Un appassionato recital, tutte le canzoni della vita. Felice, radiosa, emozionata come una ragazzina Mia Martini si lascia coccolare dall’applauso del pubblico. Lunedì sera ha cantato con slancio per oltre due ore di fila, ed ha riempito il teatro Verdi di Firenze con il recital per “Musica d’autore” (la rassegna sponsorizzata da “La Nazione”) e con i suoi vent’anni di canzoni cantate con quella voce forte e roca che graffia il cuore.
Un grande concerto per una grande artista che si offre e si abbandona ai suoi fans, ripercorre con loro le stagioni felici e anche i momenti bui, ripropone tutte le sue più belle canzoni, da quelle degli inizi ai primi successi, dalle ballate tristi che hanno segnato quegli otto anni di lontananza dai riflettori alle canzoni che dal 1989 l’hanno riportata ad essere una delle prime donne della musica italiana.
Mia comincia subito con Gli uomini non cambiano, la “poesia” che ha entusiasmato tutti a Sanremo, e con questo motivo concluderà lo spettacolo dopo tre bis. Ed è proprio vero che questa signora che ha voluto rinascere dopo i quarant’anni e che ha abbandonato gli abiti da hippy per gli smoking bianchi e neri di Giorgio Armani, quando è in concerto non canta e basta ma interpreta con la voce, col viso, col corpo la commedia della sua vita. Ecco Padre davvero, il tema amaro della ricerca dell’affetto paterno e della tenerezza negata, ecco Piccolo uomo e la storia di un incontro d’amore che precipita nell’abbandono. Canzoni che sono come tappe di un viaggio dell’anima, una ricerca infinita di un uomo oppure, in fondo in fondo, solo di un pezzo d’amore. E le paure, le angosce, la solitudine di Mia sono quelle di tutte le donne del mondo.
Poi cominciano i ricordi degli amici. L’incontro con Maurizio Fabrizio è stato molto importante, racconta Mia e non smetterà mai, tra una canzone e l’altra, di parlare col pubblico e di ricordare insieme a tutti le stagioni della vita, dall’infanzia a Bagnara (e da qui la bellissima canzone in dialetto calabrese, l’adolescenza più scontrosa, dalla giovinezza fino a questa felicissima maturità. E proprio Fabrizio ha scritto per lei Dove il cielo va a finire e poi Inno che Mia ha eseguito accompagnata dalla musica dei sei musicisti dalla sua band con Mark Harris al piano, Massimo Fumanti alla chitarra, Maurizio Galli al basso,Giancarlo Parisi, agli strumenti a fiato e lo scatenato Walter Calloni alla batteria.
Brividi e ancora brividi per Canto alla luna, per Di tanto amore e poi per Del mio amore, la canzone che Mia Martini ha scritto da sola per l’album che forse le è più caro, Mimì.
Tutti urlano “brava” quando attacca con E non finisce mica il cielo, la canzone del riscatto, il motivo che nell’82 le ha fatto vincere il premio della critica al festival di Sanremo. Sul palcoscenico del teatro Verdi Mia si muove sicura e delicata, sullo sfondo di un grande sole infuocato e di mille magnifici fasci di luce che tagliano e disegnano la scena come un quadro astratto. E quella che canta oltre ad una artista è soprattutto una donna, e una donna forte: lo provano le interpretazioni di Vecchio sole di pietra e Stelle, il motivo dedicato alle star nell’ombra, a quelle stelle dello spettacolo dimenticate che la Martini ha incontrato troppe volte.
Ho fatto tutte le mie scelte dopo l’incontro con Paolo Conte, racconta ancora la cantante, un altro uomo per continuare il viaggio. Poi tutto un crescendo da Almeno tu nell’universo alla Africana, composta da Mimmo Cavallo, e infine il grande feeling con l’ultimo compagno di viaggio , Enzo Gragnaniello, il compositore e chitarrista napoletano; “un uomo molto solare”che le ha dedicato Donna e che ha scritto per Mia e per Roberto Murolo Cu’mmè. Lunedì sera anche Enzo ha cantato al Verdi ed è stato come un grande abbraccio quando ha intonato una fantasia di vecchi motivi napoletani.
I più commossi sono Giancarlo Bigazzi che ha scritto con Dati l’ultimo motivo di Sanremo e Riccardo Del Turco, editore dell’LP Lacrime, seduti, entusiasti tra la gente. Mia è la più brava di tutte – dice Bigazzi – e forse è ancora un po’ sottovalutata dal punto di vista commerciale. Un’artista vera anche un po’ pazza, ma così deve essere. E il pubblico lo ha capito e applaude alla grande e alla fine è tutto seduto per terra sotto il palcoscenico per ascoltare La costruzione di un amore, Lacrime e ancora inevitabilmente Gli uomini non cambiano.
Servizio di Eva Desiderio per La Nazione 1992
Mia Martini canta Per amarti Canto alla luna Del mio amore E non finisce mica il cielo:
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