Una bellissima serata rischiarata dalla luna, una voce
splendida, dalle mille sfaccettature, una scenografia naturale inarrivabile (la
facciata della nostra Cattedrale romanica): sono gli ingredienti di un cocktail
musicale che ha decretato il pieno successo di Mia Martini, nel suo concerto di
martedì sera in piazza Duomo per la rassegna estiva “Musica e stelle”.
Mia ha messo in mostra grinta, dolcezza, essenzialità nei
contatti con il pubblico, e tanta classe, inanellando venti canzoni tutte di
altissimo livello qualitativo, e fornendo quindi l’immagine di un’interprete
giunta alla maturità assoluta e che, nonostante
il logorio di tanti impegni, stia attraversando un momento molto
brillante.
Presenti circa 1200 spettatori, la serata comincia alle
21.50. Mia Martini, larghi pantaloni
neri, giacca a righe e foulard a cravatta, accolta da un lungo applauso,
comincia sulle note di “Questi miei pensieri”, scandite dal chitarrista; un
pezzo armonioso, coinvolgente con, unico neo, l’eccessivo volume della
batteria.
Come già Anna Oxa, anche Mimì tiene prudentemente sul palco
un leggio. Non è certo una cantante che ami parlare molto: ‘Questa piazza è
splendida e mette anche un po’ di soggezione. Volevo vestirmi di viola –
scherza – ma noi iettatori, in questo momento, ci dedichiamo a portare sfortuna
all’Irpef’.
Il Protiro del Duomo e un lato del Battistero si accendono
improvvisamente di luce proiettata dal palco, rendendo ancora più suggestiva
“La nevicata del ‘56”. Mia dà spazio all’orchestra per almeno metà brano, quasi
in una versione strumentale. ‘La zampogna che ci ricorda le nostre radici, il
Natale e noi stessi introduce “Danza pagana” di Mimmo Cavallo’ – dice la Martini.
Questo motivo, tratto da “La mia razza” dl 1990, attinge
anche dalle danze tribali e dalla tradizione africana.
Il successivo “Danza” di Fossati, evidenzia ancora la ricerca
etnica, mentre esce il solito fumo coreografico dal sottopalco. ‘Un altro brano
che ha scritto Ivano Fossati nel 1978, sempre dall’album “Danza”, è “C’è un
uomo nel mare”; è vecchio ma il testo è sempre attuale’. Infatti, il rock
aggressivo dell’arrangiamento ricorda la gloriosa PFM. Poi, per introdurre “Dio
c’è”, Mimì dice che ‘Tutti noi ci accomuniamo negli auguri al papa, affinché
guarisca presto’. Il testo di Cavallo è certo intonato con l’ambiente.
Un giusto tributo di applausi e Mia interpreta per la prima volta in concerto la poetica
“Mimì sarà” di Francesco De Gregori. Segue “Quante volte”, scritta da lei con
Shel Shapiro, con assolo finale del batterista. E’ il momento della
presentazione dei musicisti.
Subito riconosciuta dai presenti, tocca a “Gli uomini non
cambiano”, classificatasi al posto d’onore al Festival di Sanremo di
quest’anno: la Martini si immedesima molto bene nel testo e nell’atmosfera
drammatica del pezzo, interrotta da intensi applausi. Poi inizia a cantare
senza accompagnamento “Amanti”, seguita quindi dalla band nella quale domina il
flauto. Dall’album omonimo del 1977,”Per amarti” sembra la continuazione della
precedente, finché Mia non si scatena in alcuni acuti grintosi.
Un altro motivo sanremese, “E non finisce mica il cielo”, del
1982, affidato alle note scarne ma essenziali del pianoforte, poi ‘ un brano
particolare e delicato di Maurizio Piccoli, ”Uomini Farfalla”. La Martini
sistema il microfono prima di attaccare “Almeno tu nell’universo”, scritta da
Maurizio Fabrizio e Bruno Lauzi appositamente per le sue capacità di cambiare
ritmo. E’ la volta di “Inno”, difficilmente riconoscibile nell’arrangiamento
modernizzato e improntato più al jazz: mancano i cori previsti nella versione
originale anni Settanta dagli autori Baldan Bembo e Piccoli.
Si continua con la
rivisitazione dei vecchi successi: “Piccolo uomo” e “Minuetto”, con sempre il
flauto protagonista. ‘Ricordi del passato – sintetizza Mia – e ora ci salutiamo
con qualcosa del presente, più divertente e ironica, “Lacrime”, che dà il
titolo al long playing del dopo Sanremo ’92. Presenta di nuovo i musicisti e
saluta, Sollecitata al ritorno, propone due bis: la nuova “Rapsodia” di
Dati-Bigazzi, lanciata in primavera all’Eurofestival (ricca di fascino, con una
sorta i dialogo col pianoforte di Harris) e “Cu’mme” ( ‘ Ma manca una parte
importantissima, Murolo’ – precisa la Martini) di Enzo Gragnaniello, recente e
di notevole spessore musicale, vicina ai grandi classici napoletani.
Un mazzo di fiori conclude il recital, dopo un’ora e
quaranta. Il pubblico continua ad applaudire, ma Mia ormai ha ‘speso’ tutto,
voce, forze, partecipazione emotiva, e se ne va.
Gazzetta di Parma -
Fabrizio Marcheselli - estate 1992
Concerto di Mia Martini : L’omaggio a Napoli di una magnifica Mimì
http://questimieipensieri.blogspot.it/2013/07/concerto-di-mia-martinil-omaggio-napoli.html
Mia Martini. Grande "piccola donna", regina e cenerentola
http://questimieipensieri.blogspot.it/2013/04/mia-martini-principessa-e-cenerentola.html
Incanta la voce di Mia Martini. A Taormina la cantante calabrese che meriterebbe ben altra carriera
http://questimieipensieri.blogspot.it/2011/02/incontro-con-mia-martini-la-voce-che.html
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