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domenica 5 agosto 2012

Nel libro “Il coraggio di vivere se stessi” di Pippo Augliera una storia ispirata a “Bambolina, Bambolina” di Mia Martini


Dopo avere scritto due libri su Mia Martini, La regina senza trono e La voce dentro, accolti con lusinghieri consensi da pubblico e critica, il messinese Pippo Augliera pubblica Il coraggio di vivere se stessi. Edito da Arduino Sacco, è stato presentato in anteprima a Messina al Teatro Zancle, grazie alla collaborazione dell’Associazione culturale Ledimigi.

In questo volume, l’autore si sofferma a descrivere viaggi della memoria attraverso poesie del passato, che mettono in risalto alcune inquietudini giovanili, e raccontando storie sincere legate al quotidiano vivere con i protagonisti che hanno quella forza di osare, andando al di là degli schemi convenzionali.

Ogni storia, in cui ci si ritrova su una panchina, è incentrata, in un serrato dialogo a due, su temi forti e attuali, come la follia, la perdita, le catastrofi naturali, l'omosessualità, la spiritualità, la droga, la guerra, il suicidio, la malattia e trae spunto o ha un collegamento con la musica, grande passione e compagna di vita dell’autore, e riferimenti a composizioni di artisti come Domenico Modugno, Franco Battiato, Franco Simone, Riccardo Cocciante, Mina, Biagio Antonacci, Fabio Concato, Pino Donaggio, Roberto Vecchioni.

Una storia è stata ispirata liberamente da una composizione di Mia Martini Bambolina, bambolina, scritta per sua madre.
 Come commenta: ‘Ho avuto diverse ricerche molto difficili nella mia vita. La prima è stata quella di mio padre e la seconda, non ancora terminata, è quella di mia madre. Bambolina, bambolina è riferita a mia madre ed è una storia di follia molto triste. Io ho immaginato questa madre, che è stata una donna di una bellezza sconvolgente, che non riesce ad accettare né il fatto di invecchiare, né il fatto di essere madre. Non ha accettato nemmeno il fatto di essere moglie nei confronti di mio padre. Però è mia madre, è la persona che mi ha dato la vita, quindi l'unica maniera per me di superare questa cosa è di immaginarla come una malattia, una follia e quindi: Bambolina, bambolina, la bambina più bella che c'è, per me non è triste, è micidiale, un'arma terribile, un coltello che mi uccide!’