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lunedì 30 dicembre 2013

Mia Martini in Calabria è ritornata Domenica Bertè



E’ la prima volta che la Martini ‘semisvestita’ si lascia fotografare in acqua. Abituati a vederla sempre in lunghi abiti, è una piacevole sorpresa. Mia Martini nel mare della sua Calabria. La cantante è nata a Bagnara Calabra 26 anni fa e ha esordito con il suo vero nome Mimì Bertè. Il successo è arrivato nel 1971 quando vinse il festival d’avanguardia di Viareggio con Padre davvero, cui sono seguiti Piccolo uomo, Donna sola, e  Minuetto. Ha vinto due Festivalbar nel 1972 e lo scorso anno. La Martini è alta un metro e sessantasette centimetri. Attualmente è nella nostra superclassifica con Inno mentre sta andando molto bene anche l’album E’ proprio come vivere.

 
Bagnara Calabra, luglio 1974

 Al contrario di Venere, che secondo l’antica leggenda è nata dal mare, Mia Martini si è tuffata nelle acque della natìa Calabria ed è riemersa con un aspetto nuovo.  Intanto è già un fatto eccezionale che Mia faccia un bagno. Al tempo: stiamo parlando di bagni di mare, di nuotate e tuffi, non dei bagni in vasca o sotto la doccia, con sapone e schiume profumate. Insomma una Martini in ‘quasi costume’ non si era ancora vista. E nemmeno in calzoni.

Una sorta di assurdo pudore , Sono  troppo grossa,  faccio ridere, l’ha tenuta sempre lontana dalle spiagge. L’opposto di Loredana, sua sorella, che non ha mai esitato ad esporre vasti ‘appezzamenti’ di epidermide al sole, per la gioia dei buongustai. Tra l’altro, Loredana e Mia, dopo sei mesi di lite e di ripicche, hanno fatto pace e sono tornate le amiche di una volta.

Il cambiamento della Martini ha avuto due tappe significative: una perdita di 18 chilogrammi netti e l’abbandono di ogni forma di trucco (o quasi); una specie di ritorno alle origini, quando cantava motivetti agghiaccianti come “Il magone non è un piccolo mago”, aveva le trecce e si faceva chiamare Mimì Bertè, che poi è il suo vero nome (dove al posto di Mimì c’è Domenica). Sono passati dodici anni, e tante cose sono cambiate. Mimì (così continua a chiamarla Loredana) è diventata Mia, una cantante di successo che non ha più un momento di tempo libero, che non conosce giorni di riposo. Difficile trovarla; però se uno vuole sentire la sua voce basta che componga il numero di telefono della sua abitazione milanese attrezzato con la segreteria telefonica e si può ascoltare Mia che dice: Sono momentaneamente assente. Oppure, ma è crudeltà, bisogna chiamarla la mattina presto a Roma. La sua voce gocciola di sonno: Sono appena rientrata da Rimini, ho guidato tutta la notte. Le risposte diventano dei ‘Sì’ o dei ‘No’, strappati a fatica.
 
 


sabato 21 dicembre 2013

Una serata con Mia Martini e Charles Aznavour

 
Successo di pubblico per il debutto al Sistina di Mia Martini e Charles Aznavour, due grandi della canzone d’autore, sebbene molto diversi l’una dall’altro. La tournèe organizzata da Franco Fontana prende il via proprio dalla prestigiosa sala romana


 Lo spettacolo è in due tempi e vede affiancati i due cantanti per la prima volta. Seconda e fondamentale esperienza artistica a due per Mia Martini che già nel 1975 si era esibita al Sistina con Jorge Ben. Aznavour fa grandissimi complimenti alla Martini che comunque già conosce da tempo. Alla stampa dichiara che artisti come lei non ne esistono più nel suo paese e che proprio in Francia, durante un’esibizione televisiva, Aznavour ha pensato a lei come possibile partner di spettacoli in Italia. La prima parte dello spettacolo ha visto mattatrice Mia Martini, cantante nata in un festival di avanguardia (Festival Pop di Viareggio 1971) ed ora abituata a cantare davanti a platee di compassati signori, che ha già superato la fase dei Festivalbar, delle Gondole d’oro a Venezia ed è in cerca di una nuova dimensione artistica. Sta cercando di guadagnare un pubblico più vasto, sicuramente in grado di recepire i suoi cambiamenti repentini di gusto e di produzione musicale. Nella dimensione teatrale si assesterebbe volentieri ma in Italia non si ha una grossa tradizione di canzone per il teatro, a parte i casi rari come quelli di Gaber, di Milva o della Vanoni. Aggravante maggiore, lo snobismo culturale che pone tra le qualità essenziali per ottenere il successo l’ostentazione di un discorso politico. Impegno che, proprio perché destinato ad un pubblico orientato verso il largo consumo, è fittizio e soprattutto di facciata.
 
Quel periodo è stato superato dalla Martini. PADRE DAVVERO potrebbe esserne un esempio anche se non si tratta di un testo politico. Lei è la seconda più bella voce italiana (e assolutamente la prima nelle interpretazioni), una carica e un feeling sorprendenti, una professionalità incredibile al servizio del pubblico (avete mai visto la Martini steccare in qualche trasmissione televisiva in cui cantava dal vivo? Un esempio di bravura l’interpretazione di DONNA CON TE a Senza Rete 1975 quando canta insieme alla Schola Cantorum salendo di tre toni sopra, con la Schola ferma al primo). Una cantante forse troppo raffinata per un pubblico davvero vasto. Nella sua parte di spettacolo presenta AMANTI, SE MI SFIORI, DONNA CON TE, VOLESSE IL CIELO, DONNA SOLA e il pubblico scelto del Sistina si infervora fino a richiederle un bis.
Poi tocca ad Aznavour che ha da far conoscere anche un brano inedito, PER GOLOSITA’, scritto da Giorgio Calabrese. Accompagnato da un gruppo di dieci elementi e tre ragazze al coro, Aznavour più che cantare racconta le proprie canzoni, mimando sentimenti ed emozioni da consumato professionista. Il problema è che ormai il pubblico conosce a memoria tutte le pause e tutte le espressioni facciali del cantante, l’uscita di scena in gran fretta come sempre dopo un  ED IO TRA DI VOI impeccabile ma visto e rivisto non so quante volte sul teleschermo. Aznavour ha mosso i suoi primi passi nel mondo dello spettacolo come attore e questo retaggio si avverte eccome. Da tempo vive in una specie di limbo artistico in cui il successo consacra e cristallizza. Niente da dire, ma sono sempre le stesse cose, gli stessi pezzi che fa da anni, con in più la novità del momento. Un repertorio, comunque, intoccabile, di gran classe, fatto di racconti del quotidiano: bilanci di vita e di amori, omosessualità, vecchiaia e abbandoni, rimpianti e ricordi di adolescenza. E mentre canta o recita vive partecipando fisicamente al brano che canta. Un gioco che ha sempre pagato. L’applauso più convinto arriva dopo l’esecuzione de L’ISTRIONE. Verso la metà dello spettacolo si sente una voce provenire da dietro le quinte (quando Aznavour canta MES AMIS), una voce che risponde a tono allo chansonnier francese.
 
 Naturalmente è Mia Martini. Mia interpreta DOPO L’AMORE insieme ad Aznavour, un momento di rottura nello spettacolo, quando l’emozione e la novità del fatto supera il mestiere e la gigioneria tipica dell’artista francese. Vi chiederete: come si può affermare questa tesi se non si è stati testimoni oculari della serata? Semplicemente visionando lo spettacolo televisivo UNA SERATA CON MIA MARTINI E CHARLES AZNAVOUR, che riprende proprio la serata d’inaugurazione al Sistina. Puntata replicata un paio di volte alla fine degli anni novanta da RaiUno.
Da Hit Parade Italia

Mia Martini e Charles Aznavour in "Dopo l'amore"
http://www.youtube.com/watch?v=g45C3WJt3HQ

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Mia Martini - Charles Aznavour accoppiata vincente
http://questimieipensieri.blogspot.it/2011/01/mia-martini-charles-aznavour-accoppiata.html

Ecco un altro articolo su questa collaborazione Mia Martini con Charles Aznavour. Clicca qui:
http://questimieipensieri.blogspot.com/2009/10/quando-il-canto-diventa-poesia-mia.html

domenica 8 dicembre 2013

Quella stella è Mia. Intervista a Mia Martini


Bologna. Mia Martini, vincitrice annunciata del Festival di Sanremo, si è poi dovuta accontentare del secondo posto. Ma l’album Lacrime, uscito subito dopo, sta raggiungendo il traguardo delle 100 mila copie. Ha scelto Bologna, dopo una prova generale stasera a Riolo Terme, per debuttare domani, al Palazzo dei congressi con la tournée teatrale.
E’ consuetudine dire che il pubblico bolognese sia molto esigente. E’ intimorita?
Assolutamente no. Bologna è stata una delle città che mi ha dato più soddisfazione. Mi sto preparando come ad un incontro d’amore.

Per aspera ad astra è il titolo della tournée: piuttosto insolito e pretenzioso…
E’ un omaggio affettuoso a mio padre. Ogni volta che lo chiamo quando mi trovo in difficoltà oppure ho bisogno di un consiglio, non so se per affascinarmi vuole rivestire il ruolo del ‘vecchio saggio’, o per scaricarsi del mio problema, mi risponde sempre: Figlia mia, ricorda per aspera ad astra e chiude il telefono. Così ho deciso di derubarlo di questa massima senza pagargli i diritti, che peraltro in Italia non paga nessuno, visto ce comunque un certo Virgilio l’aveva detto prima di lui.
In concerto avrà accanto Enzo Gragnaniello, giovane cantautore napoletano e autore di alcune sue canzoni.
In realtà l’ho obbligato, lui rappresenta una tappa fondamentale nel percorso per aspera ad astra perché nell’87 quando mi fece sentire Donna che aveva scritto per me la trovai bellissima. Non avevo ancora deciso di tornare a cantare, e gli consiglia di darla a qualcuno perché non andasse persa. Poi, quando ho inciso l’album del mio rientro, ho deciso di inserirla in Martini Mia. Da allora la collaborazione è continuata.
Lacrime è il suo diciassettesimo album. E’ superstiziosa?
Per quel che mi riguarda il 17 è stato spesso presente nella mia vita: basti pensare che ho firmato il mio primo contratto discografico di venerdì 17 nel ’70. E siccome voglio andare in fondo alle cose sono ancora qui, perché voglio vedere come va a finire.

Livia Elena Laurentino 1992
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venerdì 6 dicembre 2013

Quella sera a Milano a cena con Mia Martini per gli amici Mimì


Milano. A quella cena, parlando di Loredana, Mimì tirò fuori la voce del cuore.. Le due cantanti avevano appena presentato a Sanremo, il duetto Stiamo come stiamo. Così, qualche giorno dopo a una cena di Armani, al tavolo di Mimì, l’argomento della serata fu quella ‘strana accoppiata’ canora.
 
Poiché i commensali erano in gran parte giornalisti, Mia ci mise un po’ a sbottonarsi. Ma alla fine, complice l’atmosfera conviviale che si era creata, la cantante si sfogò sulle difficoltà che aveva incontrato nella collaborazione con Loredana. Essendo in casa Armani, il discorso – va da sé – partì dal look :

Sì, anche se non sembrava affatto – inizio Mimì – Loredana aveva un abito di Giorgio. L’avevo portata io stessa dallo stilista, perché le rifacesse l’immagine. Ma non c’è niente da fare. Lei vuole sempre scegliere di testa sua.
 
Il problema – continuò Mia Martini – è che dopo la storia con Borg, Loredana non si fida più di nessuno. Ha sempre paura che gli altri la freghino. E’ incazzata col mondo. Anch’io ho avuto dei grossi scontri con lei. Prima del Festival, ascoltando la cassetta con la prova della canzone Stiamo come stiamo mi sono accorta che Loredana aveva cambiato di suo arbitrio alcuni passi del motivo, inerenti al teme dell’ambiente. Come sono arrivata a Sanremo, l’ho cercata in albergo per chiarire l’equivoco. Ma lei, barricata in camera, non mi ha dato alcuna risposta. E a poco è servito chiederle il motivo di quella variazione del testo, quando abbiamo fatto le prove. Per tutta risposta mi ha detto che ero diventata fascista.
 
 Così sono corsa ai ripari, per vie legali. Le ho fatto intiare dal mio avvocato che, se avesse cambiato il testo della canzone, non mi sarei esibita con lei e avrei ritirato la mia partecipazione dal disco. Risultato: Loredana ha cantato correttamente alle semifinali. Ma l’ultima sera ha cambiato il testo come voleva lei’. ‘Detto questo, registreremo ugualmente il disco a due voci, concluse Mia Martini.
 
All’inevitabile domanda ‘ma chi glielo fa fare?’, la risposta era altrettanto scontata:
La voce del sangue; quell’amore familiare, tipico delle donne meridionali che induce la sorella maggiore a prendersi cura della minore. Specie se quest’ultima sta attraversando un brutto periodo.


Le spie di questo sentimento viscerale, da tragedia greca nel bene e nel male, erano quegli occhioni della Martini: sotto la frangetta bombata, da persi e smarriti, tornavano ad illuminarsi, quando si parlava della sorella. Ma la prova lampante che i dissapori tra le Bertè fossero travisati dalle malignità, era il tono di voce con cui Mia affrontava la questione spinosa di Loredana. Anche le critiche più aspre non suonavamo mai cattive. Piuttosto, sembravano nascere da una seria preoccupazione per la sbandata di Lory, dall voce del cuore di una sorella preoccupata, insomma. E non certo dalla gola profonda di una rivale invidiosa.
 

Gianluca Lo Vetro Maggio 1995


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mercoledì 4 dicembre 2013

Mia Martini: L’Ultima intervista tra rabbia e solitudine



Le delusioni, le  nuove speranze: un ricordo
Roma. Dopo averne cantato per anni successi storici come Piccolo uomo e Minuetto e averla sempre considerata come una delle più grandi ed intense interpreti della nostra musica, l’idea di poter finalmente conoscere Mia Martini e di potere parlare con lei, onestamente ci creò qualche brivido, una cosa sempre più rara nel nostro lavoro.
Era uscito da poco La musica che mi gira intorno, il suo ultimo album, il primo per la RTI Music, e quindi l’intervista con Mia Martini rientrava nel consueto tran-tran promozionale.
L’intervista, però, grazie alla straordinaria franchezza della cantante calabrese, ben presto si trasformò in un vero e proprio sfogo contro tutto e tutti: in particolare contro le case discografiche (Mi hanno rovinato la vita, sono arrivate perfino a distruggere il mio rapporto con Ivano Fossati, l’unico uomo che abbia davvero amato), contro l’ipocrisia di chi le stava intorno per convenienza (gli stessi che poi sono scappati quando qualcuno ha messo in giro la voce che portavo iella…)
Ma soprattutto di Mia Martini furono due cose a colpirci: una grande rabbia interiore (Ho sofferto per troppo tempo e non ho nessuna intenzione di passarci sopra, adoro troppo il mio lavoro e quindi tiro avanti con tutte le mie forze) e l’immagine di una donna, molto, troppo sola, che non ha mai avuto la buona sorta dalla sua, neanche quando nei primi anni ’70 conquistò le prime posizioni della hit parade rivelandosi per quella grande cantante che era. Del resto anche quelle canzoni che la lanciarono verso la grande ribalta musicale nazionale tracciavano il quadro della donna infelice, ‘sedotta e abbandonata’, che per molto tempo ha camminato parallelamente con la sua vita privata.

 
In quella lunga chiacchierata ad un tavolo di una trattoria romana, Mia Martini diede ampio sfogo a tutta la sua frustrazione per una carriera che avrebbe potuto essere ma che non è stata.

Il successo di Almeno tu nell’universo nel 1989 e il suo primo disco per la RTI ( non ho mai trovato dei discografici così corretti diceva a proposito dell’etichetta del gruppo Fininvest) le avevano ridato carica ed ottimismo sul lavoro, ma restava quell’immagine di solitudine davvero struggente.
Alessandro Marroni


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lunedì 2 dicembre 2013

Mia Martini con Maurizio Giammarco: Ecco Mimì vestita di jazz. Intervista e Cronaca Concerto


Napoli- C’era qualcosa di nuovo o almeno di diverso, quest’estate nei cartelloni di alcuni festival jazz – quello prestigioso di Ravenna, ad esempio – in cui spiccava la presenza di Mia Martini, di professione ‘cantante di musica leggera’. Che una vocalist di casa nostra, per di più di quelle che non hanno bisogno di pubblicità a tutti i costi, decidesse di abbandonare i tranquilli pascoli della melodia per sperimentare le impervie strade del ritmo e dell’improvvisazione è di sicuro cosa insolita. Ma non imprevedibile se si parla di Mia, che questo suo progetto para-jazzistico in compagnia del gruppo di Maurizio Giammarco questa sera lo proporrà al Maschio Angioino, nell’ambito della Festa Provinciale dell’Unità.
L'Intervista
 
E allora, Mimì, cosa fai, cambi mestiere?
No, provo soltanto a cantare in maniera diversa che in passato, a ‘suonare’ le canzoni. E’ una cosa iniziata per gioco, e trasformatosi prima in una sfida e poi in una cosa seria: tra poco uscirà persino un album live che documenterà questa mia avventura. All’inizio ero entrata in sala per incidere con Giammarco solo una versione jazzy di Pensieri e parole che poi è andata in una compilation dedicata a Battisti. Poi ho scoperto di lavorare benissimo con Maurizio, lui mi ha fatto conoscere meglio l’universo del jazz, io l’ho contaminato con la mia frenesia da rockettara, o meglio da donna del Sud….
Che difficoltà provi a cantare il jazz?
Tante e nessuna, anche perché non canto jazz, continuo a essere la stessa Mia di sempre, solo con una nuova esperienza in più e un progetto su cui lavoro seriamente. Non sono Ella Fitzgerald, non mi lancio in funambolismi scat, non imito le star del vocalese. Cerco piuttosto di usare la mia voce con un’apertura mentale ancora maggiore che in passato, alternando brani dei cantautori italiani riletti in chiave jazz a autentico jazz.

Ecco, il repertorio: nel concerto la tua voce si alterna al sax di Giammarco, dai pezzi di Lucio Battisti, Pino Daniele e Ivano Fossati si passa alle sonorità care a Cole Porter e Miles Davis…

Non mi sono mai piaciute le rigide divisioni di generi, mi piace rischiare, sperimentare, emozionarmi quando canto, perché solo così posso emozionare chi ha voglia di ascoltarmi. Ecco allora che nel concerto c’è persino Come together dei Beatles, che un tempo rifacevo in una scatenata versione rock. Ed è per questo che, mentre lavoravo a questo jazz project, ho trovato la maniera di registrare con Roberto Murolo O marenariello e Cu’mme, un magnifico nuovo brano di Enzo Gragnaniello. E anche di pensare a qualcosa di nuovo per il prossimo Festival di Sanremo. Rock, jazz, canzone d’autore, musica leggera….sono solo definizioni di comodo, la gente ama qualcosa che la colpisce al cuore, non una stupida definizione.

Cronaca del concerto

Napoli. Il cartellone dei concerti della Festa provinciale dell’Unità ha proposto un appuntamento col Jazz project di Mia Martini col gruppo di Maurizio Giammarco (Dario Lapenna, chitarra; Roberto Ciammarughi, tastiere; Ron Seguin, basso; Manhù Roche, batteria).
Mimì si avventura in terreno jazzistico, senza però abbandonare la forma canzone. Il suo ingresso nel jazz, infatti, guidata dal languido sax di Giammarco, lo fa in maniera discreta, come testimonierà l’imminente lp dal vivo ricavato da questa tournèe chiusasi proprio a Napoli.

La cantante calabrese non chiede troppo a se stessa, né alla band – affiatata e indubbiamente brava, anche se l’altra sera sul palco c’era tanto nervosismo – né tantomeno al suo pubblico, che è quello della canzone e non del jazz. Parte con una vibrante La mia razza per poi piegare a nuovi arrangiamenti classici battistiani come Pensieri e parole e una magnifica Nel sole nel vento nel sorriso e nel pianto. I brani vengono destrutturati, fatti a pezzetti e poi rimessi insieme, diventano materiale sonoro a disposizione dello strumento-voce che può utilizzarli e improvvisare. Mia improvvisa con tranquillità, senza l’ansia di strafare ad ogni costo.

Dopo una strampalata Come together arriva il Cole Porter di Love for sale e il Fossati di Vola: Mimì canta, non si preoccupa se è jazz sotto forma di canzone, se è popo arrangiato in chiave jazzistica o cosa altro. Per lei cantare è emozionare e emozionarsi. Giammarco rispolvera due vecchie composizioni, Daytime animals e G. Pleasure, una languida ballad. Poi due omaggi ai ‘miei amici cantautori napoletani’, Va a mare chiaro di Gragnaniello e Gente distratta di Daniele. E per bis, alla fine di un breve ma intenso set, una suadente This masquerade.

Federico Vacalebre Il mattino 1991


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La musica che gira attorno a Mia Martini. Intervista del 1994 apparsa su Chez Mimì
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Mia Martini: 'Il canto? Una comunicazione col cielo'
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Mia Martini era innamorata della Sicilia e l'ha scelta per iniziare l'ultimo tour http://questimieipensieri.blogspot.com/2010/06/era-innamorata-della-sicilia-e-lha.html

Per Mia Martini viva l'amore anche quando non c'è
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Mia Martini: Son tornata a giocare con la musica
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Mia Martini su Noi Donne: Non di sola voce. Intervista
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Finalmente sono tutta Mia
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Sono Mia Una difficile grande carriera
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L'ebbrezza del successo dopo il lungo silenzio
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Da Sanremo in poi. DAC intervista Mia Martini
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domenica 1 dicembre 2013

Un tram che si chiama Mimì: Mia Martini cantautrice in un nuovo Lp. Intervista


In Mimì, il tuo ultimo album, qualcuno ha trovato la tua voce diversa dal solito e inoltre una più precisa carica di rabbia…
Ho subito da poco due interventi alle corde vocali e la voce, sì, in parte può essersi modificata. E poi c’è rabbia perché la rabbia è amore.

Mia Martini, per gli amici ‘Mimì’, è decisamente un’altra. E non certo perché si è tagliata i capelli. Non è certo una cantante che ha bisogno di una tinta o di un taglio diverso per far parlare di sé. E poi la decisione l’ha presa da sola senza l’aiuto di stilisti e di art director ansiosi di creare una ‘nuova immagine’.
Una mattina mi sono alzata e mi sono detta che con i capelli corti sarei stata meglio e mi sono sentita più ‘comoda’. E così, zac!, un taglio netto….
E’ un’altra non certo perché i suoi vestiti sono semplici al limite quasi della trasandatezza:
Strane idee a volte ha la gente: solo perché sei una cantante dovresti metterti gli abiti più strani e più pazzi che ci sono in giro. Ma uno dovrebbe vestirsi come vuole, perché gli va così in quel momento…
Anche il carattere è rimasto quello di una volta: parla senza peli sulla lingua anche del suo stesso ambiente, quello musicale discografico con cui si è ‘scontrata’ più di una volta. Ecco quello che dice:
Fortunatamente non ho più ‘amici’ in questo ambiente. Tante conoscenze, tanti ‘ciao’ buttati lì senza troppo impegno. Meglio: gli amici vanno cercati e coltivati e in questo ambiente è già difficilissimo trovarli dopo averli tanto cercati e manca il tempo, o la voglia, di coltivarli.


Il suo cambiamento più grosso è quello di essere diventata una casalinga. Disserta con arte e amore di paste fatte in casa, di basilico coltivato sul balcone di casa che dà quel tocco inimitabile a ogni tipo di sogno, di frullatori, di macchine per fare la pasta con tanto di marche, pregi e difetti. Intendiamoci subito: non c’è riflusso in lei. Non si è ‘nascosta’ in casa a oziare, spaventata dalle cattiverie e dalle brutture del mondo esterno. Ma allora, Mimì, perché questo ‘nascondersi fra le mura amiche’?
Prima di tutto non è esatto usare il termine ‘nascondersi’. E’ più facile nascondersi in mezzo alla gente, in una discoteca affollata più che in casa propria, se si ha voglia di parlare con se stessi, di mettersi davanti a uno specchioe di parlarsi, non addosso ma senza peli sulla lingua. Un esercizio che non è affatto così semplice come può sembrare a prima vista e che consiglierei di cuore a tanta gente, che ne ha davvero tanto bisogno! C’è delusione perché la delusione è amore; c’è dolcezza perché la dolcezza è amore…’

Alfredo Rossi Boy Music n° 30 27/7/81


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