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venerdì 25 febbraio 2011

Mia Martini ospite da Maurizio Costanzo show nel 1989


Reduce dal successo di Sanremo, Mia Martini fa diverse ospitate in tv, inclusa anche questa al “Maurizio Costanzo show”, il "salotto mediatico" più importante ed influente della televisione italiana. Ci ritornerà nel 1990 e nel novembre del 1994, a conferma della sua rinnovata popolarità.

Mi è piaciuto questo applauso, perché è giusto in quanto io ho detto: ecco “Almeno tu nell’universo “, è la canzone di Sanremo mentre “ Martini Mia “ si chiama l’album.
Abbiamo anche noi delle interpreti delle voci che cantano con delle cose dentro, insomma, che non sono prodotti di laboratorio e Mia Martini è una di queste cantanti Fortunatamente c’è stato questo Sanremo, ci sono i giornali che hanno scritto articoli interessanti. Più passa il tempo e meno mi sembra una cantante. Dicevo prima che l’avevo vista in aereo andando in Sicilia quindici giorni fa e si muoveva come una persona normale, voi forse non avete mai viaggiato con dei cantanti, i cantanti non è che sporcano, ma si agitano vogliono fare vedere tutti che sono dei cantanti.
Lei era una signora normale, leggeva un giornale, aveva un libro, una persona normale: gli artisti sono questi, quegli altri sono di transito dei passanti. Quindi mi è piaciuto il vostro applauso che voleva significare questo.
Le voci di dentro.

Voglio fondare un comitato per il rilancio di Mia Martini, dopo che ho sentito la canzone a Sanremo, era l’unica canzone bella che c’era.
Dove vivi adesso?
 A Calvi dell’Umbria.

Un casolare?
Una casa di campagna piccola.
No sto bene, sto benissimo, sola non ho tempo di annoiarmi, ho tantissime interessi e poi ci sto così poco ormai.

A tre anni, se non mi sbaglio, salivi su una sedia a casa e incominciavi a cantare.
Cominciavo a cantare a squarciagola, sì facevo la cantante allora, facevo proprio la cantante.
Perché, perché avevi visto qualcuno o no, è così?
Non lo so, perché mi dava una grande gioia, mi sembrava ero molto piccola, mi sembrava che se fossi salita su una sedia avrei cantato meglio.

Tu però, quando ne avevi di anni undici, tu giravi per la provincia, feste strane...avevi in repertorio, me lo sono scritto, sessanta canzoni.
Sai proprio tutto, sì.


Cantavi, duemila lire e la cena.
Duemila lire più la cena.

A undici anni, da sola!
Queste duemila lire diventavano mille lire a digiuno, perché mia madre non mi faceva andare in giro da sola, mi faceva accompagnare da una signora che si prendeva mille lire e si mangiava la mia cena e io cantavo.

E tu, quante canzoni cantavi?
Sessanta canzoni a sera, ero la cantante di un gruppo.

Avevi undici anni?
Avevo undici anni.

Monomania.
Sì, sì, sono partita subito con le idee chiarissime con la voglia di cantare.
Che provi quando canti? Una che lo fa già a tre anni.
E’ un senso di liberazione, devo esternare delle emozioni, delle cose che sento dentro e devo fare in modo di farle arrivare anche agli altri, perché entrino in questo mio mondo magico che è la musica e allora.

Questo anche quando eri piccolissima?
Quando ero piccola era uno sfogo, era una gioia, non era una cosa così importante, però percepivo l’importanza di questa cosa, ma non me ne rendevo conto, sapevo soltanto che dovevo cantare a squarciagola.

Ma, quando ti sei fatta da parte per qualche anno, sapevi che saresti ritornata alla grande dopo a cantare?
No, non lo sapevo.

Non lo sentivi dentro?
Non ci credevo.

Non lo avvertivi, non lo speravi?
Non lo speravo, perché non ci credevo, avevo capito, almeno credevo in quel momento, in tutti quegli anni , che non avrei più potuto cantare come volevo io.


Ma, non era una cosa terribile, per una che a tre anni saliva su una sedia e cantava?
La vita è piena di cose terribili, ma si può cercare di capire, cercando di capire, perché accadono certe cose, si cresce, magari certe cose terribili si smitizzano, diventano ci sono altre cose più importanti.
E tu, ti senti cresciuta?
Sì, beh, penso di sì.


E cosa hai lasciato? Perché nel crescere delle volte si lascia qualcosa.
Nel crescere bisogna lasciare tante cose, bisogna lasciare tutti gli orpelli, tutti i bagagli inutili.

E tu cosa hai lasciato?
Ho lasciato tutto ciò che faceva parte del sogno.


Cioè?
Ciò che non era reale, erano cose che facevano parte della mia fantasia, cose che credevo, delle quali io credevo di avere bisogno e che invece non mi servivano.
Mi puoi fare un esempio?
Ma, non posso farti degli esempi, perché sono sentimenti, sensazioni e modi, mentalità, modo di vivere, scelte precise, di persone d’abbandonare, rotture dolorose con amici e anche nel contesto della mia famiglia.

Il saldo è attivo o passivo?
Il saldo è attivo.
Ma, la Mia Martini di oggi rispetto alla Mia Martini di “Minuetto” e di “Piccolo uomo”, che sono stati i primi grossi successi?
E' una Mia Martini con esperienza in più e tante inutilità in meno e anche con molti anni in più.


E' una disillusione che sicuramente hai provato o no?
No, io non ho provato la disillusione, non credo nelle delusioni, perché non sono una vittima di vocazione, io penso che qualsiasi evento che ci succede nella vita ce lo cerchiamo noi, quindi non esiste per me la delusione.

Questo è verissimo, questo è verissimo.
Perché, se qualcuno o qualcosa ti delude, secondo me, è già una violenza da parte tua, perché vuol dire che tu aspetti delle cose da qualcuno o da qualche cosa.

Ma tu, ti senti una seconda giovinezza?
No, perché io non riesco a sentirmi vecchia, quindi sono ancora nella prima. (ride
Martini (applausi)

E' nata un'altra Mia . Scusa, ma che vuol dire sentirsi vecchia?
E beh, una seconda giovinezza vuol dire che una è già finita.
Sai che la vita è fatta di passaggi di cambiamenti, a vent’anni sei in un modo a trenta in un altro.
Mi sento come la bella addormentata nel bosco, diciamo.

Non ti sei svegliata?
Sì, mi sono svegliata.

Ferma a quando?
Non sono ferma, mi sono svegliata e il tempo è passato.


E allora e allora, è la sonnambula addormentata nel bosco.
No, il tempo è passato e io intanto ho dormito un po’, ho meditato nel frattempo.

Sì...
Sì, ma non è rimasto fermo nulla.

E l’aver meditato ha cambiato il modo di cantare, la scelta delle canzoni?
M. E certo, non è che si cambia, si diventa, si vedono le cose con altre prospettive.

E quando ti innamori?
Io non mi innamoro.
Va beh.
Va beh, non credo di innamorarmi.
Come si fa, come se io....
....Perché penso che sia molto difficile per me innamorarmi, io credo che l’amore sia un grosso equivoco e siccome ci credo da molti anni, sono sola ormai da più di otto anni, non è che non credo di innamorarmi, ma penso che sarà molto difficile....
No, sì, peccato!?
Dipende dalle condizioni che uno ha.. Ma io mi innamoro della gente, mi innamoro dei bambini, mi innamoro degli animali, mi innamoro di una idea, io sono sempre innamorata, ma l’amore di cui parli tu, quello lì no, quello per cui uno si fa la maschera, quello è un gioco.


E tu mi hai rubato le mie lucciole allora (ride).
Le lucciole di Porto Recanati erano di tutti, le lucciole erano mie erano tue.
Ma le lucciole non è che stanno solo lì, stanno dovunque si respira, dovunque c’è aria, c’è vita, c’è natura, ci sono le lucciole.
Ma che senti i grilli?



Una cosa che mi fa impazzire, ecco per esempio ho ritrovato le lucciole che avevo perso, non le avevo più viste da quando ero bambina, io abitavo a Porto Recanati, quando ero molto piccola, mi ricordo andavo con mio padre anche a Recanati, lui dava lezioni di latino a persone che abitavano in una villa, circondata da un bosco che era pieno, pieno di lucciole. Per cui, ho dei ricordi bellissimi legati a questi insetti affascinanti, non li avevo più visti li ho ritrovati adesso a Calvi e, improvvisamente, quando arrivo a casa a giugno li ritrovo.

 Ti annoi, no!
Da sola, no!.

Da sola.
Io volevo chiederti: non è un pochino una sofferenza non innamorarsi per otto anni?
Non innamorarsi per otto anni? Io sono stata innamorata per dieci anni ed è stata veramente una grande sofferenza. (risata ed applausi).

Testo trascritto da Mila Giordani

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