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domenica 25 maggio 2014

Mia Martini non vuole essere più sola. Intervista



 
Partecipa a Musica estate, il torneo canoro che si tiene ogni anno a Pesaro, ma non è gran che soddisfatta:

Queste manifestazioni – dice Mia Martini – sono le uniche promozioni televisive che la Tv ci concede, ma le trovo stupide, sorpassate. Oggi, secondo me, il lancio dei nostri prodotti si fa solo con le serate, con de veri e propri spettacoli con tanto di scenografia.

A Pesaro presenti il tuo ultimo 45 giri, Vola, di Ivano Fossati. Che ne pensi di questo brano?
Ci credo molto, è la prima incisione con la Wea, la mia nuova casa discografica. Il passaggio mi ha giovato, mi ha fatto crescere: ho lasciato la grande chioccia Rca per una casa altrettanto valida seppure più piccola che, però, mi lascia tanta autonomia. Vola, è il mio disco del momento, l’ho presentata in Tv già due volte, in Azzurro cicale e ventagli e in Bravo ‘78.
Allora sei una donna soddisfatta?
Sì e no. La mia carriera non è certo da buttare: ho vinto due dischi d’oro, Charles Aznavour mi ha voluto con sé all’Olympia di Parigi, un momento magico davvero, ma vorrei provare una emozione in più. Ti spiego, il mio è anche un lavoro ripetitivo, pensa alle riprese televisive, vai, c’è il regista, registri il tuo pezzo e te ne torni via; nelle serate quasi lo stesso, lì almeno c’è il pubblico che ti ama, ma non hai tempo per cogliere questo amore, questo contatto umano…ecco sento che mi manca molto il contatto umano.
E’ forse per questo che lavori a Radio Bologna International?
I proprietari sono miei amici ed io possiedo un Nagra bellissimo comprato anni fa. Allora mi sono detta: perché non usarlo? E mi sono inventata una trasmissione dove intervisto i miei colleghi. Non è soltanto un hobby, è un modo di avvicinarmi ai cantanti. Un po’ per timidezza, un po’ per mancanza di tempo, non ci si parla mai. Adesso c’è tra noi un discorso umano, con alcuni di loro sono diventata molto amica. Oltre a questo lavoro-hobby, ogni tanto scrivo i testi delle mie canzoni: infatti ho in mente di fare meno serate, di stare meno in giro e dedicarmi anche ad altre cose. Ho voglia di cantare, ma desidero anche altri spazi per me.
Livia Hendel 1978

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lunedì 19 maggio 2014

Mia Martini perdona il " profeta " Ippoliti



Vivace botta e risposta tra la vincitrice annunciata e il vincitore reale della rassegna, Luca Barbarossa, fa lo spiritoso: Mai più eliminazioni, fa male alla salute.

Nervosa. Stressata. Assordata dalle "trombe" che senza requie annunciavano la sua vittoria al Festival. Adesso che si deve accontentare del secondo posto, Mia Martini può confessare tutta l' angoscia che le si era insinuata nell' anima: lo fa con toni sereni, ironici, pacati. Saranno state proprio le grandi strombazzate fuori tempo del suo trionfo a influenzare negativamente la sua gara?

Lei non ha nessuna intenzione di recriminare. Anzi, butta decisa acqua sul fuoco:
No, non sento d' essere stata danneggiata. Dalle 'sparate' mi hanno ardentemente difeso in tanti, soprattutto Pippo Baudo e Alba Parietti. Così quando ho cantato la tensione è svanita, e adesso tutto è passato, è finito.
 L' elegantissima Mimì non porta rancore neppure a Gianni Ippoliti, il più insistente e incaponito tra gli annunciatori della sua vittoria.
Scambierei volentieri quattro chiacchiere con lui, gli offrirei da bere. Anche perché , redarguito, s' è corretto, è stato carino. Credo abbia capito che noi cantanti siamo dei professionisti.
 Si merita una valanga d' applausi, sorrisi, "brava, brava".

Il vero vincitore Luca Barbarossa, anche lui predestinato sin dall' inizio all' Olimpo festivaliero ma con meno chiasso, si sente messo in secondo piano. E si fa largo, pensando d' essere spiritoso: Aho' , ho vinto io, non so se v' è arrivata la notizia...
Ne ricava risate con contorno di 'buu'. Ma il bel Luca che canta "Portami a ballare" alla mamma non si fa intimidire:
Io non lo sapevo per niente che avrei vinto.

Mia non resiste e lo interrompe:
Eri all' estero? Guarda che nella palla di cristallo c'eravamo tutt' e due.
Lui, di rimando:
No, io sulle palle non mi sono mai basato.
Di nuovo Mimì :
E con mamma come la metti?.
Ancora lui, buttandola sul goliardico:
 Spogliamoci tutti....
Perfetto, mica che qualcuno pensasse di stare a Oxford in compagnia di gentlemen.

E il romano Barbarossa aggiunge:
Mia è un' interprete straordinaria, non capisco perché lo vogliate scoprire tutti oggi. Si dovrebbe vivere il Festival in un modo un po' più dignitoso. Ho visto, anche dietro le quinte, scene da matti: gente che stava male di stomaco e stringeva amuleti.
Poi si raddolcisce:
 Scusate, ma non ho sabotato io il 'sistema' sanremese, mi sento imbarazzato.
 E finalmente offre una riflessione:
 Bisogna restituire spessore artistico a Sanremo. Bisognerebbe istituire delle sezioni di gara differenziate, come avviene per i Grammy; si dovrebbero scegliere le canzoni non secondo la logica della lottizzazione, in base alla casa discografica, ma per soddisfare il gusto del pubblico. E spero che l' eliminazione resti un fatto eccezionale di quest' edizione: è un giochetto che fa male soltanto alla pelle di noi cantanti.

 Irrompe Baudo, deus ex machina della quattro giorni canora:
Il risultato della gara mi sembra giusto. Sono canzoni interessanti, di qualità .
 Ma lo sa il Pippo Nazionale che il Presidente Cossiga ha mollato una picconata anche a lui? Non gli sono simpatico, ma pure lui non gode della mia simpatia....

 E irrompe Aragozzini, uno dei tre produttori esecutivi di questo Sanremo organizzato dalla Rai:
Viva la canzone italiana. E speriamo che l' anno prossimo si possa fare un vero Festival, un Festival con tanti cantautori.

 In disparte se ne sta il giovane e timido fiorentino Paolo Vallesi, terzo. Emozionato e stretto tra Barbarossa e Mia Martini, riesce a dire in un soffio:
 Mi sento più che soddisfatto, sono meno di tre anni che faccio il cantante. Nel ' 91 ho vinto tra le "Nuove proposte" e quest' anno non potevo sperare di meglio che piazzarmi subito dietro a due artisti bravissimi.

 Gloria Pozzi Corriere della sera 1992

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lunedì 12 maggio 2014

Mariella Nava: "Per Mia Martini (Mimì) ci vorrebbe un risarcimento più che il ricordo"


 
Una delle artiste più grandi e più amate d’Italia. Eppure è morta in solitudine, eppure quando era in vita dicerie odiose degne di una medievale caccia alle streghe la facevano soffrire, eppure nell’epoca delle celebrazioni a gogò, dei festival su-tutto-purché-sia, il suo nome si pronuncia ancora troppo di rado. Lei è Mia Martini, Mimì per gli amici e i milioni di fan e oggi a Roma saranno in tanti a ricordarla proprio nel diciannovesimo anniversario della sua morte. La serata intitolata Mia cara Mimì si svolgerà nel Lanificio Atelier dove si alterneranno gli omaggi dei big della musica italiana, come Sal Da Vinci, Mariella Nava, Mimmo Cavallo, Barbara Cola, Raiz, Fausto Mesolella, le White Nymphs, Loredana Errore, Luca Napolitano, i Baraonna, Davide Misiano, Simona Patitucci, Emanuele Lucas e Alessia Di Francesco che si sono ispirati o hanno avuto l’onore di collaborare con Mia, esibizioni corali, passi a due sulle note delle sue canzoni più famose. Alcuni si troveranno a leggere sul palco la lettera che avrebbero sempre voluto scrivere ma che non hanno mai potuto recapitare a Mimì. Insomma una serata ad alto tasso emotivo della quale abbiamo parlato con una delle principali protagoniste, Mariella Nava.

Perché parteciperà?
Quando me lo hanno chiesto ho detto subito di sì. Mimì mi è sempre stata cara come artista e mi è sempre molto dispiaciuto il fatto che sia uscita di scena così sola. Purtroppo non ho avuto il tempo di entrare davvero in contatto con lei, ho potuto stringerle la mano e incontrarla negli studi dell’Rca dove l’ho vista al lavoro e dove ha iniziato. Ma l’ho sempre considerata come una di famiglia per lo stretto legame che ho con Renato Zero e che lei ha sempre avuto con lui. Loro due erano come fratello e sorella. Poi, naturalmente da autrice, ho sempre sognato di collaborare con lei. E in qualche modo ci sono riuscita.

Cioè? Com’è andata?
Scrissi una canzone pianoforte e voce espressamente per lei e gliela feci recapitare tramite il produttore. Poi non ne seppi più nulla e lei dopo qualche mese morì. Molti anni dopo, nel 2007, ricevetti una telefonata dal produttore Maurizio Piccoli. Lui, che aveva collaborato con Mimì nell’ultimo periodo della sua vita, aveva trovato alcuni provini inediti e tra questi c’era anche il mio pezzo. Per me è stato un regalo immenso, un regalo dal Cielo.

Come si chiama il pezzo?
Si intitola “Le altre” ed è una canzone dedicata alle donne non titolari di una storia d’amore, a quelle illegittime, a quelle che nessuno sa. Donne che soffrono tanto in questo ruolo da eterne seconde, proprio come era capitato a Mimì nella sua difficile vita sentimentale. E, naturalmente, canterò proprio questa canzone nello show in ricordo di lei.

Mia Martini non è ricordata quanto e come dovrebbe. È d’accordo?
Sì, la sua vita è sempre stata in salita. E anche ora che è uscita dalle scene continua a essere in salita. Ma lei è una delle più grandi e come tutti i grandi ha lasciato un vuoto immenso. E poi è straordinariamente amata dal pubblico che non l’ha mai dimenticata. A girarle la faccia furono tanti addetti ai lavori.

Tanti, ma non il suo amico Renato Zero.
No, lui no. Le fu sempre vicino come un fratello. E dietro il ritorno di Mimì a Sanremo ci fu proprio Renato che si spese personalmente per poterla ammirare ancora su quel palco. Quando Mimì era all’Ariston, Renato era in sala ad applaudirla. Questi giorni non sono facili nemmeno per lui. 

Cosa ne pensa della disavventura che gli è capitata?
Un grande dolore perché è stato colpito proprio da coloro che lui ha sempre tenuto in così grande considerazione, quelli vicino allo zero.

Quali sono invece i suoi prossimi appuntamenti professionali?

Ho appena pubblicato un disco “Sanremo sì, Sanremo no” dove ho inserito anche i due pezzi che sono stati tanto lodati dalla commissione del Festival di quest’anno ma poi sono stati scartati. Inoltre ho appena cominciato la mia avventura discografica. Ho una piccola etichetta indipendente, Suoni dall’Italia, per dare voce a nuovi talenti. Il primo? Mimmo Cavallo. È da sentire, scrive delle canzoni bellissime. 

Cinzia Marongiu per Tiscali Spettacolo e Cultura


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Scrivo. Una lettera di Mariella Nava a Mia Martini


sabato 10 maggio 2014

Le confessioni di Mia Martini: le colpe dei discografici

 
Storia di un contratto finito in tribunale  e delle infamanti dicerie che la isolarono da tutti

I discografici con me hanno sempre guadagnato mentre io ho sempre pagato . Spesso mi hanno ferita, mancandomi di rispetto come donna e come artista. Parole dure, taglienti come lame di coltello, pronunciate da Mia Martini qualche mese fa, all’indomani della pubblicazione del suo ultimo album “La musica che mi gira intorno".
Un vero e proprio “J’accuse” alla discografia italiana che rimane bruciante anche se suoi colleghi amici come Bruno Lauzi cercano di gettare acqua sul fuoco: E’ vero che le case discografiche sono spesso gestite da persone stupide,  ma è altrettanto vero che gli artisti a volte soffrono di manie di persecuzione. Eppure, a sentire lei, Mia Martini di motivi per avercela con i discografici ne aveva parecchi. Soprattutto con quelli della Ricordi che, sosteneva lei, a metà degli anni ’70 l’avevano quasi ridotta al lastrico. Alla casa discografica milanese Domenica Bertè, in arte Mia Martini, era arrivata nel ’72, dopo la scadenza naturale del contratto che la legava alla RCA. Sulla carta quello della Ricordi fu il suo periodo artistico di maggiore successo: “Piccolo uomo”, “Minuetto”, “Donna sola”, “Inno”. Eppure fu anche un periodo di incomprensioni, almeno a giudicare dalla lunga vertenza legale che vide la cantante opposta alla casa discografica. Fu una causa che la Martini perse, vedendosi condannata a pagare un risarcimento danni di 200 milioni (pari ad oltre mezzo miliardo di lire oggi – ndr). ‘Io non avevo quei soldi e così il tribunale fece un sequestro cautelativo. In pratica, fino a tutti i primi anni Ottanta, tutto quello che guadagnavo finiva nelle casse della Ricordi’, dichiarò la cantante.

Nel ’76, lasciata la Ricordi, Mia Martini approdò alla “Come il vento”, casa discografica del suo amico Maurizio Fabrizio. Dopo due album, però, passò alla WEA, dove realizzò sotto la guida di Ivano Fossati (allora anche suo compagno) l’album “Danza”. Poi sparì: nessuno voleva lavorare con lei perché si era fatta la fama di “iettatrice”. Merito di un impresario romano con cui la Martini aveva avuto un pesante diverbio. A rendere di dominio pubblico la cosa fu, probabilmente in uno dei suoi tanti sfoghi di cui poi regolarmente si pentiva, sua sorella Loredana Bertè. La quale, accusata pubblicamente dalla rivale Donatella Rettore di portare sfortuna, prima di quererarla, ebbe la bella idea di precisare alla stampa che la collega la confondeva con la sorella. La frittata era fatta. Il resto lo fecero un drammatico incidente stradale, in cui morì chi era al suo fianco, e i troppi, infamanti pettegolezzi che ne seguirono.

L’isolamento di Mia Martini fu spezzato alla fine dell’80 dalla DDD, la casa discografica che aveva lanciato Eros Ramazzotti, che le propose un contratto. Lì venne valorizzata per quello che era: Una cantante eccezionale – come ricorda Roberto Galanti, allora responsabile della casa discografica -, dotata di una musicalità straordinaria, ancora più spiccata di quella di Mina. Una vera star. In DDD Mia Martini ci rimase sino all’85. Fu l’unico mio contratto importante che si esaurì naturalmente, senza uno strascico legale, ricordava nella sua ultima intervista. Mimì non lo rinnovò perché aveva deciso di ritirarsi dal mondo della musica dopo che “Spaccami il cuore”, scritta per lei da Paolo Conte, fu rifiutata nell’85 dalla giuria del Festival di Sanremo per evitare che la “iettatrice” portasse sfortuna alla manifestazione.

Così, dopo aver venduto tutto (non aveva più un soldo) si rifugiò prima dai parenti a Bagnara Calabra, suo paese natale, e poi alle porte di Roma, vicino al suo amico discografico Tonino Coggio. Fu quest’ultimo a convincerla, nell’89, a tornare sulle scene, interpretando – proprio al Festival di Sanremo – quella “Almeno tu nell’universo” scritta per lei da Maurizio Fabrizio e Bruno Lauzi ben undici anni prima. Fu un successo. ‘ Anche alla Fonit Cetra, mia casa di quel periodo, mi trovai male. Ma in quella successiva, la Polygram, fu peggio.
Mi obbligarono a presentarmi al Festival di Sanremo del ’94 con un pezzo orrendo, perché senza il Festival, dicevano, non sapevano come fare per vendere il mio disco. Fui felice quando mi scartarono. Stracciai il contratto e me ne andai alla RTI, la quale fu costretta a pagare le mie penali alla Polygram. E’ solo l’ultima delle mie disavventure con i discografici. Una gran bella razza, non c’è che dire.
Parola di Mimì.

 
Gigi Rancilio Maggio 1995


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