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giovedì 30 dicembre 2010

Mia Martini in concerto ad una serata omaggio a Domenico Modugno 1994

Questo spazio è aperto a tutti coloro che hanno avuto la possibilità di incontrare MIMI’ e desiderano esprimere le sensazioni provate attraverso aneddoti e curiosità.
Ecco la recensione di un concerto di Mia Martini risalente ad agosto del 1994 e relativa intervista.
 
Agli inizi del mese di agosto del 1994 all’Arena del night “Negombo” fu inserita in cartellone una serata non prevista nella programmazione dei concerti di quell’estate : “Omaggio a Domenico Modugno” per l’avvenuta scomparsa del cantante, con la presenza del figlio Massimo Modugno e la partecipazione straordinaria di Mia Martini.


Alle 22,30 apre la serata Massimo Modugno intonando, su basi preregistrate, la canzone “Delfini”, dove si ascolta anche la voce di Mimmo Modugno. Seguono altre canzoni tra cui “Tutta la vita” e “Se fossi un angelo” di Lucio Dalla e conclude il suo mini concerto con il richiestissimo “Delfini”.

A questo punto entra in scena Mimì che lo saluta affettuosamente ricordando la mitica figura del padre come artista e cantante indimenticabile.
Si posizionano, intanto, i musicisti di Mia che iniziano ad intonare le prime note di “Inno” dando così via al concerto.

Alla fine della serata, mentre il pubblico entusiasta lascia l’arena, io e i miei amici scorgiamo un piccolo movimento di persone fuori l’ingresso dei camerini situato alla sinistra del palco. Incuriositi, ci avviciniamo e notiamo al di là del cancello un sorvegliante che, con nostra grande meraviglia, ci invita a entrare per salutare l’artista. Ancora increduli ci avviamo verso i camerini e vediamo in un salottino all’aperto Mimì con alcune ragazze in posa per la foto ricordo. Una di loro la invita a salutarle la sorella (Loredana s’intende). A questo punto Mimì sorride e non la rassicura, dicendo: ...

Non so quando la vedrò, tu sai com’è fatta Loredana!....

Arriva il nostro turno. Mimì ci accoglie affettuosamente mentre, madida di sudore, chiede a un cameriere del bar del locale un bicchiere di acqua “gelata”. E comincia così la nostra chiacchierata. Uno dei miei amici manifesta il suo stupore su come riesca, per due ore e mezza, a mantenere sempre ad altissimi livelli le sue capacità vocali senza un minimo di cedimento o di stanchezza e nel contempo indica me come il più accanito fan del gruppo. Mimì sorride rispondendo molto semplicemente :

 La mia voce migliora man mano che mi inoltro in un concerto e il mio entusiasmo nel cantare è più forte della stanchezza che sopraggiunge.

Le chiedo se l’esperienza del live jazz con Maurizio Giammarco avrà un prosieguo, e Mimì disincantata puntualizza :

Ci sono enormi difficoltà a fare, nel mondo della musica, le cose che più piacciono, in quanto noi cantanti siamo sottoposti alle imposizioni delle case discografiche, infatti le ‘multinazionali’ mi hanno letteralmente ‘uccisa’ .

Spende, invece, delle belle parole per l’ambiente trovato nella piccola etichetta DDD e anche per la RTI :

Con meraviglia, nonostante non avessi in eccessiva simpatia la Fininvest e tutto quello che ci stava intorno, ho trovato dei veri e propri professionisti , ho realizzato un album che uscirà tra poco “La musica che mi gira intorno” , fatto di cover di grandi cantautori italiani e un solo inedito di Mimmo Cavallo, sono entusiasta per alcuni pezzi dell’album come “Stella di mare” di Lucio Dalla e “Dillo alla luna” di Vasco Rossi.

Alla mia perplessità sul fatto che dopo quasi due anni e mezzo si presentasse sulla scena musicale con un album di canzoni più o meno note, Mimì, pronta e schietta come sempre, sottolinea :
....guarda Gennaro, fare un album con brani di alcuni mostri sacri è più difficile che realizzare un lavoro inedito perchè devi ricostruire delle partiture musicali che siano all’altezza degli originali”. Io ho ricevuto direttamente da Fabrizio De Andrè i complimenti dopo aver ascoltato in sala d’incisione le sue “Fiume Sand Creek” e “Hotel Supramonte” e anche quelli di Ivano Fossati che ho incontrato dopo dieci anni e puoi capire la mia emozione.
 Le chiedo se la canzone bocciata dalla commissione esaminatrice per il Sanremo ‘94 ( “La vita racconta” poi diventata “E la vita racconta” n.d.r. ) fosse davvero così brutta e sull’eventuale possibilità di una pubblicazione da parte della Polygram. Mimì ribadisce il concetto più volte espresso :


Sono stata felice della bocciatura perchè il pezzo risultava deludente per il testo e non per la musica e il merito di questa eliminazione è dipeso un pò anche da me per aver presentato un nastrino con solo voce e pianoforte . Ti posso comunque assicurare che non sarà mai edito perchè il provino non appartiene più alla casa discografica.

Esprimiamo i nostri complimenti per il gruppo impegnato in questa tournée (che era poi la stessa dell’anno precedente quando si era esibita insieme a Murolo e Gragnaniello). Ci comunica in anteprima il suo desiderio di realizzare per l’anno successivo un doppio album dal vivo con la medesima band e, improvvisamente, sposta il discorso sulla sua casa in Umbria che aveva dovuto lasciare urgentemente per un’invasione di miriade di ratti e sulla sua intenzione di trovarne una nei dintorni di Milano per potersi muovere meglio.
Su un tavolino ci sono le sue foto sparse e pronte per essere autografate, doverosa, quindi, da parte nostra la richiesta di una dedica personale.
La bellissima chiacchierata volge al termine in quanto arriva uno degli organizzatori che invita Mimì a regolare i conti. Lei ci saluta affettuosamente e un po' dispiaciuta per l’interruzione di questa piacevole conversazione; noi, ancora increduli per questo inaspettato incontro, ci avviamo soddisfatti verso l’uscita del night.
Recensione ed intervista di Gennaro Rispoli in esclusiva per Chez Mimì


SERATA DEL 13/08/1994
presso L’ARENA DEL “NEGOMBO di LACCO AMENO ( ISCHIA).
OMAGGIO A DOMENICO MODUGNO.
Serata con MASSIMO MODUGNO E MIA MARTINI.

Scaletta brani
MASSIMO MODUGNO :
DELFINI
TUTTA LA VITA
SE FOSSI UN ANGELO
LU PISCI SPADA
DELFINI (Bis).

MIA MARTINI :
°INNO
°DANZA PAGANA
°DANZA
°E NON FINISCE MICA IL CIELO
°I TRENI A VAPORE
°LA DONNA CANNONE
°DONNA
°ALMENO TU NELL’UNIVERSO
°LA NEVICATA DEL ‘56
°GLI UOMINI NON CAMBIANO
°STIAMO COME STIAMO
°CU’ MME’ ( dedicata a Domenico Modugno)
°MINUETTO
°DONNA SOLA
°PICCOLO UOMO
°PER AMARTI.

MUSICISTI :
-Percussioni : Rosario Jermano
-Batteria : Lele Melotti
-Basso : Maurizio Galli
-Chitarre acustiche, classiche, elettriche :
Giorgio Cocilovo
-Pianoforte : Gilberto Martellieri
-Tastiere e computer : Danilo Cherni
Interventi Video della Stessa Mimì. Canta: ALMENO TU NELL'UNIVERSO, DANZA PAGANA:
http://www.youtube.com/watch?v=an_s5ztv0a0

venerdì 24 dicembre 2010

Ancora Platinette alias Mauro Coruzzi intervista Mia Martini alla radio nel 1989




Visto il successo ottenuto sul blog relativo all'intervista realizzata alla radio da Platinette a Mia Martini nel 1990, pubblichiamo quella dell'anno precedente, dopo il ritorno a Sanremo 1989 con "Almeno tu nell'universo".

D. Un ambiente famigliare per ritrovare con affetto questa straordinaria artista. Qualcuno, più di uno dice che le prove bruciano quando la tua voce incontra i cavi del microfono o anche i microfoni senza cavi, fa lo stesso (risata di Mimì), questa capacità di suscitare emozioni rimane inalterata nel tempo. Quasi a garanzia che l'emotività dell'artista è straordinaria ieri come oggi.
Oh! Ti fanno i complimenti tutti......
M. Eh sì, sono stati veramente stupendi, ho avuto un'accoglienza molto, molto affettuosa e questa mi ha dato un grande calore, non me l'aspettavo proprio dagli addetti ai lavori, dal pubblico sì, devo essere sincera, perché so di non aver perso l'affetto del pubblico, poi ho continuato a fare concerti dal vivo e quindi c'è sempre un legame molto, molto solido tra me e il mio pubblico, però invece nell'ambiente stesso non mi aspettavo una cosa simile e ho trovato che questo affetto era sincero.

D. Ci sono stati dei momenti non sempre facili.
M. Beh, devo dire che anche la decisione di smettere di cantare di ritirarmi dalle scene dipendevano anche da una guerra terribile che mi è sempre stata fatta proprio da questo ambiente. Eppure ho trovato un grande calore.



D. Forse la guerra è finita, grazie a Dio, semmai era cominciata per te però.
M. Forse è finita, forse è finita, sono molto felice.


D. Senti Mimì ritornare a lavorare adesso che il momento magari è un po' caotico, si parla di nuove mode, nuove influenze...
M. E' un po' caotico, prima era un ambiente pazzesco, adesso l'ho trovato proprio nevrotico, cioè praticamente è come mettere le dita in una presa di corrente ottocento miliardi di watt.

D. Forse era necessario, voglio dire, una scarica di questo genere....
M .....Ma così forte!(risata)



D. Davvero forte.
M. Mamma mia, sconvolgente cioè rimanere con i capelli bruciati.
D. Questi anni lontani aggiungono saggezza, un pizzico di rimpianto, che altro?
M. Beh, direi tutto saggezza, per forza, perché o diventi saggio, non ci sono alternative, rimpianto per forza, perché gli anni passano sempre così in fretta accidenti. Come diceva Thomas Mann nella "Montagna incantata" i giorni sono lunghissimi a passare e gli anni proprio volano è vero.
Poi si incontra gente che non incontravi più da tanti anni, e tutti dicono la stessa cosa: accidenti ma sono passati tanti anni, sono già nove anni, sono già dieci anni, sono già sei anni, sono già quindici.
Quello che mi fa impazzire è che nessuno se ne accorge che sono volati via, proprio.



D. E, come dire, ti sei sistemata abbastanza tranquillamente in campagna.
M. Sì, sono in un posto splendido vicino a un meraviglioso paesino medioevale dell'Umbria che si chiama Calvi, in provincia di Terni. E con della gente meravigliosa, semplice, sana e affidabile, altamente affidabile, che mi coccola in una maniera pazzesca, mi portano il latte della mucca appena munto e il vino fatto in casa, l'olio, cioè proprio una cosa, le verdure, i finocchi, i cavoli, sai secondo le stagioni, la ruchetta raccolta così, mamma mia una cosa bellissima.



D. Va beh, adesso riusciamo però ad andare avanti in parallelo: da una parte l'Umbria, ma dall'altra c'è qualcosa d'altro.
M. Sì, avendo l'Umbria ben salda che mi stringe, mi protegge, posso, con grande rilassatezza questa volta, di nuovo buttarmi nella mischia, tanto ho la mia oasi, la mia isoletta, che sta là, che mi aspetta.

D. Un'annotazione per gli amici che ti sono vicini in questa esperienza di lavoro,un'esperienza che vede dei grandi professionisti vicini ad una grande voce, vogliamo parlare di chi si tratta.
M. E certamente, diciamo che ci siamo riabbracciati dopo tanti anni e finalmente di nuovo insieme Giovanni Sanjust, Gabriele Varano e Lucio Salvini. Questo trio, quartetto insieme a me, che già tanti anni fa aveva disegnato in maniera indelebile quelli che erano i primi passi della mia carriera artistica con "Piccolo Uomo", "Inno", "Donna sola" e "Minuetto", cioè il lavoro più grosso l'avevo fatto proprio con loro.

D. Per chi si ricorda di quel periodo.
M. Per me è stato bellissimo.

D. Anche per il pubblico.
M. E devo dire che, dopo tanti anni, lavorare di nuovo con queste persone stupende, con le quali tra l'altro c'è un grande rapporto di amicizia è ancora più bello e adesso, dopo tanti anni, è ancora più bello e ancora più divertente. Forse perché abbiamo il sapore di anni che abbiamo un po' perduto, perché c'eravamo un po' allontanati e c'è un po' questo rimpianto dentro di noi. Quindi questa cosa ci muove ancora di più.



D. Mi ricordo andavi in giro per l'Italia in una dimensione magari un po'- come vogliamo definirla - da girovaga e non sempre magari con tutte le comodità. Però quando si accendevano le luci e partiva la serata, Mimì cantava, mi ricordo, in abito bianco bellissimo, larghissimo, i capelli tutti tirati, va beh era una cosa veramente di grande magia.
C'è ancora desiderio di ritornare anche su questo fronte della barricata, una esposizione come si dice?
M. Sì, sì, sì un desiderio di tutto (risata), mi sento anch'io una bambina delle prime armi, perché per me ora è tutto nuovo, però naturalmente con meno paure di prima, perché tante cose ormai le conosco.
Cioè, la vita qualche cosa mi ha insegnato, spero, ma poi dici così, sempre così, ma non è vero niente, rifai gli stessi errori anche peggio di prima, ma io me lo auguro comunque anche di rifare gli stessi errori, non importa, l'importante è vivere.



D. Però adesso voglio dire ricordati che c'è una terra, ci siamo anche noi non ci abbandonare per un'altra volta.
M. No, no, no, no basta, no basta, sono con voi.

D. Mia Martini ci mandi un bacio.
M. Un bacionissimissimo, ciao amori.



Testo trascritto da Mila Giordani
Per leggere l'altra intervista di Platinette/Mauro Coruzzi a Mia Martini clicca qui:
http://questimieipensieri.blogspot.com/2010/11/platinette-intervista-mia-martini-radio.html
Intervista di Platinette/Mauro Coruzzi Radio Bologna 101 aprile 1989 .

Un altro articolo di Platinette su Mia Martini
http://questimieipensieri.blogspot.com/2009/03/piena-di-energia-ma-cosi-triste-e-sola.html

martedì 21 dicembre 2010

Mia Martini commenta i suoi rapporti con le case discografiche e i suoi esordi con Renato Zero e Loredana Bertè


Alessandro Wagner ha realizzato negli anni '80 una intervista inedita a Mia Martini in cui lei parla con franchezza del suo rapporto turbolento con le case discografiche. Si sofferma anche sugli esordi legati al periodo in cui faceva la gavetta con sua sorella Loredana e Renato Zero e lo fa con ironia e spiccato senso dell' humour.

Nella tua carriera hai dovuto cambiare spesso case discografiche. Come artista hai questo record.....


°°Il mio matrimonio con alcune case discografiche è andato male, io non riuscirei mai senza amore a stare vicino ad un uomo, nella stessa maniera non posso lavorare con delle persone senza amore e senza essere capita. Io sono, credo, abbastanza artista, abbastanza sensitiva, abbastanza sanguigna per certe cose, non posso lavorare, cioè timbrare il cartellino ed andare, questo tipo di lavoro è talmente strano che, se non ti trovi bene, se non ti capisci, se non parli lo stesso linguaggio con le persone che lavorano con te, non si può fare…
…In Italia, purtroppo, c’è questa malattia terribile che è il non professionismo, il dilettantismo, il vivere oggi per oggi e domani per domani, senza riuscire a programmare delle cose, a considerare questo come un lavoro serio. Tutti lo considerano come un hobby, mentre succede che gli artisti credano in questa cosa e le persone che stanno dietro sfruttano la situazione per cui loro dicono: ‘tanto l’artista, senza di me che ho in mano il potere, non esiste, io guadagno dei soldi dietro al tuo lavoro, perché ti faccio credere delle cose che non esistono…Questo, purtroppo, è il sistema di lavorare di tutti in Italia che ha colpito non soltanto me. Io ero abbastanza ingenua e sono caduta facilmente in questa trappola, ma vedo anche altri cantanti, altri artisti che stanno tutti nella stessa situazione per cui evidentemente gli addetti ai lavori, quelli che si servono degli artisti, sono persone senza scrupoli che si servono di te soltanto per avere il loro interesse per guadagnare e quando arriva il momento in cui tramonti non è un problema per loro, tu sei considerato come una saponetta, ti buttano via e ne costruiscono un’altra, non gliene frega niente, neanche ti considerano umanamente.

Mi dispiace per il pubblico che in determinati momenti, quando hai questi problemi così gravi, non sa quello che ti sta succedendo, non gli si può fare una colpa se poi si dimentica di te. Quando arriva il momento giusto, se sei un personaggio forte, il pubblico che hai perso prima, lo ritrovi soprattutto se hai seminato le basi.
Attraversare dei periodi di crisi, comunque, è importantissimo, se tu hai avuto una vita molto facile puoi essere tutto tranne che un’artista, o almeno puoi esserlo potenzialmente, perché non hai la sofferenza adatta, perché soffrire è amare, soffrire è riuscire, per rabbia o per dolore, o per una questione di sopravvivenza, a tirare fuori quello che hai dentro. Quando non soffri e sei una persona felice, sei felice e basta, non riesci a produrre e le cose non puoi farle, o per pigrizia o perché credi di stare bene, allora non puoi trasmettere certe emozioni. Se sei una persona che soffri, produci e in ogni caso sei un artista. Il mio vissuto di sofferenza è un tutt’uno con il mio essere artista, non potrei mai cantare delle cose che non provengono dal di dentro, che non mi diano grosse emozioni.


Tu hai iniziato con Renato Zero e Loredana Bertè. Nel ’75 sei stata ospite a ‘Voi ed io’ insieme a Renato e hai raccontato di alcune vostre peripezie. Ci racconti qualche aneddoto? 

°°Te ne racconto uno che forse neanche Renato e Loredana si ricordano. Noi avevamo appena cominciato la nostra carriera. Loredana era la più bella di tutti noi. Se mi mettevo io per la strada a fare l’ autostop non si fermava nessuno, se si metteva Loredana, c’era la coda. Noi viaggiavamo tutti e tre insieme ed eravamo senza una lira, distrutti. Io e Renato avevamo delle idee abbastanza precise, cioè quella di cantare; Loredana aveva intenzione di fare qualsiasi cosa, sempre nel campo dell’arte. Lei, infatti, ha cominciato in teatro, poi col ballo, alla musica c’è arrivata dopo. Renato ed io abbiamo cominciato subito il discorso musicale. Eravamo partiti tutti e tre all’avventura. Loredana lavorava, perché era l’unica che faceva qualcosa in teatro e in tv era una delle ‘collettine’ che accompagnavano Rita Pavone, io mi davo da fare con lavori all’uncinetto. Un giorno, mentre Loredana era impegnata a fare dei Caroselli, Renato ed io abbiamo incontrato una signora che si chiamava Pisan e che ci aveva detto: ‘siete fortissimi, adesso vi voglio produrre e lanciare, vi porto a Milano’. Partiamo, arriviamo a Milano, ci porta in un albergo pazzesco, perché noi non avevamo mai visto una cosa del genere, a parte qualche pensione proprio molto scadente. Renato ed io eravamo vestiti uguali, cioè Renato si vestiva come me, io avevo una bombetta in testa e un mantello nero, Renato pure lui con questo mantello che sembrava una gonna lunghissima e la bombetta in testa. La signora, quando giravamo per le strade e andavamo alle case discografiche per fare i provini, andava avanti perché si vergognava di farsi vedere con noi. La gente per strada ci diceva delle cose non belle, questo succedeva regolarmente, puoi immaginare tanti anni fa, parlo dei tempi in cui andava di moda Orietta Berti. Io cantavo allora, facevo delle cose assieme a Renato, avevo già cominciato a scrivere, presentavamo pezzi nostri , che erano su per giù le stesse cose che avremmo cantato dopo. Soltanto, appunto, presentate allora in un contesto talmente particolare, sembravano delle cose talmente fuori tempo, con noi vestiti in questo modo, con l’anello al naso, puoi immaginare cosa ci dicevano.. Per cui la signora andava avanti, facendo finta di non conoscerci. Ci pagava l’ albergo, mi ricordo, perché eravamo senza una lira e cercava di piazzare, invano, qualcuno di noi nelle varie case discografiche. Andava tutto bene, fino a quando lei si dimenticava che dovevamo anche mangiare.

Un giorno, ci dice che deve andare a parlare con Radaelli per organizzare il Festival delle Rose, che si sarebbe fermata tutto il giorno con lui. Noi ci siamo vergognati a dire che avevamo fame e al solo pensiero che avremmo dovuto aspettare fino al giorno dopo, ci siamo sentiti morire, anche se non abbiamo avuto il coraggio di parlare. Questa se ne è andata bella, pimpante e noi siamo rimasti lì in questo albergo di lusso, dove non avevamo neanche il coraggio di ordinare un panino. Ci mettiamo giù nella hall, io con un cappello pazzesco dalle falde larghe e Renato vestito come me, solo che allora non lo conosceva nessuno, quindi puoi immaginare che effetto faceva, in questo posto frequentato da industriali, gente abbastanza seria. Ci sediamo, l’unica cosa che non pagavamo e non ci mettevano nel conto erano gli alcolici. Ti premetto che io ero astemia e non potevo bere, però era talmente la fame che ci siamo messi a bere, per cui all’ora di pranzo eravamo completamente ubriachi, con una fame incredibile e la Pisan che non si vedeva proprio….. Fortunatamente uno di questi industriali mi ha notata – bontà sua, perché io ero un ‘cesso’ terribile, brutta e grassa. Così abbiamo risolto il problema…

Intervista inedita di Alessandro Wagner concessa a Chez Mimì

venerdì 17 dicembre 2010

Rossana Casale. La mia collaborazione artistica e amicizia con Mia Martini





Incontriamo Rossana Casale a Messina, prima delle prove di un concerto, dedicato alla grande Billie Holiday. E diventa lo spunto di una piacevole chiacchierata con al centro dell’argomentazione il suo rapporto professionale e amichevole con Mia Martini.
Tu hai collaborato con Mia Martini, come corista in alcuni suoi dischi, nella seconda metà degli anni ’70…
°Avevo 17 anni e lavoravo per il Clan di Adriano Celentano. Ho saputo da Maurizio Fabrizio che Mia Martini stava cercando delle coriste, sono stata quindi presentata da lui, che già scriveva e arrangiava per Mimì. Ho avuto modo di conoscere Aida e insieme abbiamo cominciato la nostra attività, siamo diventate amiche-sorelle e mi ha anche ospitato a casa sua. Da quel momento ho scoperto la vita, perché io venivo dal Conservatorio, ero, come si dice, una ‘pischelletta’.
Lavorare con Mia Martini come corista mi ha insegnato, io tantissimo, grazie a questa esperienza ho potuto fare tanto lavoro sull’interpretazione. A volte, sia io che Aida, eravamo talmente attente ad ascoltarla che ci dimenticavamo tutte e due di entrare localmente in maniera tempestiva. Come professionista, se devo parlare in verità, era una donna molto dura, tostissima, pur sapendo ridere, scherzare ed essere anche generosa. Non era facile lavorare con lei, forse stava già in un’altra dimensione, spesso si scontrava con noi che eravamo delle ragazzette pronte a far casino e a rompere le scatole, praticamente ingestibili. Come donna sicuramente soffriva, era un periodo particolare per lei, veniva fuori da un momento molto bello che stava lentamente scemando. Cominciava a subire dei torti da parte dell’ambiente, ci si rendeva conto tutte le volte che entravamo in degli studi televisivi e c’erano persone che facevano gli scongiuri o cose del genere, spesso dovevamo difenderla e ne pagavamo le conseguenze. La sua reazione di fronte a questa situazione era di grande rabbia, probabilmente dovuta anche all’infanzia che aveva vissuto, alla situazione familiare, aveva conosciuto persino la galera. La sua difesa dalla vita era questo suo camminare con i piedi duri per terra.
Forse era molto realista in maniera amplificata…
°Era una donna realista che a volte si difendeva anche quando non c’era bisogno. E questi suoi atteggiamenti lei li trasformava in una grinta d’interpretazione che nessun altro ha avuto in Italia. C’è un nesso, una condizione tra il suo carattere e il suo modo di interpretare, lei era dentro, tagliava e attraversava la vita.
Hai qualche aneddoto da raccontare?
°Ricordo un episodio buffo, eravamo sulla neve, c’era anche Aida con noi. Mimì è scivolata ed io le sono caduta addosso nel tentativo di aiutarla, ci siamo messe a ridere.
Ho dei ricordi molto belli, ma ad un certo punto tutto questo si è spezzato, perché lei è cambiata nei miei confronti, forse qualcuno, come accade spesso nel nostro ambiente, deve avere riferito qualcosa che io avrei detto o fatto.
Ho sentito questo astio anche quando ho avuto l’occasione di poterla incontrare: A Sanremo ’89, quando lei ha interpretato splendidamente “Almeno tu nell’universo”, io e mia sorella, che lei conosceva fin da piccola, le abbiamo lasciato in albergo un biglietto pieno di stima e di affetto, non c’è stata alcuna risposta. E’ stata molto dura con me, ho letto anni fa un articolo in cui lei diceva che avrei dovuto continuare a fare la corista, e sono rimasta profondamente ferita da questa sua affermazione Non ho mai parlato male di lei, sono stata tra le persone che l’hanno sempre difesa. Mi rammarico che non ci sia stato il tempo per chiarire questo malinteso e, quando ho saputo della sua morte, ho alzato commossa gli occhi al cielo, ho rivolto una preghiera e le ho detto: adesso saprai la verità su di me e magari finalmente un po’ di amore me lo rimandi, per cui oggi sono in pace.
Nel tuo album “Strani frutti” e nella tournèe dedicata alle ‘artiste maledette’, hai scelto due brani del repertorio di Mimì, secondo quale criterio?
°Sono i brani con cui apro e chiudo il disco: “Volesse il cielo” era per me la canzone magica dei suoi concerti, quando lei la interpretava era un momento incredibile, magico, emozionante. Era come se cantasse l’amore nel mondo ed esprimesse il suo dolore, nei versi ‘sarebbe bello essere se stessi e poter camminare liberi, senza avere sguardi addosso’. Un testo dalla forte valenza autobiografica, perché parla di lei, molto intensamente. Ho scelto “Notturno” perché è dedicata a una persona che non c’è più, per cui ho voluto creare un ‘contatto’ con lei, bellissima questa canzone, scritta da un grande autore che io e lei abbiamo in comune, Maurizio Fabrizio, che ha composto dei brani meravigliosi anche per Renato Zero e Ornella Vanoni.

Intervista di Pippo Augliera per Chez Mimì apparsa sulla fanzine n° 32



Il video di "Notturno"
http://www.youtube.com/watch?v=ZuOsM4VQ9X8

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Shel Shapiro nel suo libro “Io sono immortale” racconta la fragilità di Mia Martini e il suo essere grande artista
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Una collega per amica: Dori Ghezzi per Mia Martini
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Se mi sfiori. Mango racconta Mia Martini
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Mia Martini era proprio una bella persona: Intervista ad Enrico Ruggeri
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Paola Turci e Mia Martini: compagne di viaggio in giro per il mondo
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Una Rapsodia con Mia Martini. Intervista a Marco Falagiani
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Io e Mia Martini. Intervista ad Enzo Jannacci
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Compagni di viaggio:intervista a Tullio De Piscopo e Eugenio Bennato
http://questimieipensieri.blogspot.com/2009/02/compagni-di-viaggiointervista-tullio-de.html

martedì 14 dicembre 2010

Per aspera ad astra". Radio Luna Network intervista Mia Martini




Marcello Accorsi, speaker di Radio Luna Network, incontra Mia Martini per la seconda volta, in un albergo a Pescara, il giorno prima del concerto “Per aspera ad astra”. E dona in esclusiva al club Chez Mimì questa intervista, preceduta da questo breve commento:

Senza ombra di dubbio, ho conosciuto una Mia Martini molto più disponibile che durante il Festival di Sanremo, dove si è sottoposti a stress non descrivibili! Le ho fatto ascoltare il commento rilasciato da voi e lei molto sportivamente lo ha accettato e sorridendo con ironia ha esclamato : ‘ah, mi trattano come una cavia!’ Per questo motivo, ho pensato di riportare ‘ pace ’ fra voi e la Martini nel farvi conoscere i contenuti di questa chiacchierata con una artista che mi ha dato forti impressioni di profondità e sensibilità.

*Iniziamo parlando, ancora una volta, dei tuoi numerosissimi fans. In una precedente intervista, mi hai detto che il rapporto con loro è burrascoso…
°Eh si, burrascoso (sorride)…Cerco di scuoterli dal loro torpore…

*Sono rimasto piuttosto incuriosito quando hai detto che i fans non ti devono considerare la loro psicanalista. Però, d’altra parte,credo che sia del tutto naturale che ad un genere di musica molto melodico…
°Si, ho capito. So cosa vuoi dire e cioè che gli argomenti che io affronto fa si che alcune persone, magari anche psicologicamente fragili, si attacchino a me. Ma, secondo me, quello che dico nelle mie canzoni è già tanto per cui…

*Durante la tua carriera hai avuto diversi black-out dovuti a differente ragioni. Tra queste, e credo di interpretare bene, c’è l’amore che ti ha provocato non pochi problemi. Oggi, Mia Martini come vive il rapporto sentimentale?
°Non lo vivo…quindi sto benissimo, godo di ottima salute (ride) e non ho problemi di nessun genere. L’amore è un equivoco, può essere bellissimo, sconvolgente, patetico, terribile, ma è sempre un equivoco. Non esiste finchè una persona si innamora di un’altra solo perché ha bisogno di prendere qualcosa dall’altra, esiste solo fra due persone che sono compagni di viaggio, che hanno ciascuna i propri bagagli, che non approfittano dell’altro per farsi portare le valigie, perché ognuna si porta le sue e poi ogni tanto si riposano insieme. Ecco, questo è l’amore. Ciò però non significa che io non sia pronta ad ammalarmi subito, tanto non importa…morire di Aids, di amore, di cancro è uguale: che differenza c’è? Sono pronta a morire (ride).

*I tuoi inizi non sono stati poi così facili, in effetti, avevi un padre che ti mandava a scuola di lirica e di pianoforte, visto che secondo lui la serietà di una cantante risiedeva soltanto in questi formati. Come sei riuscita a far valere i tuoi impulsi e le tue tendenze artistiche?
°Come al solito, da donna volitiva e anche abbastanza autoritaria, perché sono di Bagnara Calabra - lì le donne hanno inventato il commercio – io volevo fare esattamente quello che avevo in testa di fare. Sono stata sfortunatamente aiutata dal destino, perché mio padre si è tolto dalla competizione da solo, nel senso che è andato via dalla nostra vita, si è separato da mia madre, per cui io non dovevo imporre la mia volontà a nessuno, ero praticamente libera. E’ molto triste essere persone libere, credo che sia una delle cose più terribili che possa capitare ad una donna, specialmente quando è giovane.

*Dopo numerose serate in clubs e locali, hai deciso di trasferirti a Milano, fulcro dell’attività discografica in Italia, ma tua madre si era fortemente opposta, come sei riuscita a superare questo momento?
°Liberandomi anche di mia madre (ride), lei aveva una sua vita abbastanza autonoma e indipendente, non aveva rinunciato certamente all’amore, nonostante quattro figlie e un divorzio alle spalle, la nostra famiglia è stata molto strana, allo stato brado e ognuno ha percorso la sua strada, il suo cammino da solo.

*Torniamo alla musica. Il tuo primo disco risale all’età di 13 anni come Mimì Bertè. Cosa ricordi di quegli anni?
°Ma sicuramente l’incontro con un grande artista Carlo Alberto Rossi che allora era una istituzione, l’autore di grandi successi che ormai fanno parte dei classici sempreverdi della nostra cultura musicale. Io ero una ragazzina affascinata da questa figura e una delle cose che ha scritto, appena mi ha conosciuta, è stato il brano ‘E se domani’ che poi è stato interpretato dalla grande Mina, anche perché io a quell’età non potevo capire l’importanza di questo testo.

*Nel 1971 Mimì Bertè diventa Mia Martini…
°…eh si. E qui c’è un altro grande magico incontro, cioè quello con Alberigo Crocetta, l’inventore del ‘Piper’, un grande genio della nostra musica, ha scoperto Mal, Patty Pravo e ha inventato il 1° Festival Pop d’avanguardia e delle nuove tendenze. Ti parlo di un periodo in cui venivano censurati diversi pezzi, tra questi anche il mio primo disco ‘Padre davvero’, bocciato dalla Rai perché parlavo di mia madre che di me era piena, cioè era incinta. Eravamo allora, in un momento molto proibitivo, specialmente nei testi, visto che venivamo dalle canzoni di Suor Sorriso cantate da Orietta Berti. E, tra le cose che hanno cambiato la storia musicale italiana, ci sono anche io, che ho vinto questo Festival con ‘Padre davvero’, un brano senza dubbio rivoluzionario per quei tempi.

*Quali sono i momenti più emozionanti nella tua professione?
°Senza dubbio, quando sento il calore del pubblico. Ad ‘Azzurro’ ho cantato con Murolo ‘Cu’mme’ e ‘O marenariello’ e ho avuto una accoglienza talmente piena d’amore da parte del pubblico, tutto il teatro in piedi, come era successo a ‘Piacere Raiuno’ dove, per la prima volta in televisione, è stato richiesto un bis di un playback, togliendo la pubblicità di due minuti, spero che non mi arrivi il conto, già abbiamo tanti soldi da pagare (ride). Sono felice di fronte a queste dimostrazioni continue d’amore da parte del pubblico, sono proprio brividi.

*Hai provato a scrivere altre canzoni o pensi che sia meglio interpretare?
°Negli anni passati ho scritto diverse cose, alcune le presento in questo home video che sto preparando del mio concerto teatrale “Per aspera ad astra”. Amo molto scrivere, però lo faccio quando ho l’ispirazione talmente forte che mi viene già pronto testo e musica. Finché questo non succede di nuovo, non mi voglio sforzare, perché tanto ci sono grandi artisti che scrivono delle cose belle, non vedo perché debba interrompere questo meccanismo magico che si è creato.

*La tua esperienza live jazz, cosa ha rappresentato?
°E’ stata una esperienza interessante, ho letto delle recensioni splendide, hanno capito la mia voglia di buttarmi in questo modo così affascinante non come una star ma come una turista innamorata.

*Come fa una cantante a capire quali potrebbero essere i brani di successo?
°Ah beh, io non sono capace di stabilire questo, ho un solo metro: il mio cuore, che mi porta a scegliere i lavori di qualsiasi artista che riesce a trasmettermi delle emozioni.

*
Nella tua carriera artistica, ci sono state delle grandi collaborazioni, l’ultima è con Roberto Murolo, nel suo ultimo lavoro discografico ‘Ottanta voglia di cantare’…
°Non riesco a pensare a Murolo che nasce nel 1912 e che s’innamora della musica, ascoltando Caruso, respirando l’aria poetica, letteraria e colta del padre, il grande poeta napoletano Ernesto Murolo. Quando, infatti, sono entrata nel salotto di casa Murolo, che è una specie di museo, non avevo neanche il coraggio di bere il caffè che mi ha fatto Mariella, la governante. Ero emozionatissima, mi sembrava di entrare in un tempio…

*Ti trovi, comunque, molto a tuo agio con la musica napoletana…
°…si, è vero, pensa che i napoletani mi scambiano tutti per napoletana. D’altra parte, Bagnara Calabra, dove sono nata, non dista poi così tanto da Napoli e poi, per me che sono calabrese, Napoli è la mia città ideale, perché è la capitale del sud, del Mediterraneo, della mia terra…a parte poi che delle mie tradizioni, della mia cultura, delle mie radici.

*Questa non vittoria al festival di Sanremo ti ha giovato o no?
°A me si, dovresti chiederlo a Luca Barbarossa, penso che oggi avrebbe preferito perdere, lui non c’entra nulla, io però devo continuamente consolare gli italiani, ovunque vado, tutti mi dicono che non è stato un giusto verdetto e io a ripetere: Barbarossa è tanto bravo, non mi mettete nella condizione di difenderlo, sennò mi tocca fare causa alla mamma (ride).

*Il fatto che tu non abbia vinto è indice di correttezza?
°Vista la situazione che si è creata, dopo questi annunci stravaganti e gratuiti di Ippoliti, penso che sia stata la soluzione migliore, anche se non è stata una soluzione, perché probabilmente si sapeva già che il vero vincitore sarebbe stato Luca Barbarossa e, siccome io questo lo sospettavo, mi sono sempre domandata perché, e a quale scopo, avessero inventato questa cosa su di me e avessero voluto rovinare il mio festival personale, perché veramente mi hanno messo in condizione di partecipare senza la necessaria tranquillità.

*Nella tua carriera, hai avuto anche la possibilità di fare delle serate all’estero. Qual è il pubblico che, al di fuori dell’Italia, ti ha dato le maggiori emozioni?
°Ho vinto anni fa il Festival di Tokyo, sono molto amata in Giappone, credo, però, che in Brasile ci sia un pubblico molto caldo, poi seguono i francesi, all’Olympia ho avuto un pubblico splendido!

*E gli anglosassoni?
°In Inghilterra non ho mai fatto concerti, ho solo rappresentato l’Italia a Wembley, in occasione dell’Eurofestival nel ’77 con ‘Libera’, sono arrivata settima o diciottesima, non mi ricordo…perdonatemi, non sono capace di vincere.

*Com’è il tuo rapporto con tua sorella Loredana?
°Bellissimo, tempo fa ci siamo tirate in faccia una torta stupenda, era così buona, ce la siamo mangiata a vicenda, rubandocela dal naso, dagli occhi, dalla bocca.

Intervista di Marcello Accorsi realizzata nell’aprile ’92 in esclusiva per ‘Chez Mimì’

Foto Guido Harari concessione Fonit Cetra

lunedì 13 dicembre 2010

Così "fan" tutti? Mia Martini parla dei suoi fans


Intervista realizzata da Radio Luna Network a Sanremo 1992 in cui Mia Martini si esprime così nei confronti dei fans:

° Mia il tuo rapporto con i fans?
*Il mio rapporto con i fans, diciamo, è tempestoso(ride)… Cerco di scuoterli dal loro torpore. Si innamorano di una foto e io sono convinta al contrario che una immagine ti condiziona, ti limita. Io guardo avanti, miro all’evoluzione. Loro vorrebbero sentirmi cantare ancora, all’infinito, vecchi pezzi ormai abbandonati…

 
°Come mai? Io so che appunto c’è un Mia Martini fans club ufficiale a Messina condotto da Pippo Augliera, con il quale tra l’altro ti sei sentita alcune volta, e so che loro avevano cercato, fatto di tutto per venire qui, però è stato detto da te che, durante la partecipazione al Festival di Sanremo, non ricevi amici…
*Infatti, la stessa cosa l’ho detta a mio padre, a zia Sarina, ai miei amici, a tutti quelli che, pensando di aiutarmi, nella realtà mi stavano caricando di un bagaglio veramente faticoso. Tu sei in una radio libera e, hai visto, non so da quante ore stai aspettando per avere un colloquio con me. Non è che io sia una star, è che non c’è proprio il tempo necessario…hai visto mi sono bevuta il caffè rilasciando tre interviste, per cui se fossero stati qui tutti quanti, i fans etc.,praticamente potevo risparmiarmi di partecipare a Sanremo perché non avrei potuto occuparmi di quello che in questo mi interessa, per cui ho chiarito a Pippo Augliera, che ormai mi conosce, che non deve caricarmi di cose che io non ho richiesto. Quando io dico “gli uomini non cambiano e ti danno tutto quello che non vuoi”, cioè io sono pazza di gioia che i sei un mio fan, ma questo bagaglio è tuo, il fatto che tu sia un mio fan non vuol dire che io debba risolvere i tuoi problemi. Vorrei anche dire un’altra cosa, io sono sempre in polemica con i miei fans, che, intanto, non sono la poltrona dello psicoanalista, perché mi scambiano per lo psicanalista - non si capisce perché – si innamorano, si emozionano, con le mie canzoni piangono e poi pretendono di farmi stare al telefono per delle giornate intere, per fargli capire quali sono i problemi della loro vita. Io sono una cantante. Secondo: loro mi amano talmente tanto che pensano sia proprio umiliante per loro andare a comprare un mio disco e addirittura pretendono che sia io a regalarglielo, hai capito? Il fatto di comprarmi, di pagarmi in un negozio, gli sembra di violarmi in qualche modo…Amore, fare i dischi lo avete visto quanto mi è costato, perché per fare i miei dischi senza vendermi, ho pagato in lacrime e sangue tutta la vita, adesso pretendete pure che ci aggiungo del mio. La mia casa discografica non me li regala i dischi, chiariamo una cosa : una cantante non ha bagagli di dischi nella macchina da regalare a chiunque incontro nella vita e, se veramente mi vuoi bene, non ti far pagare come una ‘mignotta’, compramelo ‘sto disco, okay!?.
Intervista di Marcello Accorsi realizzata a Sanremo ’92 e concessa a ‘Chez Mimì’

Nella foto Mia Martini è con Sergio Margherito

mercoledì 8 dicembre 2010

Una collega per amica: Dori Ghezzi per Mia Martini






La incontriamo a Napoli, dolcissima e disponibile al dialogo. E’ una grande emozione avere di fronte una tra le amiche più care di Mimì. E finalmente possiamo ringraziarla per il suo determinante apporto nel far intitolare il Premio della Critica di Sanremo a Mia Martini.

Dori, il suo primo incontro con Mimì risale al 1989, all’epoca del Festival di Sanremo e di Sanremo in the world?
Quello è stato l’incontro che ci ha fatto diventare amiche risale , ce ne sono stati altri avvenuti prima di allora ma molto ‘furtivi’, io la ricordo addirittura agli inizi quando incominciò ad incidere per la Durium (1966 n.d.r.) che è stata la mia prima etichetta discografica. L’ho incontrata per la prima volta in uno studio, un ufficio dove c’erano un pianoforte e lei, che era seduta intenta a suonare e a cantare, era una ragazzina appena diciannovenne.

Qualche anno dopo Mimì venne condotta in carcere a Tempi Pausania…
Sì, Tempio Pausania… in un certo qual modo, le nostre strade, anche se in epoche e circostanze diverse, si sono incrociate, perché ci siamo ritrovate a vivere le nostre esperienze in questa località della Sardegna. Mi hanno raccontato che Mimì in carcere cantava e la gente si radunava fuori la sua cella per ascoltarla. La sua voce era magica già allora.



In una serata di Sanremo in the world  Mimì ed Enzo Jannacci hanno cantato Vincenzina e la fabbrica, nel video c’erano anche Gigliola Cinquetti e Paola Turci.
In quel tour ci siamo divertite tantissimo e ho avuto anche la possibilità di assistere a questo bellissimo duetto con una Mimì che ha toccato una delle punte più alte delle sue grandi doti interpretative.

Ci consenta di passare ad aneddoti legati alla vostra vita privata. Chi era Mimì? Veniva spesso a trovare lei e Fabrizio all’Agnata?
Più che in Sardegna ci vedevamo con frequenza nella nostra casa di Milano. Conservo dei bellissimi ricordi di quei momenti trascorsi insieme, come quando Fabrizio, Ivano (Fossati, n.d.r.) ed io siamo andati a farle visita nello studio di registrazione, all’epoca dell’incisione dei brani di quello che poi è stato il suo ultimo capolavoro La musica che mi gira intorno. In quell’occasione, Mimì non si aspettava che insieme a noi ci fosse anche Ivano, non glielo avevamo detto perché volevamo farle una sorpresa, dal momento che non si vedevano da molti anni. Abbiamo ascoltato tutto il pomeriggio le sue incisioni, ricordo che restammo profondamente affascinati dal suo particolare modo di ridare forma a delle vere e proprie perle della canzone d’autore. Fabrizio e io ci siamo commossi ascoltando la sua versione di Hotel Supramonte e Ivano le ha detto che era la più grande interprete italiana e che con la sua voce era capace di dipingere dei veri e propri quadri. La stessa sera ci siamo trasferiti a Bologna e con Beppe Grillo, Stefano Benni e l’arrangiatore di Mimì Fio Zanotti abbiamo cenato tutti insieme, trascorrendo dei bellissimi momenti. Eh si! Mimì quella sera era proprio raggiante.

Dopo questo incontro, Fabrizio e Ivano, che stavano lavorando a quattro mani per quel capolavoro che è Anime salve, si erano ripromessi di scrivere per Mimì e lei stessa voleva realizzare una tournèe teatrale dedicando un tempo del suo spettacolo a De Andrè e Fossati; ma purtroppo non c’è stato il tempo…
Sì è vero, Fabrizio e Ivano avevano espresso la loro intenzione di comporre per lei. Peccato, perché Mimì, con la voce splendida e straordinaria che si ritrovava, poteva permettersi grandi cose. Ciò che mi amareggia di più è che, se è vero che gli italiani hanno perso una grande voce, io ho perso una grande amica. Mi manca molto Mimì, mi manca la sua fragorosa risata.


Intervista di Ciro Castaldo per Chez Mimì pubblicata sul numero 31 della fanzine e inserita nel libro La voce dentro

giovedì 2 dicembre 2010

Se mi sfiori. Mango racconta Mia Martini




L’incontro con Mango avviene a Somma Vesuviana (NA), durante le prove di un concerto tenuto in piazza. Promotore è il fratello Armando, suo produttore artistico e consigliere sin dagli esordi, fino a qualche anno fa. Pino appare disponibile e cordiale: inizia così una piacevole chiacchierata.
D. Qual è la tua opinione su Mia Martini?
M. Mimì è stata una mia carissima amica. Artisticamente, ho iniziato con lei e con un’altra grande della musica leggera: Patty Pravo. Entrambe hanno inciso alcuni brani, prima che venisse pubblicato il mio album d’esordio. Mimì ha interpretato Se mi sfiori con gusto e sensibilità e con lei c’è stato un coinvolgimento globale.
 
D. Come è nata questa collaborazione, risalente ai tempi di Che vuoi che sia…se t’ho aspettato tanto?
M. Io e mio fratello Armando eravamo alle prime armi e stavamo realizzando dei provini per un probabile album. Mimì e Nicoletta, che si trovavano in sala, ebbero modo di ascoltare e rimasero colpite da alcuni brani e ce li ‘rubarono’, in senso buono, per carità.

D. Sono state queste le tue prime composizioni?
M. Esatto, e risalgono ad un periodo precedente al mio primo album ufficiale La mia ragazza è un gran caldo.
 
D. Successivamente vi siete incontrati? E vi sono state altre proposte di collaborazione?
M. No, purtroppo no, ci siamo incrociati più volte in occasione di varie manifestazioni, siamo stati anche piacevolmente insieme a Sanremo in the world nel 1990, ma non so spiegare per quale motivo non si è creata l’occasione di lavorare con lei, cosa che invece è accaduto, sia pur brevemente, con la sorella.

D. Cosa ti ha spinto a riproporre in alcuni concerti Se mi sfiori?
M. Nei concerti di piazza non la canto, ma solo in teatro dove l’atmosfera è più adatta, per cui diventa uno dei momenti più suggestivi e coinvolgenti. Mi è sembrato bello inserirlo nella scaletta, senza riferimenti particolari alla scomparsa di Mimì, perché sarebbe di cattivo gusto speculare su certe cose. Secondo me, l’omaggio è più bello e sentito se te lo tieni dentro, come ho fatto anche con il brano Primavera.

D. Cosa pensi di queste manifestazioni dedicate a questa grande artista?
M. Io non sono contrario a queste manifestazioni e nemmeno ad una mia eventuale partecipazione. L’importante è che i promotori di tali iniziative siano delle persone serie e che tutto si svolga alla luce del sole.

D. Da tempo si pensa di realizzare un disco tributo. Qual è la tua idea, a tal proposito?
M. Sono a completa disposizione, ma se gli altri non danno l’adesione, certamente non posso farlo da solo. Ho l’impressione che a parole si dicano troppi sì e, quando si tratta di concretizzare, tutti si defilano. Non ho nessun problema ad aderire ed entrare in uno studio di registrazione ed interpretare un brano in omaggio a Mimì. A mio parere, fare un disco tributo, attingendo ad incisioni già esistenti è di cattivo gusto, mi piacerebbe che fossero nuove registrazioni.
 
Intervista realizzata da Ciro Castaldo per Chez Mimì e pubblicata sulla fanzine n°26

l video di "Se mi sfiori"
http://www.youtube.com/watch?v=2o-YY6YiEgA

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Rossana Casale. La mia collaborazione artistica e amicizia con Mia Martini
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Una collega per amica: Dori Ghezzi per Mia Martini
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Compagni di viaggio:intervista a Tullio De Piscopo e Eugenio Bennato
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mercoledì 1 dicembre 2010

In viaggio con Mimì. Mia Martini intervistata su Ciao 2001


Pubblichiamo una intervista del 1984 fatta a Mia Martini da Piergiuseppe Caporale, apparsa su Ciao 2001, in occasione dell’uscita dell’album “Miei compagni di viaggio”. Anche se sono trascorsi  30 anni risulta ancora attuale…

In un paese così povero (almeno apparentemente) come il nostro, di personaggi musicali femminili, in genere utilizzati come sex-simbols o come esecutrici di canzonette per bambini dementi e minorati sessuali, fa sempre piacere ascoltare una di quelle rare eccezioni ì che hanno fatto della propria voce e della personalità, un uso ben maggiore delle colleghe. Stiamo parlando di Mia Martini, per gli amici e vecchi conoscenti Mimì, in questi giorni alla ribalta con un disco live che unisce all’originalità dell’idea un coraggio da leoni. Un coraggio non dell’incosciente che non teme rivali, ma di chi è in grado di trasformare anche il più famoso e collaudato repertorio in una cosa personale, in una zampata di professionismo unito alla passione.

“Miei compagni di viaggio”, l’ellepì in questione, vede quattordici vere e proprie pietre miliari della canzone (in parte) d’autore, spaziando da un capo all’altro dell’Atlantico, fra Brasile (Chico e Vinicius), Stati Uniti (Joni Mitchell, Randy Newman, Jimi Hendrix), Canada (Leonard Cohen), Inghilterra (Kate Bush, John Lennon), Spagna (Juan Manuel Serrat) e, naturalmente, Italia (De Gregori, De Andrè, Tenco). Da “Alice” a “Valsinha” passando per “Suzanne”, “Big yellow taxi”, “Little wing”, “Imagine”…Il tutto riconfezionato, trasformato, personalizzato non soltanto dall’interpretazione di Mimì ma anche da un’accolita vera e propria di musicisti di primissimo piano: basta citare un batterista come Giulio Capozzo, un bassista come Ares Tavolazzi, un chitarrista come Giorgio Cocilovo, un sax come Claudio Pascoli, un violino come Carlo Siliotto, un tastierista come Mark Harris (gli ultimi due coinvolti anche come arrangiatori e produttori artistici)…Ci scusino quelli che abbiamo tralasciato ma gli ospiti di questo disco sono veramente tanti. Il tutto, poi, condito dall’atmosfera del concerto dal vivo, effettuato nello storico Ciak milanese con un pubblico di amici, colleghi e…compagni di viaggio. Non vogliamo dilungarci troppo sull’analisi del disco. Trascriviamo invece parte di una lunghissima chiacchierata che non ha solamente il disco in oggetto fra gli argomenti.

TENCO E’ IL PADRE

° A parte le comprensibili ( e già note) passioni per gli autori brasiliani, come mai questa varietà di autori, tra l’altro differenti fra loro? A partire da “Wuthering Heights” di Kate Bush…
° Beh, di John Lennon, ad esempio, avevo già fatto qualcosa…per quanto riguarda Kate Bush (e, in parte anche per gli altri), la scelta è stata fatta più per il personaggi che per il pezzo vero e proprio. Kate Bush è nella mia valigia insieme ad altri, di lei leggo tutte le interviste, mi tengo le sue foto…è una che amo, insomma. Certo non è da tanto tempo dentro di me come Vinicius, come Cohen, ecc. anche se, comunque, la colloco fra i grandi, fra quelli che mi hanno dato in ogni caso qualcosa.

° A parte forse Jimi Hendrix, in ogni caso la scelta privilegia la canzone d’autore…
° Senz’altro: devo dire che sono le uniche cose che veramente mi colpiscono e poi, magari, mi rimangono dentro per tanto tempo. Ce ne sono tanti che mancano…avrei dovuto fare una raccolta di ventotto volumi per metterceli tutti (o quasi).

° Dovresti quindi essere d’accordo sul fatto che proprio nei momenti in cui più sembra che l’evasione a tutti i costi stia imperando, tornano alla ribalta, prepotentemente, solo le cose legate all’intelligenza ed alla sensibilità?
° Sono sempre convinta di ciò. E il momento attuale ce lo sta confermando: proprio quando sembrava che la parola cantautore ormai appartenesse ad un passato lontano, sono tornati al successo quegli autori che si pensava fossero sull’orlo dell’obsolescenza (tanto per fare un esempio, Guccini, De Gregori…)

° “Il pescatore” e “Alice”, in pratica la seconda e la terza rivoluzione della canzone d’autore…
°….anche se il primo rimarrà sempre, per me, Luigi Tenco. Questo lo dichiara anche De Andrè…In ogni caso è stato il precursore di tutto, è veramente il papà dei cantautori: allora era talmente all’avanguardia che nessuno l’ha mai capito. Ogni volta che ci penso mi rompe veramente i…. il fatto che sia morto. Dopo Tenco, Fabrizio De Andrè rimane per me un altro dei grandissimi.

° A proposito di De Andrè, l’arrangiamento nuovo de “Il pescatore”, mi ha lasciato senza fiato (e non in senso positivo)…
° Beh, in effetti l’abbiamo un po’ dissacrato. E’ stata un’idea mia, praticamente rubata a Randy Newman: in “Born again”, il penultimo album, c’è una canzone, “They just got married”, in cui lui racconta la storia di due suoi amici che si sono sposati, hanno avuto un bambino, poi lei, alla seconda gravidanza è morta e lui si è sposato di nuovo con una ragazza molto stupida che però aveva un sacco di soldi, ecc…Bene, Newman, in questa canzone dal teso tremendo, drammatico, ha ficcato un arrangiamento tutto jazz, swing: insomma dice delle cose terribili tutte swingate, sincopate… Allora ho pensato a questa soluzione per “Il pescatore” che è, sostanzialmente una ballata, argomento che non mi si confà. E, in ogni caso, in tutti i brani scelti per questo disco, sono molto più importanti i testi che le musiche…

CRISI &  DONNE

° Saltando di palo in frasca, di questi tempi si parla molto della crisi del disco, attribuendole molteplici e svariate causali. Non ti sembra, comunque, basilare che la prima motivazione sia da ricercare nella media molto bassa del prodotto artistico attuale?

° E’ in gran parte vero: alla base c’è sicuramente la carenza del prodotto. Bada bene, però! Non è che manchino gli artisti, manca proprio il prodotto. La crisi è, poi, anche di uomini, e riguarda proprio i discografici, o i cosiddetti addetti ai lavori in genere: stanno facendo tutti una gran confusione. Ma mentre nel settore giornalistico, ad esempio, assistiamo ad una progressiva specializzazione ed alla sparizione delle perle di una volta, gli unici che sono rimasti sempre ignoranti come prima sono, paradossalmente, proprio i discografici. Non ho mai capito perché…non ho mai nemmeno capito da dove arrivino i discografici, se c’è una scuola, se c’è qualcuno che insegna loro cos’è il mercato, qual è la scuola della pubblicità, se c’è una psicologia del prodotto oppure no…loro buttano tutto negli stessi canali, inzeppano tutto nello stesso posto. E oggi non è più valido: ce lo insegna la pubblicità differenziata di cui si rende conto, oramai, anche il pubblico stesso che, fin dalle prime battute di uno spot, ad esempio, sa già di che si tratti. Insomma lo capiscono tutti…meno i discografici che continuano a fare delle confusioni tremende: le compilations dovrebbero, già da sole, essere indicative.
Io oggi ho la fortuna di stare in una casa discografica piccola e di avere come capo uno di quei pochi sensibili ed intelligenti: senza di lui questo disco non avrebbe potuto essere realizzato mai. E già così è stato difficilissimo…Penso che, ammenochè l’artista non sia uno di quelli da 200.000 copie a scatola chiusa, deve scendere a troppi compromessi per fare le sue cose: ed è per questo che i prodotti che attualmente escono sul mercato non sono buoni. Ripeto che non dipende dagli artisti.


° Ma, secondo te, è legato sempre a questo discorso il fatto che non esca un nuovo artista al femminile, neanche a cercarlo con il lanternino?
° In gran parte si. Torniamo alla media dei discografici: a parte qualche illuminato, quando prendono in considerazione una donna, cominciano dall’estetica. Se è bella si comincia col look (maledetto termine!) ed allora ecco le donne della disco-music, ad esempio, con tutte le varietà possibili di body, lamè eccetera. Non parliamo poi se l’artista è brutta: può essere brava finché ti pare…come minimo non fa cose (secondo loro) commerciali. Va da sé che quelle che vengono fuori, a parte rare eccezioni (Alice, Teresa De Sio…) sono delle semplici proposte commerciali dell’industria. Non parliamo poi dell’autrice: secondo loro soltanto gli uomini possono scrivere delle cose intelligenti. Insomma se hai le gambe storte, o un porretto sul mento, o sei strabica, puoi anche scrivere un poema che tanto nessuno ti si fila!

Autore: Piergiuseppe Caporale per Ciao 2001 1984

Il video di "Cime tempestose" da "Miei compagni di viaggio"