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lunedì 21 aprile 2014

Mia Martini dietro le quinte del Cantagiro. Senza mai dimenticare Bagnara e la Calabria



 
 

Reggio Calabria – La incontro casualmente. Ha appena terminato di esibirsi al Cantagiro. E’ sola, in disparte, nonostante i numerosi fan che la inseguono per un autografo e una foto ricordo. Due occhi scuri e uno sguardo intenso, un sorriso aperto in un volto tipicamente mediterraneo, incorniciato da capelli lunghi, neri e folti, trattenuti dietro la nuca. E’ Mia Martini, la ragazza di Bagnara Calabra che ha portato alto negli anni il vessillo della musica leggera italiana. L’artista di Minuetto, de La nevicata del ‘56 si definisce figlia di “Gazziano”, il torrente da cui trae origine la vicenda di Bagnara.
Tornare in Calabria è come tornare da mia madre o da mio padre.

E scopro che Mia Martini è una donna sola. I suoi genitori si sono separati da parecchio tempo, il padre vive a Gallarate, la madre a Roma.

E la sorella Loredana Bertè?
Ogni tanto ho sue notizie dai giornali, la vedo su qualche barca assieme a Borg, so che gira incessantemente per il mondo, ma non parlo con lei da quando eravamo bambine, non sono stata neppure invitata al suo matrimonio.

Una punta di amarezza traspare dalle sue parole. Continua
Non credo nell’amore, è solo un equivoco, una finzione ed è per questo che non mi sono mai sposata. L’unica cosa che desidero è trovare un compagno di viaggio, con cui condividere momenti di vita.

Mia Martini porta ancora il segno della relazione durata dieci anni con Ivano Fossati.
Sì, è stata una storia bellissima, travolgente, forse allora sono stata innamorata.

 Non aggiunge altro, abbozza un sorriso e mi racconta parte della sua vita.
Ho inciso il mio primo disco a tredici anni con Carlo Alberto Rossi, poi a sedici anni sono andata a vivere a Milano per tentare la fortuna e con in corpo una gran voglia di cantare.

Ricordi particolari?
Sì, una tournée con Charles Aznavour, che avrei voluto avere come compagno in occasione dell’ultimo Festival di Sanremo. La nevicata del ‘56 avrebbe acquistato un altro tono ma Aragozzini…e poi non è dato agli artisti scegliere il loro partner straniero.

Tenterà ancora l’esperienza del festival?
No, assolutamente.

E‘ delusa dal risultato?
Lei che ne pensa?

Mia Martini in maniera elusiva evita ulteriori commenti, ma, nel contempo assume una strana espressione enigmatica, dice soltanto:
Sanremo è un grande baraccone, una giostra e a me non va più di girare…

Ha mai pensato di tornare in Calabria?
Un sospiro e poi:
Sì, qualche anno fa, attualmente vivo in provincia di Terni, a Calvi dell’Umbria, ma ho sempre nel cuore il rione Marinella di Bagnara, il sapore del mare, la visione meravigliosa dello Stretto, l’immagine della pesca notturna con le lampare, l’incredibile caccia al pescespada. Mi fermerò qualche altro giorno a casa di zia Sarina Bova per riscoprire assieme il calore del focolare domestico. Vorrei pregarla di una cortesia…non mi sento in grado di lasciare messaggi ai miei conterranei ma vorrei semplicemente dire loro di andare sempre avanti, con la forza di volontà che ci contraddistingue per superare i momenti di difficoltà che si presentano. E di avere sempre fiducia nel domani, in un domani migliore che premi le aspettative e i sacrifici compiuti. Ho dedicato alla mia terra la canzone “Lucy”, poco conosciuta, ma bella, cantata nel nostro tipico dialetto calabrese, anzi reggino, anche se tutte le mie canzoni hanno i colori del Mediterraneo, da Piccolo uomo Donna, a Minuetto, a “nno, che riproporrò in un album che uscirà alla fine di ottobre, al termine della mia tournée.

E’ arrivata la zia Sarina per portarla a Bagnara, al rione Marinella, a farle rivivere la lontana infanzia gioiosa, quando sognava ancora incredula di diventare la diva di oggi. La conversazione termina qui, si allontana al braccio della zia con aria mesta. Mi sovvengono le parole di Minuetto: ‘E continuo sulla stessa via ubrica di malinconia…’ e penso che Mia Martini, donna del Sud, trova sempre lo spazio, nel tran-tran della sua vita per innalzare una preghiera, anzi un “Inno” alla sua terra.

Antonella Freno da Gazzetta del Sud - Settembre 1990

 
 
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