Marcello Accorsi, speaker di Radio Luna Network, incontra Mia Martini per la seconda volta, in un albergo a Pescara, il giorno prima del concerto “Per aspera ad astra”. E dona in esclusiva al club Chez Mimì questa intervista, preceduta da questo breve commento:
Senza ombra di dubbio, ho conosciuto una Mia Martini molto più disponibile che durante il Festival di Sanremo, dove si è sottoposti a stress non descrivibili! Le ho fatto ascoltare il commento rilasciato da voi e lei molto sportivamente lo ha accettato e sorridendo con ironia ha esclamato : ‘ah, mi trattano come una cavia!’ Per questo motivo, ho pensato di riportare ‘ pace ’ fra voi e la Martini nel farvi conoscere i contenuti di questa chiacchierata con una artista che mi ha dato forti impressioni di profondità e sensibilità.
*Iniziamo parlando, ancora una volta, dei tuoi numerosissimi fans. In una precedente intervista, mi hai detto che il rapporto con loro è burrascoso…
°Eh si, burrascoso (sorride)…Cerco di scuoterli dal loro torpore…
*Sono rimasto piuttosto incuriosito quando hai detto che i fans non ti devono considerare la loro psicanalista. Però, d’altra parte,credo che sia del tutto naturale che ad un genere di musica molto melodico…
°Si, ho capito. So cosa vuoi dire e cioè che gli argomenti che io affronto fa si che alcune persone, magari anche psicologicamente fragili, si attacchino a me. Ma, secondo me, quello che dico nelle mie canzoni è già tanto per cui…
*Durante la tua carriera hai avuto diversi black-out dovuti a differente ragioni. Tra queste, e credo di interpretare bene, c’è l’amore che ti ha provocato non pochi problemi. Oggi, Mia Martini come vive il rapporto sentimentale?
°Non lo vivo…quindi sto benissimo, godo di ottima salute (ride) e non ho problemi di nessun genere. L’amore è un equivoco, può essere bellissimo, sconvolgente, patetico, terribile, ma è sempre un equivoco. Non esiste finchè una persona si innamora di un’altra solo perché ha bisogno di prendere qualcosa dall’altra, esiste solo fra due persone che sono compagni di viaggio, che hanno ciascuna i propri bagagli, che non approfittano dell’altro per farsi portare le valigie, perché ognuna si porta le sue e poi ogni tanto si riposano insieme. Ecco, questo è l’amore. Ciò però non significa che io non sia pronta ad ammalarmi subito, tanto non importa…morire di Aids, di amore, di cancro è uguale: che differenza c’è? Sono pronta a morire (ride).
*I tuoi inizi non sono stati poi così facili, in effetti, avevi un padre che ti mandava a scuola di lirica e di pianoforte, visto che secondo lui la serietà di una cantante risiedeva soltanto in questi formati. Come sei riuscita a far valere i tuoi impulsi e le tue tendenze artistiche?
°Come al solito, da donna volitiva e anche abbastanza autoritaria, perché sono di Bagnara Calabra - lì le donne hanno inventato il commercio – io volevo fare esattamente quello che avevo in testa di fare. Sono stata sfortunatamente aiutata dal destino, perché mio padre si è tolto dalla competizione da solo, nel senso che è andato via dalla nostra vita, si è separato da mia madre, per cui io non dovevo imporre la mia volontà a nessuno, ero praticamente libera. E’ molto triste essere persone libere, credo che sia una delle cose più terribili che possa capitare ad una donna, specialmente quando è giovane.
*Dopo numerose serate in clubs e locali, hai deciso di trasferirti a Milano, fulcro dell’attività discografica in Italia, ma tua madre si era fortemente opposta, come sei riuscita a superare questo momento?
°Liberandomi anche di mia madre (ride), lei aveva una sua vita abbastanza autonoma e indipendente, non aveva rinunciato certamente all’amore, nonostante quattro figlie e un divorzio alle spalle, la nostra famiglia è stata molto strana, allo stato brado e ognuno ha percorso la sua strada, il suo cammino da solo.
*Torniamo alla musica. Il tuo primo disco risale all’età di 13 anni come Mimì Bertè. Cosa ricordi di quegli anni?
°Ma sicuramente l’incontro con un grande artista Carlo Alberto Rossi che allora era una istituzione, l’autore di grandi successi che ormai fanno parte dei classici sempreverdi della nostra cultura musicale. Io ero una ragazzina affascinata da questa figura e una delle cose che ha scritto, appena mi ha conosciuta, è stato il brano ‘E se domani’ che poi è stato interpretato dalla grande Mina, anche perché io a quell’età non potevo capire l’importanza di questo testo.
*Nel 1971 Mimì Bertè diventa Mia Martini…
°…eh si. E qui c’è un altro grande magico incontro, cioè quello con Alberigo Crocetta, l’inventore del ‘Piper’, un grande genio della nostra musica, ha scoperto Mal, Patty Pravo e ha inventato il 1° Festival Pop d’avanguardia e delle nuove tendenze. Ti parlo di un periodo in cui venivano censurati diversi pezzi, tra questi anche il mio primo disco ‘Padre davvero’, bocciato dalla Rai perché parlavo di mia madre che di me era piena, cioè era incinta. Eravamo allora, in un momento molto proibitivo, specialmente nei testi, visto che venivamo dalle canzoni di Suor Sorriso cantate da Orietta Berti. E, tra le cose che hanno cambiato la storia musicale italiana, ci sono anche io, che ho vinto questo Festival con ‘Padre davvero’, un brano senza dubbio rivoluzionario per quei tempi.
*Quali sono i momenti più emozionanti nella tua professione?
°Senza dubbio, quando sento il calore del pubblico. Ad ‘Azzurro’ ho cantato con Murolo ‘Cu’mme’ e ‘O marenariello’ e ho avuto una accoglienza talmente piena d’amore da parte del pubblico, tutto il teatro in piedi, come era successo a ‘Piacere Raiuno’ dove, per la prima volta in televisione, è stato richiesto un bis di un playback, togliendo la pubblicità di due minuti, spero che non mi arrivi il conto, già abbiamo tanti soldi da pagare (ride). Sono felice di fronte a queste dimostrazioni continue d’amore da parte del pubblico, sono proprio brividi.
*Hai provato a scrivere altre canzoni o pensi che sia meglio interpretare?
°Negli anni passati ho scritto diverse cose, alcune le presento in questo home video che sto preparando del mio concerto teatrale “Per aspera ad astra”. Amo molto scrivere, però lo faccio quando ho l’ispirazione talmente forte che mi viene già pronto testo e musica. Finché questo non succede di nuovo, non mi voglio sforzare, perché tanto ci sono grandi artisti che scrivono delle cose belle, non vedo perché debba interrompere questo meccanismo magico che si è creato.
*La tua esperienza live jazz, cosa ha rappresentato?
°E’ stata una esperienza interessante, ho letto delle recensioni splendide, hanno capito la mia voglia di buttarmi in questo modo così affascinante non come una star ma come una turista innamorata.
*Come fa una cantante a capire quali potrebbero essere i brani di successo?
°Ah beh, io non sono capace di stabilire questo, ho un solo metro: il mio cuore, che mi porta a scegliere i lavori di qualsiasi artista che riesce a trasmettermi delle emozioni.
*Nella tua carriera artistica, ci sono state delle grandi collaborazioni, l’ultima è con Roberto Murolo, nel suo ultimo lavoro discografico ‘Ottanta voglia di cantare’…
°Non riesco a pensare a Murolo che nasce nel 1912 e che s’innamora della musica, ascoltando Caruso, respirando l’aria poetica, letteraria e colta del padre, il grande poeta napoletano Ernesto Murolo. Quando, infatti, sono entrata nel salotto di casa Murolo, che è una specie di museo, non avevo neanche il coraggio di bere il caffè che mi ha fatto Mariella, la governante. Ero emozionatissima, mi sembrava di entrare in un tempio…
Senza ombra di dubbio, ho conosciuto una Mia Martini molto più disponibile che durante il Festival di Sanremo, dove si è sottoposti a stress non descrivibili! Le ho fatto ascoltare il commento rilasciato da voi e lei molto sportivamente lo ha accettato e sorridendo con ironia ha esclamato : ‘ah, mi trattano come una cavia!’ Per questo motivo, ho pensato di riportare ‘ pace ’ fra voi e la Martini nel farvi conoscere i contenuti di questa chiacchierata con una artista che mi ha dato forti impressioni di profondità e sensibilità.
*Iniziamo parlando, ancora una volta, dei tuoi numerosissimi fans. In una precedente intervista, mi hai detto che il rapporto con loro è burrascoso…
°Eh si, burrascoso (sorride)…Cerco di scuoterli dal loro torpore…
*Sono rimasto piuttosto incuriosito quando hai detto che i fans non ti devono considerare la loro psicanalista. Però, d’altra parte,credo che sia del tutto naturale che ad un genere di musica molto melodico…
°Si, ho capito. So cosa vuoi dire e cioè che gli argomenti che io affronto fa si che alcune persone, magari anche psicologicamente fragili, si attacchino a me. Ma, secondo me, quello che dico nelle mie canzoni è già tanto per cui…
*Durante la tua carriera hai avuto diversi black-out dovuti a differente ragioni. Tra queste, e credo di interpretare bene, c’è l’amore che ti ha provocato non pochi problemi. Oggi, Mia Martini come vive il rapporto sentimentale?
°Non lo vivo…quindi sto benissimo, godo di ottima salute (ride) e non ho problemi di nessun genere. L’amore è un equivoco, può essere bellissimo, sconvolgente, patetico, terribile, ma è sempre un equivoco. Non esiste finchè una persona si innamora di un’altra solo perché ha bisogno di prendere qualcosa dall’altra, esiste solo fra due persone che sono compagni di viaggio, che hanno ciascuna i propri bagagli, che non approfittano dell’altro per farsi portare le valigie, perché ognuna si porta le sue e poi ogni tanto si riposano insieme. Ecco, questo è l’amore. Ciò però non significa che io non sia pronta ad ammalarmi subito, tanto non importa…morire di Aids, di amore, di cancro è uguale: che differenza c’è? Sono pronta a morire (ride).
*I tuoi inizi non sono stati poi così facili, in effetti, avevi un padre che ti mandava a scuola di lirica e di pianoforte, visto che secondo lui la serietà di una cantante risiedeva soltanto in questi formati. Come sei riuscita a far valere i tuoi impulsi e le tue tendenze artistiche?
°Come al solito, da donna volitiva e anche abbastanza autoritaria, perché sono di Bagnara Calabra - lì le donne hanno inventato il commercio – io volevo fare esattamente quello che avevo in testa di fare. Sono stata sfortunatamente aiutata dal destino, perché mio padre si è tolto dalla competizione da solo, nel senso che è andato via dalla nostra vita, si è separato da mia madre, per cui io non dovevo imporre la mia volontà a nessuno, ero praticamente libera. E’ molto triste essere persone libere, credo che sia una delle cose più terribili che possa capitare ad una donna, specialmente quando è giovane.
*Dopo numerose serate in clubs e locali, hai deciso di trasferirti a Milano, fulcro dell’attività discografica in Italia, ma tua madre si era fortemente opposta, come sei riuscita a superare questo momento?
°Liberandomi anche di mia madre (ride), lei aveva una sua vita abbastanza autonoma e indipendente, non aveva rinunciato certamente all’amore, nonostante quattro figlie e un divorzio alle spalle, la nostra famiglia è stata molto strana, allo stato brado e ognuno ha percorso la sua strada, il suo cammino da solo.
*Torniamo alla musica. Il tuo primo disco risale all’età di 13 anni come Mimì Bertè. Cosa ricordi di quegli anni?
°Ma sicuramente l’incontro con un grande artista Carlo Alberto Rossi che allora era una istituzione, l’autore di grandi successi che ormai fanno parte dei classici sempreverdi della nostra cultura musicale. Io ero una ragazzina affascinata da questa figura e una delle cose che ha scritto, appena mi ha conosciuta, è stato il brano ‘E se domani’ che poi è stato interpretato dalla grande Mina, anche perché io a quell’età non potevo capire l’importanza di questo testo.
*Nel 1971 Mimì Bertè diventa Mia Martini…
°…eh si. E qui c’è un altro grande magico incontro, cioè quello con Alberigo Crocetta, l’inventore del ‘Piper’, un grande genio della nostra musica, ha scoperto Mal, Patty Pravo e ha inventato il 1° Festival Pop d’avanguardia e delle nuove tendenze. Ti parlo di un periodo in cui venivano censurati diversi pezzi, tra questi anche il mio primo disco ‘Padre davvero’, bocciato dalla Rai perché parlavo di mia madre che di me era piena, cioè era incinta. Eravamo allora, in un momento molto proibitivo, specialmente nei testi, visto che venivamo dalle canzoni di Suor Sorriso cantate da Orietta Berti. E, tra le cose che hanno cambiato la storia musicale italiana, ci sono anche io, che ho vinto questo Festival con ‘Padre davvero’, un brano senza dubbio rivoluzionario per quei tempi.
*Quali sono i momenti più emozionanti nella tua professione?
°Senza dubbio, quando sento il calore del pubblico. Ad ‘Azzurro’ ho cantato con Murolo ‘Cu’mme’ e ‘O marenariello’ e ho avuto una accoglienza talmente piena d’amore da parte del pubblico, tutto il teatro in piedi, come era successo a ‘Piacere Raiuno’ dove, per la prima volta in televisione, è stato richiesto un bis di un playback, togliendo la pubblicità di due minuti, spero che non mi arrivi il conto, già abbiamo tanti soldi da pagare (ride). Sono felice di fronte a queste dimostrazioni continue d’amore da parte del pubblico, sono proprio brividi.
*Hai provato a scrivere altre canzoni o pensi che sia meglio interpretare?
°Negli anni passati ho scritto diverse cose, alcune le presento in questo home video che sto preparando del mio concerto teatrale “Per aspera ad astra”. Amo molto scrivere, però lo faccio quando ho l’ispirazione talmente forte che mi viene già pronto testo e musica. Finché questo non succede di nuovo, non mi voglio sforzare, perché tanto ci sono grandi artisti che scrivono delle cose belle, non vedo perché debba interrompere questo meccanismo magico che si è creato.
*La tua esperienza live jazz, cosa ha rappresentato?
°E’ stata una esperienza interessante, ho letto delle recensioni splendide, hanno capito la mia voglia di buttarmi in questo modo così affascinante non come una star ma come una turista innamorata.
*Come fa una cantante a capire quali potrebbero essere i brani di successo?
°Ah beh, io non sono capace di stabilire questo, ho un solo metro: il mio cuore, che mi porta a scegliere i lavori di qualsiasi artista che riesce a trasmettermi delle emozioni.
*Nella tua carriera artistica, ci sono state delle grandi collaborazioni, l’ultima è con Roberto Murolo, nel suo ultimo lavoro discografico ‘Ottanta voglia di cantare’…
°Non riesco a pensare a Murolo che nasce nel 1912 e che s’innamora della musica, ascoltando Caruso, respirando l’aria poetica, letteraria e colta del padre, il grande poeta napoletano Ernesto Murolo. Quando, infatti, sono entrata nel salotto di casa Murolo, che è una specie di museo, non avevo neanche il coraggio di bere il caffè che mi ha fatto Mariella, la governante. Ero emozionatissima, mi sembrava di entrare in un tempio…
*Ti trovi, comunque, molto a tuo agio con la musica napoletana…
°…si, è vero, pensa che i napoletani mi scambiano tutti per napoletana. D’altra parte, Bagnara Calabra, dove sono nata, non dista poi così tanto da Napoli e poi, per me che sono calabrese, Napoli è la mia città ideale, perché è la capitale del sud, del Mediterraneo, della mia terra…a parte poi che delle mie tradizioni, della mia cultura, delle mie radici.
*Questa non vittoria al festival di Sanremo ti ha giovato o no?
°A me si, dovresti chiederlo a Luca Barbarossa, penso che oggi avrebbe preferito perdere, lui non c’entra nulla, io però devo continuamente consolare gli italiani, ovunque vado, tutti mi dicono che non è stato un giusto verdetto e io a ripetere: Barbarossa è tanto bravo, non mi mettete nella condizione di difenderlo, sennò mi tocca fare causa alla mamma (ride).
*Il fatto che tu non abbia vinto è indice di correttezza?
°Vista la situazione che si è creata, dopo questi annunci stravaganti e gratuiti di Ippoliti, penso che sia stata la soluzione migliore, anche se non è stata una soluzione, perché probabilmente si sapeva già che il vero vincitore sarebbe stato Luca Barbarossa e, siccome io questo lo sospettavo, mi sono sempre domandata perché, e a quale scopo, avessero inventato questa cosa su di me e avessero voluto rovinare il mio festival personale, perché veramente mi hanno messo in condizione di partecipare senza la necessaria tranquillità.
*Nella tua carriera, hai avuto anche la possibilità di fare delle serate all’estero. Qual è il pubblico che, al di fuori dell’Italia, ti ha dato le maggiori emozioni?
°Ho vinto anni fa il Festival di Tokyo, sono molto amata in Giappone, credo, però, che in Brasile ci sia un pubblico molto caldo, poi seguono i francesi, all’Olympia ho avuto un pubblico splendido!
*E gli anglosassoni?
°In Inghilterra non ho mai fatto concerti, ho solo rappresentato l’Italia a Wembley, in occasione dell’Eurofestival nel ’77 con ‘Libera’, sono arrivata settima o diciottesima, non mi ricordo…perdonatemi, non sono capace di vincere.
*Com’è il tuo rapporto con tua sorella Loredana?
°Bellissimo, tempo fa ci siamo tirate in faccia una torta stupenda, era così buona, ce la siamo mangiata a vicenda, rubandocela dal naso, dagli occhi, dalla bocca.
Intervista di Marcello Accorsi realizzata nell’aprile ’92 in esclusiva per ‘Chez Mimì’
°…si, è vero, pensa che i napoletani mi scambiano tutti per napoletana. D’altra parte, Bagnara Calabra, dove sono nata, non dista poi così tanto da Napoli e poi, per me che sono calabrese, Napoli è la mia città ideale, perché è la capitale del sud, del Mediterraneo, della mia terra…a parte poi che delle mie tradizioni, della mia cultura, delle mie radici.
*Questa non vittoria al festival di Sanremo ti ha giovato o no?
°A me si, dovresti chiederlo a Luca Barbarossa, penso che oggi avrebbe preferito perdere, lui non c’entra nulla, io però devo continuamente consolare gli italiani, ovunque vado, tutti mi dicono che non è stato un giusto verdetto e io a ripetere: Barbarossa è tanto bravo, non mi mettete nella condizione di difenderlo, sennò mi tocca fare causa alla mamma (ride).
*Il fatto che tu non abbia vinto è indice di correttezza?
°Vista la situazione che si è creata, dopo questi annunci stravaganti e gratuiti di Ippoliti, penso che sia stata la soluzione migliore, anche se non è stata una soluzione, perché probabilmente si sapeva già che il vero vincitore sarebbe stato Luca Barbarossa e, siccome io questo lo sospettavo, mi sono sempre domandata perché, e a quale scopo, avessero inventato questa cosa su di me e avessero voluto rovinare il mio festival personale, perché veramente mi hanno messo in condizione di partecipare senza la necessaria tranquillità.
*Nella tua carriera, hai avuto anche la possibilità di fare delle serate all’estero. Qual è il pubblico che, al di fuori dell’Italia, ti ha dato le maggiori emozioni?
°Ho vinto anni fa il Festival di Tokyo, sono molto amata in Giappone, credo, però, che in Brasile ci sia un pubblico molto caldo, poi seguono i francesi, all’Olympia ho avuto un pubblico splendido!
*E gli anglosassoni?
°In Inghilterra non ho mai fatto concerti, ho solo rappresentato l’Italia a Wembley, in occasione dell’Eurofestival nel ’77 con ‘Libera’, sono arrivata settima o diciottesima, non mi ricordo…perdonatemi, non sono capace di vincere.
*Com’è il tuo rapporto con tua sorella Loredana?
°Bellissimo, tempo fa ci siamo tirate in faccia una torta stupenda, era così buona, ce la siamo mangiata a vicenda, rubandocela dal naso, dagli occhi, dalla bocca.
Intervista di Marcello Accorsi realizzata nell’aprile ’92 in esclusiva per ‘Chez Mimì’
Foto Guido Harari concessione Fonit Cetra
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