Sipario – Il sipario si alza su una delle voci più
belle del panorama della musica leggera italiana ed indubbiamente una delle
artiste più sfortunate che abbiano calcato la scena.
Altalena – Una continua altalena fra successo e
silenzio, luci ed ombre, momenti esaltanti e no.
Ricordo – Ricordo di una certa Mimì Bertè partita
tanti anni fa, e sicura promessa della canzone.
Ecco, promessa – Promessa Mimì lo è sempre stata,
senza riuscire a decollare mai stabilmente come indubbiamente le sue qualità
avrebbero meritato. Perché? Analisi e scoperta – Credo di sapere perché!
Mimì, in arte Mia Martini, è un talento naturale:
lavorare con lei è un piacere quanto lo è con Mina, ad esempio, ma, al
contrario di Mina, Mimì si è sempre lasciata usare. E’ sempre l’espressione di
qualcun altro. Non ha mai trovato nessun produttore che si sia messo al
servizio delle sue qualità sfruttandole nel modo più giusto, variandole,
facendole risaltare per quel che erano, raggiungendo l’emotività che è in grado
di raggiungere. La lunga mano di qualcun altro, dicevamo.
Prima Baldan Bembo, autore eccelso, e poi gente con
una personalità troppo spiccata, musicalmente parlando, per lasciare spazio
all’artista: e così Mimì è sempre chiusa in un vestito che è di altri, che lei
indossa splendidamente ma che sempre di altri è, lasciandoti dentro questo
senso vago di incompiuto
.
Riesce a vendere o a non vendere a seconda che il
pezzo sia buono o non buono, nessuno mette in dubbio le sue qualità, ma non
riesce a stabilizzarsi nel posto che meriterebbe, all’altezza di Mina, Ornella,
Celentano e gli altri che dai vertici non si allontanano. Mancanza di
personalità? Non credo – Mimì è una donna dolcissima, anche lei leggermente
timida, intelligente, colta, con un mondo interiore vastissimo che, a malapena,
scopri nei suoi testi, quelli che scrive lei; quasi una sorta di pudore le
impedisce di esprimersi fino in fondo, creando immagini poetiche a mascherare
una realtà che è solo sua, le appartiene di diritto.
E’ in fondo poetessa e, come tutti i poeti, manca di
senso pratico, di quel pizzico di pazzia necessario a chi vive sotto le luci
dei riflettori.
Poeta: essere poeta è un modo di vivere, di filtrare
le cose ed i sentimenti, è un accostarsi alla vita in modo interiore, pagando
sempre in prima persona. Poeta è essere un po’ fuori tempo e fuori luogo sempre,
è non essere mai al centro del problema.
Ecco, forse Mia Martini non sa di essere poeta, non
ne ha la piena coscienza e, volta per volta, si affida ad una forte personalità
musicale che le consenta di mantenere intatto e segreto il suo mondo interiore
che la non coscienza tiene nascosto in una specie di limbo da dove uscire è
difficile. Mimì dovrebbe forse trovare qualcuno che l’aiuti, l’assecondi, non
le permetta di affidarsi pienamente e la conduca verso una maturazione piena
che le consenta di raggiungere quelle vette, non solo vocali, che indubbiamente
meriterebbe.
Non dunque mancanza di personalità, bensì poca
motivazione ad esternarla e poi, forse, e qui vado ad azzeccare, un bisogno di
continuità nel rapporto con il padre.
Flash-back – Una festa a casa di amici comuni, una
delle poche alle quali vado. Odio le feste, questa passerella di gente che a
malapena si conosce e finge di essere amica, spettegolando su questo e su
quello, tirando tardi tra un bicchiere di qualcosa e un piatto di insalata
russa (quasi sempre sono cene fredde!).
Difficilmente riesci a comunicare con qualcuno,
sempre interrotto da qualcun altro che non c’entra con il discorso, difficilmente
riesci a non parlare del tuo lavoro, di quello che stai facendo o preparando,
della canzone che ti ha cantato Mina o della sigla di un cartone animato che
qualcuno ha immancabilmente visto per caso su di una stazione televisiva
privata.
E si tira avanti, mentre c’è sempre qualcuno che
nota che questa volta quello lì non è stato invitato, che quell’altro erano
quasi sei mesi che non si vedeva in giro, intrecciando una serie di congetture
sui rapporti dei padroni di casa con il prossimo, rapporti di lavoro, di
amicizia, di interesse, finché verso l’una o due di notte qualcuno non
pronuncia la fatidica frase: Scusate, devo andare, domani mattina ho un
impegno importante….
Tornando a Mimì, dicevamo che ci siamo incontrati
recentemente a una di queste escursioni notturne. Stava lì nel suo angolo, con
in braccio l’immancabile cagnolino a parlare del più e del meno. Mi sono
avvicinato, dopo un po’, lasciando mia moglie a dialogare con qualcuno che
aveva vissuto un paio d’anni negli States senza capirci assolutamente nulla, da
come ne descriveva la vita. Mimì stava leggendo il testo che aveva scritto per
una sua canzone ad un signore dall’aria simpatica e rubiconda. Conosci mio
padre? – Professore di lettere, credo preside di un liceo, il padre mi ispirò
subito una istintiva simpatia. Uomo intelligente oltre che preparato, sapeva
dosare il dialogo in rapporto alla cultura dell’interlocutore, semplificandolo
a seconda dei casi con estrema scioltezza e senza alcuna remora mentale.
Mio nonno diceva sempre che un vero uomo di cultura
sa sempre adattarsi a chi ha di fronte, parlano da ‘carrettiere’ con il
carrettiere e da avvocato con l’avvocato. Troppo spesso invece i nostri uomini
di cultura o presunta tale usano terminologie da salotto o di moda, limitando
il discorso ad una pura e semplice constatazione lessicale che mette fuori
combattimento l’avversario di salotto in difficoltà di vocabolario.
Il padre di Mimì, dunque, riusciva a tenere banco
con molta sensibilità e piacevolezza, senza mai interrompere il dialogo con
chicchessia, suscitando la mia ammirazione e stima non solo mia! Mia se ne
accorse e ne era orgogliosa, felice di mostrare il padre in tutta la sua
statura all’ombra della quale rifugiarsi materialmente ed intellettivamente,
con quella involontaria sudditanza che l’ammirazione e l’amore mischiati
insieme spesso provocano.
Vedere Mia Martini e suo padre, quella sera, mi ha
aperto la porta ad un mondo che non conoscevo: Mimì ragazza all’antica, dai
valori intatti; famiglia, uomo; Mimì dai desideri semplici; Mimì senza corte;
Mimì buona cuoca, dicono che sappia far da mangiare in modo splendido; Mimì
tutto sommato timida, Mimì introversa, Mimì cuore buono.
Una ragazza positiva, quel tanto che basta, ma senza
fanatismo, con la voglia di essere donna e madre, un giorno.
E la conosco da poco! Penso che conoscendola meglio,
si possano scoprire tante altre cose che una conoscenza necessariamente un po’
affrettata e superficiale non ti permette di scoprire o di sapere.
Del padre, dicevamo. Ed ecco che improvvisamente
l’essere strumento di altri si mischia nel mio cervello alla Martini conosciuta
altrove. E se questo suo appoggiarsi, interpretare la altrui personalità, fosse
un modo per ritrovare ad ogni incontro, in ogni compagna di lavoro, una
emanazione del padre? Se fosse un rifugio e quindi un modo di sentirsi
protetta? Bisognerebbe risalire forse all’infanzia, alla madre, e questa non ne
è la sede, ma più parlo di Mimì, più cerco di entrare nel personaggio e più mi
sento di incitarvi a volerle un po’ di bene; Mimì ne ha bisogno! Non il bene
che si conclude con la scena di fanatismo, per carità, ma il bene che ti
permette di far sì che qualcuno ti senta vicino anche e soprattutto nei momenti
di necessità, quando le cose vanno storte, quando sono difficili da superare,
quando il freddo ha il sopravvento ed hai bisogno di sapere che qualcuno ti
vuole bene, ti stima, ti aspetta, e per un artista questo qualcuno è il suo
pubblico. Eh sì! Anche se l’abbiamo chiamata in mille modi, questa brava
ragazza che è Mia Martini, resta soprattutto un’artista. Una eccellente
artista.
Ricordo l’emozione a San Remo ’82 quando, in mezzo a
tanta banalità, arrivò lei con una sicurezza impressionante ed intonò “Non
finisce mica il cielo” o qualcosa di simile. Io stavo parlando con un americano
e ci fermammo ad ascoltarla, tanto era brava. Ricordo che mi commosse e cercai
in tutti i modi di portarmela ad una manifestazione che organizzavo subito
dopo. Là, sulla scena, Mimì si trasformava, tirava fuori le unghie, si batteva
con un coraggio da leone contro l’idiozia, la banalità. La sua vittoria era ad
ogni nota più netta ed anche se forse non avrebbe poi venduto tanto quanto gli
altri motivetti più facili, sicuramente tutti l’hanno notata, tutti ne sono
rimasti un po’ colpiti, giovani e no, a dimostrazione che Mimì potrebbe avere
un pubblico vastissimo in grado di ascoltarla, applaudirla, apprezzarla ed in
ultima analisi, comprarla.
Ecco, una nuova strada era intrapresa, speriamo
sappia mantenerla. Ha a disposizione un buon discografico, pronto a combattere
con lei. Mia Martini potrebbe fare ciò che Mina non ha voluto fare. Lei non ha
paura degli aerei; potrebbe varcare i confini e diventare un’artista
internazionale. Non vedo perché non potrebbe cantare all’Olympia di Parigi o a
Monaco, o a Buenos Aires o a New York, ambasciatrice di quella musica italiana
che ha bisogno di nuove realtà internazionali per continuare ad affermare che
non siamo solo una colonia anglosassone, ma che siamo ancora in grado di
partorire quelle melodie che ci hanno resi famosi un po’ dovunque.
E’ tornato a prendere il sopravvento il mio essere
autore, ed essere italiano. Autore di canzoni, intendo, autore che ha rifiutato
la colonizzazione a tutti i costi, quella per la quale se solo sei di
madre-lingua inglese, sei sicuramente bravo, mentre se hai radici napoletane sei sicuramente vecchio e
un po’ superato dai tempi delle collanine, degli amuleti, dei fiori e degli
spinelli.
Ma transeat, questo è un altro discorso, anche se è
sempre bene farlo nel tentativo di rieducare un pubblico diseducato da
disc-jokey, organizzatori, programmatori radiofonici e televisivi e così via!
Filippica che viene in mente quando di qua c’è un autore e di là un’interprete
della classe di Mia Martini.
Non ho mai scritto canzoni per lei (si dimentica La
porta socchiusa 1975 n.d.r.), ma mi piacerebbe farlo; mi piacerebbe scriverle
una musica in modo che lei ci possa scrivere un testo; discutere insieme musica
e testo e vestirlo con un arrangiamento adeguato, ma probabilmente non lo farò
mai, un po’ per pigrizia, un po’ perché distratto dalle duemilacinquecento cose
che ho da fare. La voglia però rimane e rimane da quando mi ha fatto ascoltare,
una notte, il suo ultimo Lp, in sala di registrazione.
Ero andato a trovarla, anche per dimostrarle che non
ce l’avevo con lei per una cosa che era successa e che non mi aveva fatto
piacere, e ci ritrovammo sdraiati sulla moquette ad ascoltare quel suo
prodotto.
Un pezzo mi colpì particolarmente; un testo
bellissimo ed in grado di suscitare emozioni per quello che diceva e per come
era porto. Il testo era suo e, nell’ascoltarlo, Mimì si commosse per l’ennesima
volta, tentando di nasconderlo, ma finendo per abbandonare la stanza quando le
dissi: Questo è il tuo pezzo, secondo me. Non avrei dubbi!
Doveva essere molto
combattuta per quella sorta di pudore che i poeti hanno e del quale parlavamo
all’ inizio. Ed è stato lì che a me è venuta la voglia di scriverle una musica,
perché possa esprimersi liberamente, senza censure. Io che faccio questo per
mestiere, so che i miei testi più belli sono quelli scritti senza censure di
sorta (quasi sempre scritti per Mina, a dire il vero), senza la censura del
musicista prima, del produttore poi, del discografico in terza analisi e
dell’artista per finire. Un esame continuo al quale sottoporsi per quasi ogni
cosa che scrivi. Mi diceva Mogol che uno dei segreti del suo successo con
Battisti è perché in quel preciso momento lui aveva deciso di non sottoporsi
più a nessun giudizio, ma di esprimersi in libertà, senza l’assillo del
successo. Da condividere o no, ma comunque il buon Giulio non aveva mai scritto
“Emozioni”, prima, una delle pietre miliari della canzone italiana, e successi
o non successi era sempre un po’ criticato come autore di versi, mentre, con
Battisti, è diventato Mogol, quel Mogol mito che tutti conoscono, del quale un
po’ tutti parlano, dal salotto ai due sociologi in treno che in mia presenza,
arzigogolavano improbabili schiere di specialisti e di computers al servizio di
questo Archimede del vocabolario che sa sempre scegliere la parola giusta al
momento giusto.
Scrivere senza assillo,
senza censure, dà sempre il miglior risultato e questo lo sanno tutti,
compreso il buon Pino (il mio Pigmalione) che sa quanto scrivi meglio quando
non sei pressato dal tempo o da altre cose.
Ma torniamo a Mimì
Bertè, in arte Mia Martini, un cavallo di razza che, se saprà amministrarsi,
dunque scegliersi i giusti collaboratori, crescere un po’ sul piano della
convinzione dei propri meriti, non farsi fagocitare dal musicista di turno con
troppa personalità; se saprà fare tutto questo, e non è difficile secondo me, è
destinata a brillare nel cielo della canzone come una delle stelle più
luminose, al pari di quella di Mina, Paoli, Vanoni, Celentano, Battisti e tutti
gli altri, che non sono stelle filanti, ma stelle che brillano di luce propria.
Articolo di Andrea Lo Vecchio apparso su Profili musicali 1982
Post correlati:
Trionfo per Mia Martini in concerto : Mimì degli eccessi in guerra con i suoi sentimenti
http://questimieipensieri.blogspot.it/2013/09/trionfo-per-mia-martini-in-concerto.html
Le Grandi Voci: Mia Martini (Estensione, versatilità, tecnica, interpretazione)
http://questimieipensieri.blogspot.it/2013/09/le-grandi-voci-mia-martini.html
Mia Martini : una donna distrutta dalla cattiveria degli ‘amici’ di Diego Dalla Palma
http://questimieipensieri.blogspot.it/2013/08/mia-martini-una-donna-distrutta-dalla_27.html
Post correlati:
Trionfo per Mia Martini in concerto : Mimì degli eccessi in guerra con i suoi sentimenti
http://questimieipensieri.blogspot.it/2013/09/trionfo-per-mia-martini-in-concerto.html
Le Grandi Voci: Mia Martini (Estensione, versatilità, tecnica, interpretazione)
http://questimieipensieri.blogspot.it/2013/09/le-grandi-voci-mia-martini.html
http://questimieipensieri.blogspot.it/2013/04/mia-martini-principessa-e-cenerentola.html
Canta Mia Martini: voce, cuore e passione.
http://questimieipensieri.blogspot.it/2009/03/canta-mia-voce-cuore-e-passione.html
Allo Smeraldo l'atteso concerto di Mia Martini a favore dell'Anfass
http://questimieipensieri.blogspot.it/2009/03/allo-smeraldo-l-atteso-concerto-
Mina e Mia Martini: la loro reciproca ammirazione
http://questimieipensieri.blogspot.it/2012/06/mina-e-mia-martini-la-loro-reciproca.html
Mia Martini e Ivano Fossati: La Regina e il Volatore
http://questimieipensieri.blogspot.it/2007/12/la-regina-e-il-volatore.html
'Buonasera, gente di questo Paradiso'. Bacoli ricorda così Mia Martini
http://questimieipensieri.blogspot.com/2011/02/buonasera-gente-di-questo-paradiso.html
Come nasce una canzone. Mia Martini, Roberto Murolo, Enzo Gragnaniello raccontano "Cu'mmè" http://questimieipensieri.blogspot.com/2011/01/come-nasce-una-canzone-mia-martini_22.html
Nessun commento:
Posta un commento