In una notte d'estate del '65, un'adolescente in minigonna era l'attrazione di un locale alla moda di Castiglioncello. Era una ragazzina minuta, dai tratti del volto marcati, dalla voce ancora incerta ma piena di fascino. Quella ragazzina si chiamava Mimì Bertè. Sulla pedana di quel locale notturno - affollato da gente del cinema e da imprenditori milanesi - affacciato su un mare che in quella notte d'agosto sembrava una tavola nera, macchiata qua e là dai bagliori delle lampare - sulla pedana di quel locale a mezzanotte salì Mimì.
La gente ai tavoli sembrava distratta, parlottava, sorseggiava qualcosa, succhiava un sorbetto. Mimì, sulla pedana appariva intimidita e contemporaneamente coraggiosa. Dagli occhi mandava lampi di furore per quella gente disattenta e dalla gola emetteva suoni carichi i rabbia. Fu quel suo atteggiamento, fu quella voce a conquistare l'attenzione e poi - mano a mano - il consenso e poi l'entusiasmo del pubblico. Una voce acerba, dicevamo. E anche tecnicamente approssimativa. Ma di una intensità interpretativa che faceva presagire la grande cantante che Mimì sarebbe diventata, maturando negli anni, in mezzo a centomila ostacoli e ad altrettante difficoltà.
Una voce che si sarebbe fatta "nera", nel timbro, molto più tardi. Ma che "nera" già lo era da allora. Per una capacità naturale di cantare dal di dentro. Dote che pochissimi interpreti posseggono e sanno alimentare. Tutti ricordiamo Mimì, che intanto era diventata Mia Martini, per quel suono "sporco" della voce. Che gli anni e l'esperienza avevano definitivamente fissato come la sua inconfondibile identità, e che avevano fatto maturare fino quasi alla perfezione.
Una voce "nera", ma piena di sapori mediterranei, aspri e delicati come la sua terra - la Calabria - che le consentivano di affrontare le melodie più popolari - come quella de "La nevicata del '56" - con una naturalezza e una fascinazione assolute. Le stesse con cui, al di là del repertorio "ufficiale", permettevano a Mimì di affrontare anche la grande musica popolare americana con risultati straordinari. Soprattutto nel blues.
Una voce "nera", ma piena di sapori mediterranei, aspri e delicati come la sua terra - la Calabria - che le consentivano di affrontare le melodie più popolari - come quella de "La nevicata del '56" - con una naturalezza e una fascinazione assolute. Le stesse con cui, al di là del repertorio "ufficiale", permettevano a Mimì di affrontare anche la grande musica popolare americana con risultati straordinari. Soprattutto nel blues.
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