Alto, magro, barba e capelli alla Rasputin, Shel
Shapiro è uno dei personaggi più completi del panorama della musica leggera
italiana ed un tuffo nel passato. I Rokes prima, dei quali era l’indiscusso
‘leader’ e gli anni passati a scrivere canzoni insieme a me, quasi tutti
successi poi. Mi si ripresenta con la sua aria un po’ magica nella sua villa stile
hollywoodiano con tanto di piscina e tutto il resto. Un po’ di ricordi e poi la
prima domanda.
D. Shel, tu hai una particolarità: hai lavorato con
quasi tutte le prime donne della canzone italiana da Mina, alla Vanoni, alla
Carrà e buon ultima in ordine di tempo Mia Martini. Che differenza passa fra
tutte queste prime donne?
R. Secondo me, la differenza fondamentale è una
differenza di mentalità; Mina e Ornella, non posso parlare specificatamente di
Raffaella perché era troppo tempo fa come tu ben sai visto l’abbiamo fatto
insieme, si sono inserite in un mercato difficilmente definibile perché non
cercano una situazione contemporanea di suono; oggi come oggi, secondo me,
soddisfano la loro clientela abituale senza fare niente per aumentarla o
tenerla aggiornata o portare avanti un
discorso con i giovani. Mimì, invece, pur essendo sul mercato da dodici anni,
sicuramente, con il lavoro che stiamo facendo insieme, fa un tentativo
indirizzato al mercato discografico corrente. Questa è secondo me la differenza
fondamentale, cercando, chiaramente di non perdere in qualità.
D. Nell’articolo che ho scritto, dico che Mimì è
forse, con Mina, l’artista più completa nel panorama della musica leggera
italiana, di lei apprezzo molto il suo timbro vocale e il suo modo di parlare,
sei d’accordo con me?
R. Sì, lo sono senz’altro. Ti racconto che, per
esempio, mentre stavamo finendo l’ultimo disco di Mimì, una sera è venuta in
sala di registrazione Mina, proprio per sentire il lavoro appena terminato e le
è piaciuto moltissimo, in fondo credo che uno dei primi fans di Mimì sia
proprio lei.D. E l’idea di farle cantare insieme?
R. Potrebbe anche essere interessante! Dal punto di vista di un produttore non è difficile da effettuarsi; diventa difficile magari per una scelta di materiale e di indirizzo.
D. Come mai, secondo te, che ora lavori anche in
America e Inghilterra, grossi personaggi come Paul Mc Cartney e Stevie Wonder
per esempio, riescono a fare dischi insieme mentre in Italia è molto difficile
mettere insieme due personaggi di grosso calibro?
R. Prima perché stai nominando dei giganti, diversi,
ma con una identica matrice culturale, cioè il rock, uno con una faccia nera
l’altro bianca, ma tra i più grandi degli ultimi vent’anni. Teniamo comunque
presente che un prodotto simile ha richiesto diciotto mesi di lavoro con
conseguenti costi che possono essere assorbiti da un mercato che rappresenti
potenzialmente milioni di L.P., non certamente il nostro mercato che tutto
sommato si limita ad alcune centinaia di migliaia di copie.
D. Parliamo un attimo di Shel Shapiro che è passato
da autore a produttore. E’ una mentalità diversa o ti trovi come prima?
R. Fondamentalmente non è cambiato molto, penso di
essere soprattutto artista come prima; è diverso, a parte la situazione musicale
che eravamo abituati a gestire e tu ne sai molto di questo perché lo facevamo
insieme, il produttore deve gestire anche la situazione psicologica
dell’artista, i musicisti, la casa
discografica e i collaboratori.
D. Vorrei farti una domanda un po’ cattivella! Tu
con i Rokes avete spopolato qualche anno fa, il fatto di essere produttore è
per te una continuazione dell’essere Rokes; cioè ti da modo di continuare il
tuo essere interprete oppure no?
R. In parte sicuramente. Ho fatto un test
psicologico sull’Espresso. ‘Narciso’ mi hanno detto e ‘anche oppressivo’!
(Grossa risata) No, io penso che questa componente c’è senz’altro, cioè come
produttore voglio essere la prima donna, ma io credo che tutti noi, nel nostro
campo, vogliamo essere le prime donne. E’ assurdo non cercare di farlo.
D. Com’è Mimì al di fuori della sala di
registrazione?
R. Devo dire che sia fuori che dentro, per quanto mi
riguarda, è fantastica. Ho un rapporto bellissimo, tranquillo, anche se mi
avevano detto che era un’artista molto difficile con cui lavorare. Non ho avuto
alcuna difficoltà. E’ stato un rapporto di piena comprensione sul piano umano e
musicale, il che è abbastanza raro.
D. Nel mio articolo ho scritto che forse Mimì non ha
una personalità spiccata artisticamente perché si è sempre appoggiata a questo
o a quello finendo per essere una emanazione; dicevo anche che forse l’unica
soluzione per diventare grande quanto Mina anche agli occhi del pubblico, era
quella di trovare un produttore che sviluppasse le sue vere capacità. Pensi che
con te l’abbia trovato?
R. Credo che chiunque senta i nuovi dischi capisca
che Mimì è in una nuova fase musicale; una fase molto più completa, serena,
consapevole delle proprie forze e delle proprie capacità. Oggi come oggi non è
più una cantante brava, è una cantante forte, il che è molto diverso. Si è
sempre detto Ah come è brava!, la voce pura; io ho cercato di farle perdere
la tecnica e di guadagnare in comunicazione a livello umano. Mimì adesso è più
consapevole di dove sta la sua vera forza; in parte vocale, in parte la
capacità di scrivere musica, testi, anche se nei dischi, necessariamente, il
materiale non può essere tutto suo. Non è più l’oggetto di qualcuno, è l’oggetto
di se stessa.
D. Io ho sentito dei testi di Mimì e mi sono
piaciuti molto! Tu pensi quindi che questa sia la strada futura, scrivere le
sue canzoni.
R. Io penso che sia l’unica strada che un’artista
come Mimì possa in definitiva scegliere perché altrimenti non completerebbe la
sua personalità artistica. A differenza di Mina che ha una bravura vocale e
scenica, anche se adesso non la si vede più, Mimì ha bravura, voce, la bravura
nello scrivere i testi ed è brava nello scrivere anche la musica. Sicuramente è
un’artista completa.
D. Per finire un breve giudizio su Mimì.
R. E’ un essere umano e basta.
E se ne va come se fosse tra i flash dei fotografi,
con la sua andatura dinoccolata e la sua imponenza verso l’ennesima produzione,
questa volta per realizzare un disco ad un artista messicano. Buon lavoro e
buone vacanze in Messico.
Intervista di Andrea Lo Vecchio a Shel Shapiro
apparsa su Profili musicali 1982
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