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domenica 23 maggio 2010

Mimì Graffiti: Interviste a Mia Martini


Questa intervista è stata ricavata dalle seguenti trasmissioni: Ring, Radio Stereo 2, Radio Italia, Radio Dimensione Suono, Radio Verde Rai, Mezzogiorno Network, Radio Montecarlo. E da alcuni giornali: Anna, Blu, DAC, Tren dance, Voci e Volti, Babilonia.
Mia Martini risponde con la sua usuale e disarmante semplicità...


D. Come mai sei mancata tutto questo tempo? Avevi avuto un momento di grande fortuna che ti ha legato alla musica e poi questa lunga pausa!...
MM. Sintetizzare praticamente la storia della mia vita non è così facile come può sembrare. La fine del mio rapporto affettivo con Fossati, che durava da molti anni, è coinciso con una grande crisi anche nei rapporti con la mia famiglia, con Loredana e mia madre. Il mio lavoro diventava sempre più difficile per me, perchè mi venivano chiuse tutte le porte, per cui non riuscivo più a fare nulla. Così decisi di chiudere la mia carriera con un album dal vivo che si intitolava "Miei compagni d viaggio" che voleva essere un saluto a tutto il mio pubblico, alla musica e a tutti quelli che mi avevano seguito e amato. Poi, invece, dopo sei anni, non ho mantenuto la mia parola e sono ritornata. Il tempo, diciamo, mi ha chiarito molte cose anche di me stessa che io non conoscevo. La mia fragilità di una volta ora non c'è più, mi sono rafforzata.

D. Se non fossi riuscita in questo mestiere, cosa avresti fatto?
MM. Questa è una domanda che non mi sono mai fatta finchè ero ragazzina. Adesso che cominciano a passare gli anni, ogni tanto me lo domando, perchè penso che dovrei davvero considerare un lavoro che sostituisca questo: anche perchè con la musica non si vive molto, specialmente in questi tempi! Io mi domando: 'Cosa avrei potuto fare?'. Una cosa che amo, perchè non potrei occuparmi di cose che non amo, non potrei fare un lavoro, io voglio viverlo un lavoro! E penso che mi sarei dedicata o ai bambini o agli animali.

D. Che cosa ne pensi oggi dei tuoi album tipo "Oltre la collina", "Il giorno dopo", "Nel mondo una cosa"?
MM. Mi fanno una grande tenerezza, io gli album non li vedo solamente in funzione musicale o letteraria, sul calendario gli anni possono andare via, il mio calendario invece si basa sugli album, c'è tenerezza verso "Oltre la collina", che sottolinea un periodo di grande rabbia, di rancore, di orgoglio ingiustificato perchè da giovane pretendi di giudicare prima il padre e la madre. Poi quando cresci, naturalmente, ti rendi conto che la vita è molto più fortunata di altri, perchè la mia infanzia ha delle immagini sonore, musicali e quando le rivedo sento persino l'odore di quei tempi. Musicalmente non riesco a giudicarli e non voglio nemmeno giudicarli perchè non mi interessa, fanno parte di me, ci sono i miei errori, le emozioni, i tradimenti, è il mio film.

D. Quale è stato il disco che hai realizzato più facilmente?
MM. "Martini Mia" l'ho fatto in sette giorni con del materiale raccolto qua e là, un po' vecchio e un po' nuovo, realizzato poi in studio, in fretta e furia, ma con tutto il nostro impegno. Tempo per prepararmi a Sanremo, insomma, zero. A qualcuno è piaciuto il 'look del rientro', ad altri no, ma il bello è che non potevo pensarci in piena fase di lavoro per un disco che aveva, ovvio, la precedenza su tutto.

D. Chi erano gliartisti che frequentavi negli anni '70?
MM. Sono in gran parte gli stessi di oggi, come Francesco De Gregori o per la stampa Fabrizio Zampa.

D. Mimì, dimmi qualcosa di quando cantavi con Renato Zero...
MM. L'amicizia con Renato Zero risale ancora prima, abbiamo vissuto praticamente insieme a Roma da quando avevo 16 anni, faceva parte della mia vita, poi è diventato grandissimo, dopo molti anni. Al Festival di Sanremo dell'89, si era parlato di una nostra collaborazione. Era un'idea di Renato, che poi non si è realizzata principalmente per causa mia. Non volevo che la nostra amicizia inquinasse il lavoro, anche perchè non giustifica una collaborazione. Quindi come puoi vedere, non mi sono mai esibita con Renato, 'hai sbagliato sorella' (ride!).

D. C'è una canzone di cui ti vergogni?
MM. Ce ne sono tante, io ho dovuto veramente, nella mia vita, fare grandi lotte. Tutte le mie battaglie giudiziarie sono sempre legate a brani, come la mia prima causa che ho miseramente perso contro la Ricordi per esempio, perchè mi volevano imporre di cantare esclusivamente cose scritte da autori delle loro edizioni. Questa è una cosa che non ho mai sopportato, perchè un Artista nasce proprio dall'idea di essere libero, perchè un Artista ha bisogno di fare, di interpretare, di creare veramente le cose, perchè la musica nasce dall'amore. L'idea che una persona venda dei dischi e possa essre usata a scopo solamente commerciale, e quindi imporre delle canzoni che non piacciono, mi da fastidio. Io purtroppo, ho dovuto farlo e quando l'ho fatto ho dovuto pagare l'ira di Dio, però l'ho fatto pochissimo. Una di queste canzoni, per esempio, è un brano orribile con il quale purtroppo ho rappresentato l'Italia ad un Eurofestival e si chiama "Libera". Qualcuno se la ricorderà pure, io mi vergogno proprio di averla cantata!

D. Nel 1978 c'è stato un album importantissimo: "Danza", fatto insieme a Ivano Fossati, ci sono state difficoltà a livello discografico per portare avanti quel disco?
MM. Sì, ma da quel momento la difficoltà maggiore diventò il nostro rapporto personale che era veramente pazzesco.

D. E dopo altre peripezie, hai cominciato a scrivere da sola la tue canzoni.
MM. Ho sempre scritto qualche testo sin dall'inizio. Quando ho cominciato in maniera massiccia è stato per crearmi un alibi per allontanarmi gradualmente dall'ambiente. All'inizio non ci credevo molto, poi mi sono appassionata.

D. Chi ti ha spinto a scrivere?
MM. Sicuramente Ivano, ma poi tutte le cose improvvisamente mi sembravano lo spunto giusto per scrivere.

D. Mi sapresti dire, in poche parole, qual'è l'aspetto come autore che ti ha colpito di Fossati?
MM. Come autore, è il suo modo di utilizzare la scala musicale sui toni sempre abbastanza centrali, un po' monotono, tipo ballata. Come ricerca di musica, la sua ricerca ritmica. Ivano è soprattutto un batterista anche se si è espresso con il flauto, la chitarra e più tardi con il pianoforte. Naturalmente, mi piacciono i suoi testi molto interessanti, molto all'avanguardia, specialmente negli anni '70.

D. Cosa pensi dei cantanti così detti impegnati?
MM. Ci sono cantanti che sono reputati intellettuali e sofisticati, ma che tecnicamente non valgono nulla. Il discorso impegnato, politico con la mia musica non va molto d'accordo. Mi fanno ridere quelli che parlano di messaggio, ma facciamo comizi o canzoni? Per lanciare messaggi e far comizi c'è Pannella, ci sono gli addetti ai lavori che lo fanno in ambienti molto adatti. Non sopprto proprio l'intellettuale del cavolo che sta a far la lagna con la chitarra per otto ore e mezzo, sempre con gli stessi due accordi e fa il discorso impegnativo. Uno va a leggersi il giornale o un libro se vuole il messaggio ma se va a un concerto vuol sentire gente che suona e che canta, non che parla!

D. Come vive l'amore una delle cantanti italiane per eccellenza di questo sentimento?
MM. Lo uso, me ne servo per lavorare, perchè senza quello manco di ispirazione, quindi, quando non c'è me lo invento pure. Mi consente di continuare a cantare, ed amare la musica, insomma è una questione di sopravvivenza.

D. In effetti, le tue canzoni sono un inno all'amore, però ci sono sempre accenni a te stessa, alla tua autonomia. E' possibile secondo te conciliare queste due cose?
MM. E' vero, credo che nelle mie canzoni ci siano questi aspetti, ma io non credo di desiderare una autonomia, non sono affatto femminista, mi piace l'idea di avere un uomo che pensi a me, che mi dia l'impressione di potermi riposare. Fino ad oggi ho dovuto pensare da sola al lavoro, ai miei problemi. In questo modo finisce che diventi un uomo, non sei più una donna!

D. E al di fuori del lavoro?
MM. Il fatto è che quando qualcuno mi dice 'Ti amo' mi piglia un colpo, perchè è come se mi caricasse sulle spalle dei bagagli pesantissimi, fatti di obblighi e di doveri che io non ho richiesto. Se la gente imparasse a ponderare bene le parole prima di pronunciarle, si esviterebbero tante ambiguità e tante sofferenze.

D. Cosa chiedi in un rapporto d'amore e cosa in uno di lavoro?
MM. Da un uomo voglio tutto, anche all'amicizia chiedo tantissimo, ma sono un po' più elastica. Chiedo molto anche al lavoro, siccome io non mi risparmio assolutamente, anzi, mi do completamente e pretendo altrettanto dagli altri.

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