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domenica 31 gennaio 2010

Intervista a Mia Martini. Sono Mia Una difficile grande carriera


E' una delle poche cantanti emerse negli anni '70 ad essersi costruita, attraverso successi e silenzi, una identità così sicura, da essere indiscutibilmente valutata, al pari di Milva o della Vanoni, fra le "signore" della canzone italiana. Il suo primo disco, "Il magone", risale al 1963, vale a dire una lunga gavetta in sperduti locale delle Marche fino al successo di "Piccolo uomo" al Festivalbar del 1972 e poi di "Minuetto". Oggi, Mia Martini affascina e trascina per un'altra dimensione, quella del ritorno da profondi silenzi e travagli che ne hanno fatto una creatura epidermicamente felice del caldo, ritrovato, abbraccio del pubblico. Come, anche quest'anno, è accaduto a Sanremo, dove "La nevicata del '56" ha ottenuto il Premio della critica. Ora il pezzo esce nel nuovo Lp, "La mia razza" e la tv la 'riscopre' c0n "Europa Europa".

Mia, lei ha conservato qualcosa dello spirito d'infanzia, come sembra suggerire la sua canzone di Sanremo...Da che cosa dipende?
"Dipende dal fatto che mi fa molto male averla perduta. Oggi vedo la mia infanzia alla luce di tante discese e salite e questa proiezione sul mio passato mi fa risaltare soltanto le cose belle, la figura di mio padre nella mia casa, che non mi ha mai portata allo stadio, era uomo di cultura e fervente politico, ma mi faceva vedere il mondo dalle sue spalle...".

Lei ha conosciuto il successo, fino all'83, poi anni di 'oscuramento', quindi di nuovo il successo. Che cosa hanno significato quesi momenti?
"E' un bilancio che non faccio, perchè guardo a questi momenti come alla mia infanzia. Mi rimane l'amore del mio pubblico che è rimasto in tutti questi anni senza affievolirsi, anzi si è chiarito, senza singhiozzi e fuochi d'artificio".

Ma perché anni di silenzio?
"Anche l'operazione che ho avuto alle corde vocali ha inciso. Ma avevo grandi dubbi. Mi venivano date delle imposizoni da quello che era il mio compagno in quel momento (Ivano Fossati, ndr) per cui io ero costretta a dover rinunciare o alla mia arte o alla mia femminilità, alla mia vita di donna. Ero sempre confusa, angosciata...Sono rimasta sola con le mie lotte interiori, nella mia casa".

E, tra l'amore e l'arte, ha scelto l'arte?
"Sono la stessa cosa. Perché l'arte è una parte dell'amore. E' che non c'è una donna e poi un'artista: c'è l'acqua, la terra, il mare, il cielo, le montagne, non so quando finisce la mia vita d'artista e quando comincia quella di donna".

La sua voce è affascinante anche perché è passata dalla testa alla gola. Le piace questa trasformazione?
"L'ho voluta io. Mi ero stufata di avere una voce che abitava in testa, e così ho cambiato l'arredamento, e l'ho mandata giù, da dove partono tutti gli stimoli e tutti i sentimenti".

Che cosa le piace di più del suo ultimo album, "La mia razza"?
"Ci sono tante cose, perché è molto vario. Ma il pezzo che più mi scalda perché scatena un po' la mia fantasia, il mio amore per l'Africa, per tutto ciò che è lunare, è di Mimmo Cavallo, davvero un grande artista, e si chiama "Danza Pagana".

Progetti per il futuro?
"Divertirmi come una pazza. Vivendo. E io vivo di musica, e sono pazza di gioia di cantare ancora".

Che cosa ha imparato nella sua vita così intensa?
"Che qualsiasi problema non si può guardare da pari a pari, perché le cose sono sproporzionate. Per avere veramente il controllo di tutta la situazione bisogna andare in alto, più in alto possibile, perché più in alto andiamo e più gli ostacoli che ci si nascondono possiamo vederli".

Claudio Sottocornola Bergamo Oggi 17/03/1990

sabato 30 gennaio 2010

Mia Martini: L'ebbrezza del successo dopo il lungo silenzio




Ci guarda, la luce dei suoi occhi cerca i nostri sentimenti. Pochi attimi e Mia Martini sorride, intuisce l'affetto, l'amicizia. E si lascia andare, serena, leggera, allegra, disponibile, non esita a giudicarsi con autoironia, finalmente libera dalle incertezze e dalle paure. Il successo ritrovato quasi la eccita, risentire il calore del pubblico la commuove, con orgoglio racconta le sensazioni provate in questa sua lunga tournée e ci mostra una piccola targa d'oro appesa alla collana, emozionante regalo dei ragazzi della curva B di Napoli che l'hanno portata in trionfo. Stesso entusiasmo ieri sera a Lecce e febbrile attesa questa sera a Taranto al Teatro Orfeo. Dopo il concerto è come ubriaca, stordita dagli applausi, dalle continue richieste di canzoni.


La emoziona di più il pubblico ritrovato, che non l'aveva mai dimenticata, o quello nuovo dei giovani che la scoprono ora?
Sono due tipi diversi di emotività, entrambi bellissimi. I più giovani mi fanno tenerezza, alcuni sono i figli dei miei fans di ieri, mentre il pubblico che mi ha aspettato mi possiede totalmente, perché mi conosce. E amore vuol dire conoscersi.

Ma chi erano i suoi veri nemici, da chi si è dovuta difendere?
Da me stessa. Ero troppo insicura, confusa, fragile.

E per ritrovarsi si é nascosta nell'eremo di Calvi, in Umbria.
Si, ho rimesso insieme con pazienza e sofferenza il mosaico della mia vita. La solitudine mi ha molto fortificato. Avevo deciso di non cantare più ma mi sono accorta che non era possibile, che il silenzio mi faceva troppo male.

E' stata difficile l'analisi con se stessa?
Mi sono sottoposta a qualsiasi genere di torture, consapevole che non si può essere indulgenti con se stessi, che non bisogna mai rilassarsi un attimo. Intenerirsi è solo un alibi.

Cosa prova guardando le copertine dei suoi dischi di ieri?
Di solito non le guardo, cerco di non voltarmi indietro. Poi magari me le portano sotto gli occhi i fans che sono terribili e riescono ad animare i fantasmi del passato nelle loro operazioni nostalgiche. Il tempo che passa invece mi distrugge, mi consuma.

Quale concerto le ha dato brividi mai sentiti in questi ultimi mesi?
Le sensazioni più forti le ho provate sui palcoscenici di Milano e Napoli. Milano è come un padre, è la mente, e Napoli è il corpo, l'amore. Sono come un unico essere.

Possiamo anticipare che sarà ancora a Sanremo?
Sì, con una canzone molto bella, diversa da 'Almeno tu nell'universo'. Me l'hanno proposta giorni fa e sarà una sorpresa.

Le piacerà cantare con l'orchestra e in coppia con uno straniero?
Sono felice di trovare l'orchestra, non amo cantare su una base registrata. Risulta freddo, meccanico, ed io sono un po' all'antica. Per l'abbinamento, tutto dipende dalla scelta del cantante straniero...Beh, se potessi accoppiarmi con Randy Newman sarebbe il massimo!.

Com'è cambiato il mondo discografico?
Si lavora in modo diverso. O sono diverse le persone o quelle che c'erano hanno imparato a lavorare con altri biettivi. C'è più professionismo e si punta molto al mercato internazionale.

E così lei tornerà a volare in Europa, America, Giappone...
No, resto qui per ora. Voglio assaporare fino in fondo l'emozione del mio rientro. Voglio ancora godermi questi bellissimi incredibili momenti.

Vito Luperto su Quotidiano 1 dicembre 1989


Il video di "Donna"
http://www.youtube.com/watch?v=Q5V_GTUw-e8


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Da Sanremo in poi. DAC intervista Mia Martini
http://questimieipensieri.blogspot.com/2011/02/da-sanremo-in-poi-dac-intervista-mia.html

Conferenza Stampa di Mia Martini al Festival di Sanremo 1989
http://questimieipensieri.blogspot.com/2011/01/conferenza-stampa-di-mia-martini-al.html

Incanta la voce di Mia Martini. A Taormina la cantante calabrese che meriterebbe ben altra carriera
http://questimieipensieri.blogspot.com/2009/01/incanta-la-voce-di-mia-martini-taormina.html



sabato 2 gennaio 2010

Mia Martini: Una voce "nera"



In una notte d'estate del '65, un'adolescente in minigonna era l'attrazione di un locale alla moda di Castiglioncello. Era una ragazzina minuta, dai tratti del volto marcati, dalla voce ancora incerta ma piena di fascino. Quella ragazzina si chiamava Mimì Bertè. Sulla pedana di quel locale notturno - affollato da gente del cinema e da imprenditori milanesi - affacciato su un mare che in quella notte d'agosto sembrava una tavola nera, macchiata qua e là dai bagliori delle lampare - sulla pedana di quel locale a mezzanotte salì Mimì.