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domenica 30 dicembre 2007

Una coppia di calabresi famosi: Mia Martini e Alberto Cavaliere




Attraverso una riuscita ed ormai consolidata formula , anche quest’anno a Cinisello Balsamo si è svolta domenica 16 dicembre la manifestazione commemorativa intitolata “In ricordo di…”.
Organizzata dall’associazione di calabresi di Cinisello e Nord Milano diretta dal dott. Pantaleone Paparo, la terza edizione che si è svolta in Villa Ghirlanda nella Sala dei paesaggi ha voluto accendere i suoi riflettori su due figure di conterranei: Alberto Cavaliere e Mia Martini.
Alberto Cavaliere, poeta, giornalista e politico italiano, nato a Cittanova, come è stato ricordato nell’incontro, non solo fu uno dei primi calabresi eletti nel consiglio comunale di Milano. In realtà, ciò che lo ha reso celebre è stata la sua operetta "Chimica in versi", un libro di introduzione allo studio dell’ostica materia scolastica (“Mi parli del cloro: "Composto trovasi, puro non già,/ per la sua massima affinità./ Giallo-verdognolo, d'odor non grato,/ è un gas venefico, che ci vien dato") più volte ristampato alla fine degli anni Venti.
Un papà emozionato ha poi ricordato quella figlia famosa, Domenica Berté, per tutti, Mia Martini quell’artista che l’Italia troppo presto ha pianto, ma per lui “figlia”.
Andrea Surdi e Silvio Pozzoli hanno emozionato il pubblico, presente in sala, cantando alcune delle bellissime canzoni di Mia (o meglio di Domenica Bertè).
Lo scrittore Domenico Gallo presentando il suo libro “Io sono la Calabria … Mia Martini”, ha ricordando quella “bagnarota” che come Alberto Cavaliere e tutti i calabresi che vivono lontano dalla loro amata Calabria non dimenticano le loro origini e fino alla fine dei loro giorni ne sono orgogliosi.
Presenti alla manifestazione fra gli altri: Gino Gatto, artefice principale di questa giornata, il prof. Giuseppe Bertè, la Signora Fania Cavaliere, il Sindaco di Cittanova dott. Cannatà. Ed inoltre: il Sindaco di Cinisello Balsamo Angelo Zaninello, l’Assessore alla Provincia Antonio Oliviero, l’Assessore alla Cultura del Comune di Cinisello Balsamo Giuseppe Sacco e il dottor Leo Trivieri, che ha presentato il suo libro sui benefici del peperoncino.
Il Direttivo dell’Associazione, i soci e gli ospiti, si sono ritrovati ala fine della manifestazione per il pranzo sociale e per la tradizionale “crustulata” cogliendo così l’occasione per scambiarsi gli auguri per l’Anno Nuovo.
[AlVal]

sabato 15 dicembre 2007

Un disco memorabile di Mia Martini:"Miei compagni di viaggio" [1983/1996]




Un disco memorabile. L’ultimo prima del ritiro dalle scene negli anni Ottanta. Un disco di cover assieme a numerosi compagni di viaggio: da “amici di penna”, gli autori omaggiati, ad “amici di musica”, gli strumentisti, i coristi e i tecnici coinvolti. Un concerto straordinario che rivive grazie a questa ristampa del 1996 in cd che celebra una delle voci più intense e duttili del panorama della musica italiana. La tracklist di quest’album è una vera summa del repertorio “evergreen” della musica statunitense, inglese, italiana e sudamericana. Pur basandosi sui gusti personali, da interprete, di Mia Martini, si possono ritenere queste 14 tracce un po’ come il percorso musicale che ogni giovane della generazione degli anni ’50 ha vissuto, introiettato ed espresso come colonna sonora della propria esistenza. La Martini era del 1947, sicché tutte queste canzoni le ha apprese e amate proprio durante la sua giovinezza e in maniera naturale le sono poi sgorgate dal cuore quando ha deciso di intraprendere la carriera di interprete. Hanno strutturato il suo background. Magari sono le stesse che cantava nei primi anni di gavetta nei locali. Sicuramente sono parte del suo patrimonio emotivo. Si capisce dall’intensità e la passione con cui le canta.

 A legare qualitativamente questi brani intervengono i prestigiosi nomi dei loro autori, tutti artisti cari a Mimì, Fabrizio De Andrè ( Il Pescatore ), Leonard Cohen ( Suzanne), Luigi Tenco ( Un giorno dopo l’altro, Vedrai Vedrai ), Juan Manuel Serrat ( Señora ), Kate Bush ( Wuthering Heights ), Joni Mitchell ( Big Yellow Taxi ), Francesco De Gregori ( Alice ), Vinicius de Moraes ( Valsinha ), Jimi Hendrix ( Little Wing , Chico Buarque De Hollanda ( Roda Viva, Ed ora dico sul serio ), Randy Newman ( Guilty ), John Lennon ( Imagine ). Autori importanti. Per la maggior parte, stranieri. Accomunati dall’uso letterario, a tratti poetico della lingua inglese, nordamericana, spagnola e portoghese. Lingue poco conosciute in Italia nelle loro meravigliose sfumature. Per questo, per far cogliere meglio il significato recondito dei testi, Mia Martini propende, ad eccezione di Guilty e Imagine , per cover in italiano. Alcune tradotte anche di sua penna. Fatto strano per un’interprete. Ma non per Mimì, artista sensibile e “colta” al pari degli autori che cantava. Sue, quindi, le parafrasi di Cime Tempestose (Wuthering Heights), Taxi Giallo (Big Yellow Taxi), Le Ali della Mente (Little Wing), mentre del “solito” Sergio Bardotti (specializzato in poeti brasiliani) quelle di Valsinha, Rotativa (Roda Viva), Ed ora dico sul serio .

 Per Suzanne , invece, utilizza la versione di Fabrizio De Andrè presente su Canzoni e per Signora (Señora) la traduzione di Paolo Limiti. Numerosi anche gli amici che la salutano, in vista del suo ritiro dalle scene, suonando, partecipando ai cori e dando un apporto strutturale al concerto. Tra questi: Giulio Capiozzo alla batteria e ai cori, Giorgio Cocilovo alla chitarra elettrica e acustica, Mimì Gates alla viola, voce e cori, Mark Harris al pianoforte Kawai, Fender Chroma, arrangiamenti e missaggio, Gilberto Martellieri al Fender Rhodes, Korg Organ, Yamaha Gs2, Arp Strings e pianoforte, Claudio Pascoli al sax soprano e tenore, Arp Strings e cori, Maurizio Preti alle percussioni, Carlo Siliotto al violino, vocoder, chitarra classica, cori, missaggio, arrangiamenti e produzione artistica, Ares Tavolazzi al basso, mandola e cori, Ivano Fossati al pianoforte e cori, Riccardo Zappa alla chitarra classica, Loredana Bertè, Aida Cooper, Cristiano De André, Guido Harari (fotografo ufficiale del concerto) ai cori, Franco Cesaretto, Antonio Panarello, Jurgen Kramer, Ralf Gewald, Peter Brandt come fonici, Ezio de Rosa alla supervisione e missaggio, Piero Mannucci come responsabile del transfer effettuato presso gli studi della “mitica” RCA di Roma, Shel Shapiro alla produzione esecutiva.

Un disco pregiato, oltre che per le versioni di classici della musica italiana, splendidamente arrangiate in maniera originale e raffinata, come Il Pescatore, Un giorno dopo l’altro, Alice, Vedrai Vedrai , e in parte anche Suzanne (c’è chi l’ha ascoltata per la prima volta nella versione di De Andrè e la ritiene a tutti gli effetti parte integrante del repertorio poetico-musicale del cantautore genovese), per le cover in italiano. Estremamente suggestiva, per esempio, risulta Le Ali della Mente (Little Wing) di Jimi Hendrix. Straniante e particolarissima. Se da un lato la pratica delle traduzioni focalizza l’attenzione sui testi e su come loro vengano resi con passionalità ed empatia da Mia Martini, dall’altro non fanno dimenticare le splendide musiche, anche con qualche piacevole sorpresa. Tre in particolare. Anche se – ripeto – il cd è consigliabile in toto.

 Señora di Serrat-Limiti è una canzone estremamente divertente e briosa sia nella musica sia nel testo. Parla dell’incontro/scontro di una donna con la madre del suo uomo. Quest’ultima accusa la donna di averle rubato l’amore del figlio e si chiede a cosa sia servito dare al figlio tutto quello che lei gli ha dato, l’intera sua vita, il grido, il canto, il pianto, i baci, gli insegnamenti. La compagna le risponde che non è servito a niente, che sa che non lo ha cresciuto per una come lei, ma che non c’è più niente da fare, è giunta ormai l’ora che si rassegni a perdere il figlio per una come lei, per un’altra donna, una donna che gli ha dato il sogno di Cupido e lo ha reso più forte. «Al primo aprirsi del fiore –, infatti, – il profumo del fiore si stacca dal fior». L’unica consolazione per la madre – continua la compagna – è mettersi un vestito vecchio, guardarsi piano allo specchio e ripensare, prima di maledirla, all’alba di quel giorno in cui anche lei sognava, sognava l’amore, cercando di comprendere.

 Valsinha ha un testo dolcissimo. Parla dell’inaspettato rinascere dell’amore in una coppia fiaccata dal lavoro del marito, dalle preoccupazioni circa l’aumento, dalla routine giornaliera, che schiaccia come una rotativa i sentimenti, i sogni, i desideri dell’uomo moderno (tema ripreso anche in Roda Viva (Rotativa) sempre di Chico Buarque de Hollanda). All’improvviso una sera, il consorte torna a casa presto, guarda la moglie con un misto di tenerezza e amarezza - «come non faceva quasi più» - e, afferratala per la mano, la porta a ballare in piazza. Lei si è fatta bella, «come il giorno in cui di lui s’innamorò», ha indossato quella camicetta che lui le ha regalato tanto tempo fa, e la gente del vicinato ora li guarda, affacciati alla finestra, con ammirazione. La piazza scura si è illuminata grazie alla loro presenza. La gente è scesa in piazza. Fra i due amanti c’è un tripudio di baci rubati e gridi soffocati che nessuno ha il coraggio e l’ardire di interrompere, giacché oramai il mondo li ha fatti suoi. Questo delizioso quadretto si conclude con lo spuntare dell’alba. Un testo onirico e fiabesco accompagnato da una musica soave e vibrante che ricorda – “pericolosamente” – “Poster” di Baglioni. L’influenza di Buarque de Hollanda nella musica leggera italiana è costituita anche da queste piccole citazioni da ammiratore spassionato o meglio da questi piccoli pseudo-furtarelli da buon costruttore di prodotti culturali rientranti nella categoria della popular music.

 La terza e ultima canzone da citare è la conclusiva Ed Ora Dico Sul Serio sempre di Buarque De Hollanda. Significativo emblema da parte della Martini del suo temporaneo abbandono delle scene avvenuto con un’eleganza ed una professionalità raramente raggiunta da altri personaggi dello spettacolo. In questa canzone, Mimì sostiene di non voler più cantare canzoni da niente, canzoni che si canticchiano distrattamente, canzoni di ieri tutte sorriso scacciapensieri, rinuncia a fare e rifare la solita ninna nanna, vuole solo fare silenzio. «Ed ora dico sul serio non vorrei cantare più dico sul serio».

 Contiene: Il Pescatore / Suzanne / Un giorno dopo l’altro / Signora (Señora) / Cime Tempestose (Wuthering Heights) / Taxi Giallo (Big Yellow Taxi) / Alice / Valsinha / Le Ali della Mente (Little Wing) / Rotativa (Roda Viva) / Vedrai Vedrai / Guilty / Imagine / Ed ora dico sul serio

Marco Maimeri per live city.it

Il video di "Vedrai vedrai" con Ivano Fossati al pianoforte
http://www.youtube.com/watch?v=sfU0QBzVVIA

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Un 'minuetto' con MIA MARTINI
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lunedì 10 dicembre 2007

Dove il cielo va a finire - una storia per Mia Martini con Gianluca Ferrato e musiche di Maurizio Fabrizio


Dopo il successo ottenuto nelle passate stagioni, riprendono le repliche dello spettacolo teatrale Dove il cielo va a finire di Piergiorgio Paterlini con Gianluca Ferrato e supervisione musicale di Maurizio Fabrizio, che sarà in scena al teatro Litta di Milano nel periodo 8 -20 gennaio 2008.

 Vi è narrata la storia di un non vedente che il giorno della morte di Mia Martini, la sua cantante preferita, apprende la notizia di un altro lutto, quello del suo grande amore, una ragazza che aveva amato vent'anni prima. Una rappresentazione emozionante, che intreccia musica e parole, attraverso i brani di Mimì interpretati intensamente da Gianluca Ferrato su musiche di Maurizio Fabrizio con Enzo De Rosa alle tastiere, Giuseppe Tortora al violoncello e Ferruccio Corsi ai fiati. Un monologo con canzoni. A prima vista, poiché in realtà questo spettacolo inventa un genere, meglio reinventa, crea il primo "melodramma" moderno. Assai distante dai monologhi con o senza canzoni cui questi anni ci hanno abituato.

La struttura, l'intarsio poiché di questo si tratta fra parlato e cantato (nell'utilizzo di testi modernissimi: testotesto e testo e partitura delle canzoni) ricreano quel particolare clima, quell'emozione, quella "temperatura" che forse era ed è solo e proprio del melodramma. Al punto che le canzoni (più spesso i brani di canzone, a volte solo recitati) - che sono quelle di Mia Martini, "Mimì" (sì, come quella della Bohème) - sembrano scritte appositamente per questo testo (e ovviamente non è così), addirittura dalla stessa mano, dallo stesso autore della storia. È a Mimì che lo spettacolo vuole rendere omaggio. Ma un omaggio del tutto inedito. Nessuna celebrazione, nessun biografismo, nessun didascalismo.

Una storia per Mia Martini recita il sottotitolo. Appunto. La storia che avremmo voluto raccontarle. Non la sua storia, ma una storia "altra" e che però le sarebbe appartenuta nel profondo, che - osiamo dire - le sarebbe piaciuta. Gianluca Ferrato, attore di suadente generosità interpretativa, racconta una storia che incrocia in modo misterioso e inaspettato, per un solo ma cruciale attimo, la storia di Mia Martini. Per il resto, si tratta davvero di una narrazione altra e parallela che nulla ha a che fare con lei, se non nel senso che entrambe le vicende - quella di fantasia, d'invenzione, che si rappresenta sulla scena, e quella reale della grande cantante - toccano o per meglio dire sono toccate dagli stessi grandi temi, peraltro rivisitati direttamente dalla tragedia greca: la lotta dell'uomo con il destino; il rifiuto della resa pur nella consapevolezza che alla fine sarà il fato a "vincere"; il dolore, la morte.

 Parliamo di una storia, dunque di un racconto, non di riflessioni filosofiche. Parliamo di una storia tragica, ma ancora una volta nel senso classico del termine. Tragica, non cupa. Parliamo di un tono - dato dalla voce umana e dalla scrittura - lieve perché radicato nella profondità della consapevolezza. Insomma, di quella "leggerezza" di cui scrive Italo Calvino, leggerezza come "qualità morale" e come conquista di una vita che ha finalmente fatto pace con se stessa, e ancora una volta, con il proprio destino.

Comunicato Stampa

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sabato 8 dicembre 2007

"Martini, Mia...": Un album di una donna per le donne

 
 


Per più di un anno, il suo impegno esclusivo è stato cercare se stessa. Lasciando Milano, città in cui viveva da parecchio tempo, e ripercorrendo gli spazi della sua terra d’origine, la Calabria.
Trovando infine rifugio in un piccolo paese dell’Umbria, Calvi, a un’ottantina di chilometri da
Roma.
 
Dove ho una casa in mezzo al verde, sono coccolata dai contadini, partecipo alle feste di paese, posso suonare e cantare quando e come voglio perché sono isolata, ho una montagna di libri, un grande camino, cucino, penso, mi rilasso, scrivo canzoni….
Mia Martini, per gli amici Mimì, sorride e non fatica a trattenere la gioia di essersi, alla fine trovata. C’è una serenità che percorre questo personaggio così contrastato e osteggiato, rendendola impermeabile quasi a tutto:
Quasi perché non mi sono annullata, il mio carattere di base è lo stesso, i miei umori subiscono tremendi alti e bassi. Però mi sento più tranquilla, più calma, più serena, forse anche un pochino saggia. Scoprendo la gente, i piccoli incontri di una minuscola comunità come quella del paese dove sto. Ed è stata questa nuova realtà a darmi nuovo ossigeno e una nuova fiducia nella vita, a riscoprirmi dentro la voglia di cantare e tornare al pubblico.
Un ritorno osannato, una vittoria del premio della Critica al recente Sanremo con una delle più belle (e rare) canzoni in gara, ‘Almeno tu nell’universo’; l’uscita del nuovo Lp ‘Martini Mia’… prodotto da un amico di sempre, Giovanni Sanjust, un tour di preparazione per primavera inoltrata con una band:
Adesso che ho superato la crisi del rigetto e del malessere, sono decisa a tornare alla canzone a tempo pieno.
Del resto, buona parte della sua vita è stata legata solo alla musica sin da bambina, quando a Bagnara e in tutto il Sud, cantava alle feste di paese e partecipava ai concorsi. I suoi successi più grandi, legati agli inizi degli anni Settanta, vendono milioni di copie. Quindi, il ritiro graduale, prima non voluto, poi desiderato:
Sono stata spesso fraintesa e perseguitata da malignità e problemi che mi hanno, per un periodo, distrutta. Ma oggi sono contenta di aver passato quel periodo perché mi ha resa forte ed è come se, restituendomi alle canzoni e al successo, mi abbia restituito alla vita.
Della sorella Loredana , con cui non è mai stata in ottimi rapporti, non ama parlare. Così come non parla degli amori passati, schiva del suo privato spicciolo che fa il paio con l’effusione con cui parla di sé, attenta a non nascondere la sua anima, mai.
Questo nuovo Lp, dice, è un nuovo capitolo di me stessa, ma ho voluto vicino, nella realizzazione, alcuni amici di sempre come Bruno Lauzi, Maurizio Fabrizio, il già citato Sanjust e un amico più recente ma per me eccezionale, Enzo Gragnaniello. Un album costruito sulla mia voce, con attimi di intensità e larghi respiri musicali. Ma anche un album di una donna per le donne: intreccio di sentimenti, sensazioni ed emozioni che sono, a strappi, le voci del cuore di tutte noi, l’altra metà del cielo.
 
Articolo di Laura Reggiani pubblicato nel 1989.

Il video di "Almeno tu nell'universo" dalla trasmissione "Alla ricerca dell'arca" 1989
http://www.youtube.com/watch?v=nIDSo6Zpa70

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Conferenza Stampa di Mia Martini al Festival di Sanremo 1989
http://questimieipensieri.blogspot.com/2011/01/conferenza-stampa-di-mia-martini-al.html

Incanta la voce di Mia Martini. A Taormina la cantante calabrese che meriterebbe ben altra carriera
http://questimieipensieri.blogspot.com/2009/01/incanta-la-voce-di-mia-martini-taormina.html

mercoledì 5 dicembre 2007

Mia Martini e Ivano Fossati: La Regina e il Volatore






L’album ‘Macramè’ di Ivano Fossati, pubblicato nel 1996, l’anno dopo la scomparsa di Mia Martini, non conteneva nessuna dedica da parte del cantautore nei confronti di Mimì. Forse per una forma di pudore o forse perché alcuni ricordi, quelli che fanno più male, si tende a dimenticarli. Ma inconsciamente, qualche traccia rimane e viene fuori, nonostante e malgrado tutto. In quel lavoro, basta ascoltare i due brani contenenti due frammenti tratti da lettere portoghesi, recitati da Mercedes Martini, per evidenziare i richiami e i riferimenti ad un tormentato amore, sia per i contenuti (‘ho dimenticato le mie afflizioni e il mio piacere’ ), sia per la coincidenza del cognome dell’attrice in questione, sia per l’accostamento fin troppo evidente alle atmosfere di ‘Oltre la collina’.
Ma siamo sicuri anche che Fossati a questa osservazione direbbe, com’è nel suo stile, che non è così e liquiderebbe l’argomento. Lo ha fatto in altre occasioni, quando ha ribadito che ‘La costruzione di un amore’ è un brano universale, in forte contraddizione con quanto dichiarato da Mimì :“Ivano lo ha dedicato a me”.

L’incontro tra i due è stato uno scontro frontale tra la freccia del nord e quella del sud. Fossati probabilmente non ha sopportato in questo rapporto l’idea che potesse essere relegato al ruolo di principe consorte dell’artista famosa, considerata da lui, all’epoca della loro storia, soltanto una splendida voce e basta.
Nel ’94 , dieci anni dopo la fine del loro rapporto, nella sua prima biografia ‘Per niente facile’, sentenziò che era la più grande interprete che avessimo in Italia e non solo. Che avrebbe ripreso dal vivo, e non l’ha ancora fatto, ‘Canto alla luna’, contenuto nell’album ‘Danza’. E nello stesso periodo, la stessa Mimì si sfogò con il club affermando che avrebbe dovuto però evitare di dirlo anche nei confronti di Fiorella Mannoia.
Nel 2004, in una intervista a Radio Capital afferma, in preda della rimozione, che l’unica artista che si è calata maggiormente nella comprensione di ciò che ha scritto è stata la Mannoia, dimenticando che, dopo aver sentito nel ‘94, in studio di registrazione, in compagnia di Fabrizio De Andrè e Dori Ghezzi, la versione emozionante de “I treni a vapore” realizzata da Mia Martini, non aveva esitato a decantare la sua capacità di non cantare solamente ma di dipingere quadri con la sua voce.

In questi mesi sono stati pubblicati due libri su di loro “La regina senza trono” e “Il volatore”, nei quali ognuno di loro parla dell’altro. Mimì lo fa in maniera appassionata, sincera, senza veli, Fossati mostra una (in) solita reticenza, quasi a volere glissare l’argomento , ben sottolineata dall’autore Andrea Scanzi :
“…le rare volte che abbiamo parlato di “Danza “, Ivano ha gentilmente cambiato discorso. Si è solo limitato a dire ‘contiene buone cose’. Credo che esistano, per lui, tre tipi di ricordi. Quelli che ama rivivere. Quelli che vorrebbe dimenticare. E quelli che fanno male….”
Probabilmente, i ricordi della storia con Mia Martini appartengono al secondo e terzo tipo.
Fatto curioso è che da qualche anno vive insieme a Mercedes Martini, della quale afferma: “E’ arrivata come una benedizione inaspettata e forse anche immeritata, ma sto facendo del mio meglio”. Buon per lui…
L’unico aspetto in cui Fossati sembra sciogliersi un pochino di più è legato alla jella e all’ostracismo:

“ …Sentivo la forza immensa di questa donna che era veramente un’artista, con tutte le lettere maiuscole. Penso di avere imparato moltissime cose da lei. I musicisti erano molto attenti a lei, ma la gente non l’ha mai afferrata nella sua pienezza. Era di una bravura dirompente, a livelli non italiani. Ha lottato per rendere internazionale la musica italiana, si è sforzata in maniera sovrumana, ed è stata ripagata con un atteggiamento criminale. Sarebbe stata degnissima di una carriera internazionale e avrebbe fatto benissimo…
…come si potesse esercitare una tale crudeltà e idiozia insieme su Mimì, non l’ho mai capito. Era una cosa molto brutta, molto italiana, inclassificabile. Un comportamento criminale dell’ambiente e di una parte di pubblico. Un caso tipico di cattiveria umana che si sviluppa contro altre persone. La teoria del branco, tutti contro uno. E’ stata una vicenda pesante, generata dalla parte più oscura dell’animo umano e al tempo stesso mescolata a certe nostre abitudini mentali latino-cattoliche e italiane in particolare, perché nemmeno in Sud america ho visto usare una tale tendenza a usare la cattiveria in questo modo…
…Quando nel mondo appare un vero genio, lo si riconosce dal fatto che tutti gli idioti fanno banda contro di lui”.


Il capitolo del libro "Il volatore", dedicato a Mia Martini, dal titolo “Buona notte, dolce notte”, si conclude con un riferimento dell’autore a questo brano:
"Il momento più bello di ‘Danza’ è la traccia numero sei. Buona notte, dolce notte. Fossati la riprenderà per ‘Ventilazione’, ma non suonerà così bene. In ‘Danza’ sono voci che si sposano.
‘Per capirlo dovrei cantare/ una vita in più/ Ma la vita va/ quieto amore mio/ niente, niente che non va.’
Niente che non va".

Pippo Augliera per Chez Mimì

Articolo estratto dal libro "Mia Martini. La voce dentro" di Pippo Augliera Ed. Zona

martedì 4 dicembre 2007

Giorgio Calabrese ricorda Mia Martini quando era Mimì Bertè


Giorgio Calabrese ricorda Mimì Bertè

Al “Premio Mia Martini” abbiamo avuto il piacere di incontrare Giorgio Calabrese uno dei più grandi autori di splendide canzoni come “E se domani”, “Domani è un altro giorno”, “La pioggia di marzo”, composte per Mina e Ornella Vanoni. Disponibile, ci regala un suo ricordo di Mia Martini.

“Ho conosciuto Mimì Bertè nel 1959, lei aveva 12 anni e arrivava a Milano da Ancona, per un incontro con Carlo Alberto Rossi, già da allora era una futura promessa del mondo della musica, aveva un grande talento. All'epoca abbiamo fatto diverse registrazioni con il maestro Rossi, io scrivevo i testi, abbiamo sperimentato che la voce di Mimì era eccezionale. Sono passati degli anni e abbiamo continuato a vederci, a frequentarci, non continuamente, alla Rca o in giro per il mondo. Gl ultimi incontri con lei li ho avuti a Calvi dell'Umbria, avevamo ripreso a frequentarci per affetto, al di là delle collaborazioni, per il piacere di stare insieme e di chiacchierare con lei. Poi è successo quello che è successo, non mi sento di gettare la croce a nessuno, al destino, alla sfortuna, alla gente che è stata intorno, credo che molti le abbiano voluto male, indebitamente, stupidamente, gratuitamente. Non credo per invidia, perchè questo implica una buona dose di intelligenza e di premeditazione.

Quando è uscito "E se domani", Mimì aveva 16 anni ed era sempre appresso a Carlo Alberto, penso che, nonostante l'età, avrebbe potuto cantare qualsiasi cosa. Mi ricordo benissimo quando eravamo alla Fonorama di Milano e lei cantava con una forza espressiva che non ha mai smesso di avere. Personalmente, per la grande stima che mi lega a Mimì e a Bruno Lauzi, avrei voluto scrivere "Almeno tu nell'universo", per quanto riguarda le mie composizioni, avrei voluto che Mimì incidesse "Eccomi", che è stata cantata da Mina e rimasta inedita per vari anni. Mimì l'avrebbe interpretata benissimo, perchè lei aveva questi slanci che le permettevano di mettersi nei panni di una donna avvinta e spezzata da quello che le stava intorno, che non è facile, perchè di solito si scelgono personaggi vincenti.”

Testo raccolto da Pippo Augliera per Chez Mimì

Mimì Berté, Ed ora che abbiamo litigato (video)
http://www.youtube.com/watch?v=n-aZyuCrAVg&feature=related

Intervista a Mia Martini (Mimì Bertè) da TV 7 1963
http://www.youtube.com/watch?v=KJPx9RZMlPk&feature=related

lunedì 3 dicembre 2007

QUESTI MIEI PENSIERI. Blog dedicato a Mia Martini


Qualche giorno fa ho visto nei negozi della Ricordi una ennesima ristampa in dvd di un concerto di Mia Martini registrato per la televisione svizzera nel giugno dell'82, alcuni mesi dopo la sua partecipazione al Festival di Sanremo con "
E non finisce mica il cielo. Ho esclamato: non se ne può più!? Ma da collezionista ho preso la mia copia e altre come strenne natalizie per chi non conosce ancora ben questa artista.

Tornato a casa, ho trovato una grande sorpresa: rispetto alle edizioni precedenti hanno fatto sparire l'intervista di Red Ronnie, nella quale traspare chiaramente una certa insofferenza mista ad ironia in Mimì nei confonti di una persona che sembra aver causato, per il suo voto contrario, l'esclusione al Festival di Sanremo del 1985 con il raffinato brano Spaccami il cuore"
 di Paolo Conte.

Hanno inserito con mia grande soddisfazione una intervista realizzata nel 75 da Enzo Tortora che dura ben 25 minuti e nella quale, seduta su una specie di poltrona dello psicanalista, si racconta, alla presenza di uno psicologo e della sua assistente, e risponde con estrema sincerità anche a domande che possono creare qualche imbarazzo e difficoltà. A conferma della genuinità di una donna/artista che ha pagato nella sua vita con i suoi tentativi di restare fuori da certi compromessi.

Pippo Augliera