qualcosa in più che nella musica non si spiega, la ascolti con i brividi sulla schiena.


Pippo Augliera
Intervista inserita nel libro La voce dentro



Italy 1992 - Mia Martini - Rapsodia - video
http://www.youtube.com/watch?v=I0ab4bYpUfI

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