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sabato 27 novembre 2010

Mia Martini intervistata su Blu: Come in un sogno






Riapparire al festival di Sanremo dopo il lungo silenzio e arrivare alle centomila copie di un disco non era certo prevedibile, eppure Mimì ce l'ha fatta e veleggia allegramente verso un album live e uno di studio. Perchè lei è tornata per restare.


E' tradizione consolidata che dopo un concerto si vada tutti a mangiare: star, musicisti, organizzatori. E' probabilmente il momento migliore per accendere il registratore, perchè in questi momenti non esistono più le formalità e a volte gli imbarazzi di un'intervista, ma soltanto la voglia di chiacchierare. E così tra un piatto e l'altro il personaggio in questione parla di sè, del suo lavoro e di un caro amico che gli siede a fianco. La star della serata è Mia Martini, una delle poche signore della canzone che dopo vent'anni sono ancora lì, sul palco, davanti a un impressionante numero di persone, completamente ipnotizzate dalla sua voce; il caro amico è uno dei suoi autori preferiti, Enzo Gragnaniello, il quale ha scritto per lei tre canzoni: DonnaStatte vicino a me e Strade che non si inventeranno mai da sole.


Al contrario di Mia che ha molta voglia di parlare, forse ancora elettrizzata dall'esibizione dal vivo, Enzo, timido e riservato, con la faccia di chi fa il proprio mestiere con passione e modestia, è più taciturno. Per trascinarlo nella discussione mi rivolgo prima a lui.


D - Di solito scrivi i tuoi pezzi in napoletano, invece queste tre canzoni sono in italiano...
Gragnaniello: Non è un problema per me scrivere in italiano, non sono un campanilista, l'unica cosa che on mi piace è usare un linguaggio intellettuale, difficile...
Mia: Il suo in realtà è un dialetto napoletano trasformato in italiano, perchè della sua lingua conserva alcune espressioni tipiche. La sua maniera di esprimere i concetti è molto semplice, ma anche molto toccante...

D - Che cosa ti ha ispirato di Mia per la scrittura di un pezzo così femminista come Donna?
Gragnaniello: Mi ha ispirato tutto. La sua grinta, la sua impostazione vocale, il suo modo di cantare...che poi è anche il mio modo di cantare. Ho scritto questi pezzi per lei come se li avessi dovuti cantare io!
Mia: Non ho mai sentito un uomo parlare della donna con la sua sensibilità, un uomo di solito vede altre sfumature, ma non va così a fondo.

D - Questo forse dipende anche dal fatto che Enzo è napoletano e ha davanti a sè la condizione ancora più disagiata della donna del sud...
Gragnaniello: Io penso che i problemi delle donne siano gli stessi sia al nord che al sud.
Mia: Sì, però si vivono in maniera diversa, nel sud la discriminazione della donna è vissuta più fisicamente. Una donna del sud diventa madre già a quindici anni, quindi si trova di fronte alla violenza della vita molto presto. La donna del nord vie i traumi in un'altra maniera.
Gragnaniello: Io parlo soprattutto di donne di un certo ceto sociale, poichè subiscono violenza soprattutto donne che vivono in una realtà degradata, malsana...

Mentre continuiamo a parlare cerco di ricordare velocemente i pezzi che Mia ha cantato qualche ora prima, in concerto...innanzitutto le tre canzoni di Gragnaniello, doveroso omagio dal momento che l'autore era in prima fila ad ascoltarla, e poi ha privilegiato, come del resto ha fatto nel suo album ( quello del grande ritorno), soprattutto pezzi scritti da altri cantautori, i suoi preferiti, italiani e stranieri. Canzoni che hanno tutte contribuito al suo successo ritrovato.


D - Che cosa ti attira in un autore, che cosa ti fa scegliere di cantare un pezzo invece che un altro?
Mia: Mi attira la verità che c'è in ognuno di loro, l'autenticità dei loro mondi, l'uno diverso dall'altro, con le proprie radici, la propria cultura...Ognuno di loro ha un diverso modo di filtrare la vita e di esprimere le proprie emozioni. Fossati è genovese, De Gregori romano, Maurizio Fabrizio milanese....E' un giro d'Italia, dell'Italia che mi piace di più. Quando ascolto delle storie che ho vissuto o avrei potuto vivere, allora me ne approprio; in quel momento lì, in quella storia, quella canzone, diventa una cosa mia. Anche per gli autori stranieri vale lo stesso discorso, amo le diverse culture musicali di Randy Newman, Joni Mitchell, John Lennon, Paul Simon...E ce ne sono tanti altri che vorrei tradurre e cantare.

D - Tu che traduci personalmente i testi dall'inglese cosa ne pensi del lavoro di traduzione?
Mia: Una volta in Italia si traduceva moltissimo, ma per convenienze editoriali, in realtà tantissime traduzioni hanno completamente rovinato brani stupendi. Ci sono naturalmente anche traduttori eccellenti come Sergio Bardotti, che per quanto riguarda la canzone brasiliana è il massimo esperto in Italia. Io personalmente sono fedelissima, non traviso neppure una virgola. Di solito si commetttono peccati di traduzione in nome delle rime, perchè c'è chi dice che la lingua italiana non è musicale. Non è assolutamente vero è una delle lingue più ritmiche e musicali del mondo.

D - Questa sera hai cantato anche Cime tempestose di Kate Bush, la traduzione è stata molto difficile?
Mia: Sì, molto, perchè la Bush usa delle scansioni metriche davvero pazzesche, io inoltre ho voluto restituire anche l'idea del fantasma...Adoro le storie fantastiche inglesi, ho letto il romanzo della Bronte quindici volte.

D - Mi sembra comunque di capire che in questo momento preferisci cantare soprattutto pezzi degli altri...
Mia: Sì, senza dubbio, preferisco cantare brani come quelli di Enzo, magari sarebbe bello scrivere un pezzo a quattro mani con lui...e cantarlo a due voci.
Gragnaniello: in questo disco che sto preparando c'è una canzone dove lei potrebbe intervenire..
Mia: (contentissima) Io sono pronta, non vedo l'ora di sentirla.

Ripensando all'improvvisa apparizione a Sanremo quest'anno, all'incredibile successo raggiunto, al trionfo della qualità in mezzo alla solita aria di tradizione e conservazione, rivedendo la grande partecipazione della gente al concerto, la sua sincera emozione, l'entusuasmo, così grande da costringere i caabinieri a scortare Mia sul palco, sono ancora stupito da come abia fatto questa 'piccola donna' a riconquistarsi con una canzone di tre minuti tutto il favore del publico; è come se non si fosse mai ritirata dal mondo della musica, o meglio è come se fosse sempre stata sicura di sè da sapere che in ogni momento il suo ritorno si sarebbe trasformato in un successo.

Mia: Maurizio (Fabrizio) ha tenuto da parte questo pezzo (Almeno tu nell'universo) per sette anni, e questa cosa mi ha commosso. Pensavo solo che avrei fatto una bella figura a Sanremo, ma non avrei mai creduto di ottenere uno spazio tanto importante. Non è stata una cosa programmata...Quella domenica pomeriggio, a Sanremo, alle prove, davanti a discografici e giornalisti, dopo la prima frase del pezzo è crollato il teatro, ho sentito un'elettricità nell'aria che mi ha buttato in una specie di frenetico samba, che ancora non è finito. E' stato stupendo questo primo impatto dal vivo, forse il fatto che mi rivedevano dopo tanti anni, c'è stato l'affetto sincero di tutti...

D - Credi la voce sia fondamentale per il tuo successo?
Mia: Non credo che si tratti di energia vocale, certo, è un fatto di grande emotività, di energia totale che parte da me ma che quando arriva al pubblico si trasforma in un'altra energia e mi ritorna addosso, mi ricarica, è un ciclo continuo. E' un po' come fare l'amore. E' un po' tutto che determina questo, la bellezza di un testo...L'importanza che dai a una parola detta in un momento piuttosto che in un altro, o in un modo piuttosto che in un altro. Lo stesso pezzo può essere cantato in maniera dolce, triste, arrabbiata, ironica, puoi mettere in risalto un angolo piuttosto che un altro....

D - Tu sei la regista di te stessa?
Mia: Dei miei sentimenti

D - Riesci a controllarli?
Mia: Riesco a localizzarli, a controllarli no, per fortuna.

D - Che cosa resterà di Almeno tu nell'universo tra vent'anni?

Mia: Ci pensavo stasera, mentre cantavo Minuetto, che ormai ha vent'anni, credo che resterà quello che è rimasto di Minuetto oggi, ma sarà qualcosa di importante, perchè Minuetto non ha avuto la partecipazione, il calore di Almeno tu nell'universo, un pezzo che è arrivato dopo un buco nero che c'è stato nella mia vita, nella mia carriera. Chi lo risentira tra vent'anni avrà qualche brivido in più, perchè si ricorderà di una emozione intensa che abbiamo vissuto insieme.

Intervista di Bruno Marino apparsa sul numero 31 di BLU 1989



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