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domenica 30 maggio 2010

Mia Martini, Note Mimì


Cara Mimì,

è possibile che siano già passati 15 anni? E' proprio vero che il dolore, quando vero e autentico, è incapace di essere guarito, o almeno lenito, dal passare del tempo. La cicatrizzazione è lontana a venire, come accade per tutte le grandi passioni. Mi ricordo come fosse ieri quelle immagini caleiodoscopiche che la televisione mostrava quel giorno, il senso di impotenza, rabbia, vuoto e tristezza che si alternavano all'ascolto di quella notizia. Data in così tanti modi, con così tanta violenza, con degli zoom implacabili sulla tapparella abbassata della tua nuova casa al Cardano al Campo, con le ricostruzioni e le divigazioni così stridenti rispetto alla tragicità della notizia e così poco rispettosi della tua dignità di donna, prima che di artista. Senza parlare dei novelli e resuscitati amici che, a scapito di qualsivoglia spirito di coerenza, erano pronti ad animare di interviste e di opinioni i tanti mass media che penetravano la notizia. Ma sappiamo che questo è il tragico gioco del caravanserraglio mediatico, pieno di saltimbanchi, trapezisti, giocolieri e pagliacci che devono necessariamente sbranare l'evento, sminuzzarlo, tagliarlo a brandelli pr apportare la propria versione, creandone una del tutto nuova e così lontana dalla verità dei fatti.

Molti dicono che ci si rende conto di avere perso qualcosa di importante soltanto quando si ha la consapevolezza di averla persa per sempre. Non è la mia regola, così come la tua. Per quanto potessero dividerci chilometri di distanza, il costante pensiero, la voglia di sentirsi, la brillantezza e l'entusiasmo della tua voce, alla fine delle tante, innumerevoli tappe nei paesini più sperduti di questa italietta, cancellavano, come un colpo di spugna, qualsiasi presunto allontanamento. Ed io così piccolo e tu così grande, fiera, combattiva. Viversi giorno per giorno, perdersi nelle tue canzoni, viaggiando al di sopra del tempo e delle cose.

Come deve essere bello, cara Mimì, poter librarsi alti sopra tutto e tutti, sopra ogni forma di maldicenza e cattiveria, sopra i finti amori e le vane passioni, sopra ogni dispiacere e delusione. Purtroppo sei stata la vittima di un sistema così poco razionale, così aggressivo e violento nel quale la tua persona è uscita distrutta, sola e spesso senza forza. Ma sapevi rinascere, come l'araba fenice, attraverso la musica...e ancora oggi risplende la tua dedizione incondizionata per la musica che, per quanto si possa essere intrecciata con sangue e sudore a parentesi di affetto, di amore e distruzione, è stata l'unica arma per resistere e combattere, capace di non poter essera rea di tradimento. Una corazza forte e lucentissima, come rivederti con gli occhi chiusi, le mani strette al microfono e la voce libera di poter arrivare "dove il cielo va a finire".

E ancora oggi, mi fanno ridere, con un sapore grottesco e amaro, i fiumi di parole e di inchiostro che continuano a scorrere per ricordarti. Come se ad un vaso fragilissimo e prezioso appena rotto, valesse ancora qualcosa chiedersi il perchè, il per come...L'unica cosa che davvero si dovrebbe fare è recuperare i tanti cocci e valorizzarli dando una dignità e una giusta e precisa collocazione.

Sì, ti vedo. Stai interrompendo con una fragorosa risata e con quelle tue esternazioni mutuate dalla nostra cara Napoli il mio discorso; tanto perdersi in amari "se e ma" non può produrre che nuove stilettate al cuore...

Ma lasciamo perdere i revival, così come abbiamo aperto il cassetto dei ricordi per viaggiare velocissimi in tanti fotogrammi convulsi, è giusto richiuderlo per pensare al domani. Non posso, cara Mimì, pensare e ricordarti solo al passato. Non è da me arrendermi e riporre con nostalgia chi ha fatto parte di me, quello per cui ho dato un pezzo di anima, ciò che ho saputo coltivare per tanto, mai troppo tempo. Da tutto lo straordinario e magnifico percorso di una vita, bisogna saper cogliere il fiore della distruzione e l'amaro della edificazione.

Da quelle tue parole, dette con dolcezza infinita, ho saputo cementificare il leit motiv della mia esistenza, così come le ho riportate nella mia tesi di laurea e in ogni contesto felice o desolante: "PER ASPERA AD ASTRA, solo attraverso le difficoltà si raggiungono le stelle". E il fatto che tu sia fra quelle stelle brillanti e luminose che, apparentemente lontane e irraggiungibili, si stagliano in mezzo al cielo per orientare il cammino del viandante, non significa che non si possa parlare al presente. Mimì eri, Mimì sei, Mimì sarai. Mia cara compagna di viaggio, è inutile alzare gli occhi quando si ha la consapevolezza che qualcuno è qui con te, vicino e pronto a darti la forza per andare avanti.

Esattamente come un diamante in mezzo al cuore, ormai nulla può cancellarti, nemmeno le abrasioni che il tempo e la vita possono infierire sulla tua anima. E se la costruzione di un amore spezza le vene delle mani, mescola il sangue col sudore se te ne rimane...direi che ormai possiamo dirci in vacanza con la nostra bella villetta condonata, con tanto di fiori, piante e animali, a prova di terremoto e di qualsivoglia calamità naturale.

Sorrido. E sorridi anche tu. E' giunto dunque il momento, eliminata la tangente, di trovare un amore senza pizzo ma con tanti merletti. Ce la faranno i nostri eroi? Io dico di sì, l'importante è che non siamo certi di non perderci. O no?

Ciao Mimì, ti abbraccio

Note di Luigi Iacobellis

venerdì 28 maggio 2010

Conferenza Stampa di Mia Martini al Festival di Sanremo 1992

Ecco la cronaca legata alla Conferenza stampa di Sanremo 1992 e relativa alle domande poste dai giornalisti a Mia Martini.



D. Mia, la tua partecipazione a questo festival di Sanremo coincide con l'uscita di un tuo nuovo lavoro discografico?
MM. Certo!Io sono qui per questo, sono venuta a Sanremo per proporre un nuovo album che secondo me è molto interessante e anche molto divertente e mi piacerebbe venderlo bene. Una vetrina migliore penso che non ci sia in Italia, oltretutto Sanremo è anche abbastanza divertente.

D. Mia, vorremmo capire perchè in questo album hai scelto un lato ironico che pervade un po' tutto il disco...
MM. Sì, c'è sicuramente un lato ironico, ci sono anche dei discorsi un po' più seri, degli attimi di riflessione, ci sono tre brani di tre cantautori che sono Biagio Antonacci, Mimmo Cavallo, Enzo Gragnaniello, poi ci sono quattro brani curati da Giancarlo Bigazzi e dal suo gruppo.

D. E poi?
MM. Per quanto riguarda le altre cose del disco diciamo che sono partita da "Gli uomini non cambiano", che è stato il primo pezzo che ho ascoltato e, insieme ai miei discografici e ai miei collaboratori, abbiamo pensato che potesse essere una bellissima canzone da presentare a Sanremo. Quindi, intorno all'idea di Sanremo e di "Gli uomini non cambiano" è nato tutto il resto del disco, certo non creato lì al momento, perchè, anche se non sto pensando di realizzare un album, mi capita in genere, quando ascolto qualcosa o incontro un artista che mi colpisce, di mettere questo materiale da parte ed utilizzarlo successivamente per un album.

D. Pensi veramente di essere la favorita per la vittoria finale? Qualcuno, già da qualche settimana, sostiene che tu abbia già vinto.
MM. Io non sono venuta qui per vincere. Il mio Sanremo è stato modificato dall'esterno, io mi sono preparata per questo incontro importantissimo, come al solito, pensando naturalmente di non lasciarmi coinvolgere, perchè in genere è negativo. Ho tentato di rimanere assolutamente fuori dal discorso, come ho sempre fatto, perchè l'unica maniera è quella di prendere il Festival in modo abbastanza ironico e di fare un po' la turista, cioè quella che può scappare ogni tanto e andarsene in vacanza. Quando ho sentito per la prima volta l'annuncio di questa mia vittoria da Piero Vivarelli nel TG3, mi sono spaventata, ho avuto una gran paura e mi sono resa conto che avrei dovuto venire a Sanremo in un'altra ottica che però non conoscevo, non mi apparteneva. Sicuramente, non avrei potuto fare la turista, perchè ormai ero oggetto di attenzioni anche molto vistose. Nonostante tutto, mi diverto e poi in fondo stare al centro dell'attenzione era, forse, quello che volevo.

D. Qualora tu dovessi vincere il Festival, vorrebbe dire che qualcosa è cambiato all'interno di questo carrozzone, oppure semplicemente che tu sei un prodotto che ha un superiore livello di possibilità di vendita?
MM. No, io non credo che possano essere vere, nessuna di queste due cose. Io credo che sia un insieme di cose favorevoli, penso semplicemente che tutto ciò venga dopo anni di esperienze come il jazz, la canzone napoletana e l'incontro con Murolo, in qualche maniera mi sono sicuramente evidenziata. La mia canzone quest'anno è molto meno pretenziosa e raffinata rispetto alle canzoni che ho interpretato precedentemente, con questo brano è arrivato, forse, il giusto connubio tra un contenuto profondo e intelligente, ma anche più commerciale, più popolare con una linea melodica e un testo più immediati e accattivanti tra quelli presentati agli altri miei Festival.

D. Da quest'anno sono ritornate di nuovo le eliminazioni nelle prime due serate, per poi giungere alla classifica finale nell'ultima serata con il podio e i vincitori. C'è stata qualche eliminazione che ti ha colpito in modo particolare?
MM. Mi è dispiaciuto per la Nuova Compagnia di Canto Popolare, che è un gruppo che io stimo moltissimo e mi piace molto. Non ho ascoltato il brano, perchè qui a Sanremo è impossibile ascoltare le altre canzoni, però è un gruppo storico, importantissimo per il nostro panorama musicale.
Mia, ci potresti raccontare la tua vita in sintesi dividendola in periodi precisi?
MM. Il primo periodo è quello relativo a Mimì Bertè ( siamo alla preistoria), che chiamerei quello della mia infanzia, perché è iniziato ufficialmente all’età di 13 anni, allorché ho inciso il mio primo disco che era “Il Magone”, successivamente c’è stato il periodo in cui ho lavorato con Alberico Crocetta che è stato fondamentale nella mia vita, infatti è stato lui a inventare il nome di Mia Martini con il quale ho iniziato un periodo nuovo. Da questo momento in poi, ho vissuto artisticamente degli anni molto felici, infatti qualsiasi cosa io cantassi era un grande successo commerciale, si vendevano molti dischi, quindi ho dovuto dare veramente un calcio a tutto questo e cominciare a scegliere, invece di ‘dare degli ordini’! Questo è stato un periodo durissimo, perché durante questo viaggio ho sentito anche il bisogno di capire, oltre che tipo di artista fossi, che tipo di donna fossi e lì è iniziato questo mio viaggio all’indietro nel tempo, alla ricerca di mio padre e di me stessa, strada facendo mi sono persa anche il mio uomo…
Qui artisticamente nasco di nuovo dopo il mio ritiro dal mio rientro, dunque io termino tutti questi periodi con la nascita di altri in modo molto naturale e dunque rinasco di nuovo qui a Sanremo nel 1989 con il risultato che è la somma di tutto quello che era stato il mio passato. Rinasce una donna che ancora devo decifrare, che ancora devo riuscire ad identificare, un po’ strana, nel senso che sono una donna sola: In fondo non c’era bisogno di fare tutta questa strada perché avevo già cantato “Donna sola” un bel po’ di tanti anni prima, quindi mi sono ritrovata sola. Non ho mai valutato questa ipotesi, quando hanno scritto questo pezzo già avevano previsto tutto? Allora, era già tutto scritto….(ride) Quindi, mi sono ritrovata ad essere una donna sola, però che riesca a trovare una motivazione per vivere bene, non in maniera frustrante, dunque, ma rilassante, facendo quello che ama, cioè cantando e riuscendo a stare ancora dentro la musica. Ora il mio lavoro e la mia vita hanno aspetto un aspetto nuovo, ma che devo ancora decifrare, forse questo mio Sanremo ’92 mi chiarirà un bel po’ di cose.

Mia, la copertina del tuo nuovo album, a parte la lacrima che scende, cosa rappresenta?
MM. E’ una cipolla, tagliata e fotografata! Non è un disegno.

Post correlati:

Conferenza stampa 1989

Claudia Mori rinuncia al Festival per solidarieta' con l' esclusa Mia Martini http://questimieipensieri.blogspot.com/2009/03/claudia-mori-rinuncia-al-festival-per.html

Baudo " obbligato ": a Sanremo Premio Critica intitolato a Mia Martini
http://questimieipensieri.blogspot.com/2008/04/corriere-della-sera-archivio-baudo.html

Il video de "Gli uomini non cambiano"
http://www.youtube.com/watch?v=g1nrmqM0XWY

domenica 23 maggio 2010

Io e Mia Martini. Intervista ad Enzo Jannacci







L'incontro avviene al bar dello Sporting club di Bisceglie mentre beve un caffè freddo. Piove, ma alla sala interna il cantautore preferisce una terrazza coperta da una tettoia che ripara poco dalla pioggia. E si sottopone volentieri a questa chiacchierata su Mia Martini.

CM. Quando ha avuto modo di conoscere Mia Martini?
EJ. Ho conosciuto Mia quando faceva parte della casa discografica DDD e fu molto commovente la sua decisione di accettare nei primi anni '80, in un periodo per lei molto delicato, di partecipare tra i nuovi talenti alla trasmissione televisiva Poker d'assi. Lei aveva un carattere un po' difficile però le avevano fatto uno scherzo...la storia della scalogna che non so da dove sia partita.

CM. Vi siete incrociati nuovamente nel 1989 al Festival di Sanremo
EJ. Quando l'ho rivista, mi ha dato l'impressione che avesse dei problemi, ho cercato di starle vicino, perchè mi sembrava un po' distaccata dagli altri,mi sono offerto di stare a sentirla e di aiutarla. Ho notato che più insstevo nel comportarmi così, più lei si arrabbiava ed aveva ragione. Le ho chiesto pure scusa, ma lei rimaneva sulle sue. Successivamente, quando abbiamo partecipato al tour Sanremo in the world è stato molto bello. Mi ricordo che una sera Gigliola Cinquetti, Paola Turci e Dori Ghezzi hanno voluto cantare una mia canzone Vincenzina e la fabbrica e tutte e tre l'hanno interpretata in maniera sofisticata. Si è avvicinata timidamente anche Mimì e mi ha sussurato: 'posso provare anche io?' Lei, come ha fatto Ute Lemper con il mio brano La fotografia, al posto di mettersi a gridare ha dato un pianissimo che ha fatto venire i brividi, ha osato di più perchè ha colto in pieno lo spirito con cui l'ho scritta.


CM. Mimì è stata ospite nel 1989 al suo concerto per i trent'anni della sua carriera..
EJ. Aveva vinto il Premio della Critica, battendomi per un punto, ma il suo brano Almeno tu nell'universo era più bello di quello mio Se me lo dicevi prima. In occasione del mio spettacolo ha scelto di interpretare un brano del sottoscritto Io e te, accompagnata da una orchestra e sentirla cantare ancora una volta in maniera intensa è stata una emozione veramente grande...

CM. Eravate solo colleghi o anche amici?
EJ. E' la prima volta che parlo di questa mia amicizia con Mia e lo faccio perchè ci tengo. Anche io ho avuto dei problemi pesanti, per me lei non è neanche morta perchè una persona dello spettacolo che ha dato un'impronta così vivace...non muore. Ho amato le sue caratteristiche grintose...lei che aveva dovuto risalire la china in modo così spericolato, i dispiaceri la dicono lunga alla fine, però era una persona che era tornata al successo. Penso anche a Luigi Tenco, di cui sono stato amico, io lo vedo ancora, anche se è morto da tanti anni, se io fossi stato lì in quella serata terribile, forse non si sarebbe ucciso. Secondo me, le persone molto sensibili subiscono influssi molto negativi, se ancora non sono arrivati ad una certa età, grazie alla quale puoi prendere e filtrare le situazioni con una certa filosofia.
CM. Mia Martini ha parlato più volte della sua intenzione di incidere brani inediti composti da lei.
EJ. Non so bene se me l'avesse chiesto lei o no...ma avevo scritto insieme a mio figlio, che è molto dotato perchè ha una visione romantica e senso della ritmica, un brano di cui non ricordo il titolo e che volevo sottoporre a Mimì. Avevo saputo che sarebbe ritornata a Sanremo e desideravo che fosse interpretato da lei perchè, dopo averla sentita in Vincenzina e la fabbrica, mi sembrava adatto per il suo modo di cantare. Ho cercato più volte di rintracciarla, ma non sono riuscito a trovarla a Calvi, in questo paese dell'Umbria dove era andata a vivere. Per cui, non si è fatto più nulla.
CM. Ci vuole regalare una immagine/dedica su Mia Martini?
EJ. Mi fa venire in mente l'immagine dei moscerini, che hanno un sistema nervoso periferico centrale, un apparato di produzione, gli stessi valori di ph del corpo umano normale, solo squilibrati di qualche decimo di millesimo. E volano...e la gente, senza saperlo, va, fa del male e spesso ammazza i moscerini....
Testo raccolto da Maria Pia Troccoli - elaborazione di Pippo Augliera per Chez Mimì.Intervista inserita nel libro La voce dentro


Mimì Graffiti: Interviste a Mia Martini


Questa intervista è stata ricavata dalle seguenti trasmissioni: Ring, Radio Stereo 2, Radio Italia, Radio Dimensione Suono, Radio Verde Rai, Mezzogiorno Network, Radio Montecarlo. E da alcuni giornali: Anna, Blu, DAC, Tren dance, Voci e Volti, Babilonia.
Mia Martini risponde con la sua usuale e disarmante semplicità...


D. Come mai sei mancata tutto questo tempo? Avevi avuto un momento di grande fortuna che ti ha legato alla musica e poi questa lunga pausa!...
MM. Sintetizzare praticamente la storia della mia vita non è così facile come può sembrare. La fine del mio rapporto affettivo con Fossati, che durava da molti anni, è coinciso con una grande crisi anche nei rapporti con la mia famiglia, con Loredana e mia madre. Il mio lavoro diventava sempre più difficile per me, perchè mi venivano chiuse tutte le porte, per cui non riuscivo più a fare nulla. Così decisi di chiudere la mia carriera con un album dal vivo che si intitolava "Miei compagni d viaggio" che voleva essere un saluto a tutto il mio pubblico, alla musica e a tutti quelli che mi avevano seguito e amato. Poi, invece, dopo sei anni, non ho mantenuto la mia parola e sono ritornata. Il tempo, diciamo, mi ha chiarito molte cose anche di me stessa che io non conoscevo. La mia fragilità di una volta ora non c'è più, mi sono rafforzata.

D. Se non fossi riuscita in questo mestiere, cosa avresti fatto?
MM. Questa è una domanda che non mi sono mai fatta finchè ero ragazzina. Adesso che cominciano a passare gli anni, ogni tanto me lo domando, perchè penso che dovrei davvero considerare un lavoro che sostituisca questo: anche perchè con la musica non si vive molto, specialmente in questi tempi! Io mi domando: 'Cosa avrei potuto fare?'. Una cosa che amo, perchè non potrei occuparmi di cose che non amo, non potrei fare un lavoro, io voglio viverlo un lavoro! E penso che mi sarei dedicata o ai bambini o agli animali.

D. Che cosa ne pensi oggi dei tuoi album tipo "Oltre la collina", "Il giorno dopo", "Nel mondo una cosa"?
MM. Mi fanno una grande tenerezza, io gli album non li vedo solamente in funzione musicale o letteraria, sul calendario gli anni possono andare via, il mio calendario invece si basa sugli album, c'è tenerezza verso "Oltre la collina", che sottolinea un periodo di grande rabbia, di rancore, di orgoglio ingiustificato perchè da giovane pretendi di giudicare prima il padre e la madre. Poi quando cresci, naturalmente, ti rendi conto che la vita è molto più fortunata di altri, perchè la mia infanzia ha delle immagini sonore, musicali e quando le rivedo sento persino l'odore di quei tempi. Musicalmente non riesco a giudicarli e non voglio nemmeno giudicarli perchè non mi interessa, fanno parte di me, ci sono i miei errori, le emozioni, i tradimenti, è il mio film.

D. Quale è stato il disco che hai realizzato più facilmente?
MM. "Martini Mia" l'ho fatto in sette giorni con del materiale raccolto qua e là, un po' vecchio e un po' nuovo, realizzato poi in studio, in fretta e furia, ma con tutto il nostro impegno. Tempo per prepararmi a Sanremo, insomma, zero. A qualcuno è piaciuto il 'look del rientro', ad altri no, ma il bello è che non potevo pensarci in piena fase di lavoro per un disco che aveva, ovvio, la precedenza su tutto.

D. Chi erano gliartisti che frequentavi negli anni '70?
MM. Sono in gran parte gli stessi di oggi, come Francesco De Gregori o per la stampa Fabrizio Zampa.

D. Mimì, dimmi qualcosa di quando cantavi con Renato Zero...
MM. L'amicizia con Renato Zero risale ancora prima, abbiamo vissuto praticamente insieme a Roma da quando avevo 16 anni, faceva parte della mia vita, poi è diventato grandissimo, dopo molti anni. Al Festival di Sanremo dell'89, si era parlato di una nostra collaborazione. Era un'idea di Renato, che poi non si è realizzata principalmente per causa mia. Non volevo che la nostra amicizia inquinasse il lavoro, anche perchè non giustifica una collaborazione. Quindi come puoi vedere, non mi sono mai esibita con Renato, 'hai sbagliato sorella' (ride!).

D. C'è una canzone di cui ti vergogni?
MM. Ce ne sono tante, io ho dovuto veramente, nella mia vita, fare grandi lotte. Tutte le mie battaglie giudiziarie sono sempre legate a brani, come la mia prima causa che ho miseramente perso contro la Ricordi per esempio, perchè mi volevano imporre di cantare esclusivamente cose scritte da autori delle loro edizioni. Questa è una cosa che non ho mai sopportato, perchè un Artista nasce proprio dall'idea di essere libero, perchè un Artista ha bisogno di fare, di interpretare, di creare veramente le cose, perchè la musica nasce dall'amore. L'idea che una persona venda dei dischi e possa essre usata a scopo solamente commerciale, e quindi imporre delle canzoni che non piacciono, mi da fastidio. Io purtroppo, ho dovuto farlo e quando l'ho fatto ho dovuto pagare l'ira di Dio, però l'ho fatto pochissimo. Una di queste canzoni, per esempio, è un brano orribile con il quale purtroppo ho rappresentato l'Italia ad un Eurofestival e si chiama "Libera". Qualcuno se la ricorderà pure, io mi vergogno proprio di averla cantata!

D. Nel 1978 c'è stato un album importantissimo: "Danza", fatto insieme a Ivano Fossati, ci sono state difficoltà a livello discografico per portare avanti quel disco?
MM. Sì, ma da quel momento la difficoltà maggiore diventò il nostro rapporto personale che era veramente pazzesco.

D. E dopo altre peripezie, hai cominciato a scrivere da sola la tue canzoni.
MM. Ho sempre scritto qualche testo sin dall'inizio. Quando ho cominciato in maniera massiccia è stato per crearmi un alibi per allontanarmi gradualmente dall'ambiente. All'inizio non ci credevo molto, poi mi sono appassionata.

D. Chi ti ha spinto a scrivere?
MM. Sicuramente Ivano, ma poi tutte le cose improvvisamente mi sembravano lo spunto giusto per scrivere.

D. Mi sapresti dire, in poche parole, qual'è l'aspetto come autore che ti ha colpito di Fossati?
MM. Come autore, è il suo modo di utilizzare la scala musicale sui toni sempre abbastanza centrali, un po' monotono, tipo ballata. Come ricerca di musica, la sua ricerca ritmica. Ivano è soprattutto un batterista anche se si è espresso con il flauto, la chitarra e più tardi con il pianoforte. Naturalmente, mi piacciono i suoi testi molto interessanti, molto all'avanguardia, specialmente negli anni '70.

D. Cosa pensi dei cantanti così detti impegnati?
MM. Ci sono cantanti che sono reputati intellettuali e sofisticati, ma che tecnicamente non valgono nulla. Il discorso impegnato, politico con la mia musica non va molto d'accordo. Mi fanno ridere quelli che parlano di messaggio, ma facciamo comizi o canzoni? Per lanciare messaggi e far comizi c'è Pannella, ci sono gli addetti ai lavori che lo fanno in ambienti molto adatti. Non sopprto proprio l'intellettuale del cavolo che sta a far la lagna con la chitarra per otto ore e mezzo, sempre con gli stessi due accordi e fa il discorso impegnativo. Uno va a leggersi il giornale o un libro se vuole il messaggio ma se va a un concerto vuol sentire gente che suona e che canta, non che parla!

D. Come vive l'amore una delle cantanti italiane per eccellenza di questo sentimento?
MM. Lo uso, me ne servo per lavorare, perchè senza quello manco di ispirazione, quindi, quando non c'è me lo invento pure. Mi consente di continuare a cantare, ed amare la musica, insomma è una questione di sopravvivenza.

D. In effetti, le tue canzoni sono un inno all'amore, però ci sono sempre accenni a te stessa, alla tua autonomia. E' possibile secondo te conciliare queste due cose?
MM. E' vero, credo che nelle mie canzoni ci siano questi aspetti, ma io non credo di desiderare una autonomia, non sono affatto femminista, mi piace l'idea di avere un uomo che pensi a me, che mi dia l'impressione di potermi riposare. Fino ad oggi ho dovuto pensare da sola al lavoro, ai miei problemi. In questo modo finisce che diventi un uomo, non sei più una donna!

D. E al di fuori del lavoro?
MM. Il fatto è che quando qualcuno mi dice 'Ti amo' mi piglia un colpo, perchè è come se mi caricasse sulle spalle dei bagagli pesantissimi, fatti di obblighi e di doveri che io non ho richiesto. Se la gente imparasse a ponderare bene le parole prima di pronunciarle, si esviterebbero tante ambiguità e tante sofferenze.

D. Cosa chiedi in un rapporto d'amore e cosa in uno di lavoro?
MM. Da un uomo voglio tutto, anche all'amicizia chiedo tantissimo, ma sono un po' più elastica. Chiedo molto anche al lavoro, siccome io non mi risparmio assolutamente, anzi, mi do completamente e pretendo altrettanto dagli altri.